"Portami in dono la lentezza indifesa di una carezza inaspettata"
(slidhr, Twitter)Il suo braccio m'avvolgeva il fianco, ne percepivo il calore fin dentro le ossa. La tiepida luce di prima mattina, che traspirava attraverso le tende color oro, mi fece schiudere lentamene le palpebre, non appena le immagini divennero più chiare contrassi la fronte dal dolore percependo ancora pulsare alle tempie. La nausea era del tutto quasi passata, per far spazio a dei leggeri brontolii che riecheggiarono fra le mura della stanza l'unico suono udibile, oltre al respiro pesante ma sereno dell'uomo al mio fianco. Per fortuna fui voltata dal lato opposto, non ebbi il coraggio di guardare in basso e di rendermi conto che in realtà ero ancora senza mutandine, e il vestito nero sollevato quasi fino sopra la pancia. Non mi mossi di un solo millimetro, non ne avevo il fegato e neanche la forza probabilmente. Ero ridotta uno schifo, uno straccio e nel bel mezzo della mattinata avrei dovuto raggiungere Valentino per le prove generali della sfilata. Sperai che Karina Jackson non mi fucilasse, dal momento in cui avevo abbanondato il party senza dirle nulla. Mi rifiutai, catogoricamente, di sentirmi in colpa di sentirmi una poco di buono nell'aver approfittato di quel ragazzo e della mia voglia di sentirmi piena per una volta soltanto. Mi rifiutai di piangere, di costringermi a pensare che avevo sbagliato, che noi eravamo soltanto amici che non dovevamo baciarci o provocarci orgasmi, ero decisa quella volta a non farne un dramma a non scappare come facevo di mio solito a non litigarci e a nascondere il fatto che ormai provassi nei suoi confronti una forte attrazione fisica, oltre che mentale. I ricordi della notte precedente erano chiari e lisci come l'olio, probabilmente nel mio stato di ebrezza non ero mai stata così lucida e sobria. Facevo meglio ad ignorare, a lasciare che la situazione sbollisse da sola, ignorando e non costruiendoci un enorme castello sopra, forse l'importante era far finta di nulla.
Il mio motto personale
Lentamente, mi voltai dal lato sinistro e trasalì quando scorsi le iridi blu del ragazzo ben spalancate, mi fecero uno dei suoi soliti e rapidi check in prima di passarsi la lingua sul labbro inferiore.
-"Da quanto sei sveglio?"-
-"Non da molto"- sorrise lievemente, tentai di ricambiare facendo finta di nulla. A differenza della notte precedente non portava il maglione, a dorso nudo e con soltanto il paio di pantaloni neri senza la cintura.
-"Io.."- egli non mi lasciò finire, con un gesto che non riuscì a precedere, faticosamente tentò di sistemarmi il vestito corto andando a coprire le mie parti intime. Avevo sollevato leggermente il fianco, per potergli permettere quel gesto avventato.
-"Sarà meglio che ti copra.. o prenderai freddo"- odiavo la sua solita faccia da schiaffi, a proposito di ciò mi sarebbe piaciuo tirargli un mega ceffone dritto in viso. Tenni basso lo sguardo, vergognata e arrossita dall'immagine che mi si presentò davanti: Il viso di Derek immerso fra le mie cosce, le labbra premute sul clitoride e lo sguardo annebbiato, sensuale. Avvampai fortemente soltanto al ricordo.
-"Scendo a fare colazione"- ero così immersa nei miei pensieri perversi, che non mi ero nemmeno accorta dei suoi movimenti scattosi. S'era issato e stava infilando il maglione della sera precedente. Io, mi limitai a restare immobile così come lui mi aveva trovata.
-"Ok.."- un fievole suono uscì dalle mie labbra, ancora spaesata.
-"Tu non vieni?"-
-"No.. non ho fame"- mentì, improvvisamente attesi che sparisse dalla mia stanza, desideravo rimanere sola a riordinare la camera e i pensieri troppo in subbuglio.
-"Ah.. no eh? Eppure ho sentito dei gran rumori prima.. chissà forse sarà stato un trapano"- canzonò, e ciò volle che ridacchiai piano alla sua battuta ironica.
-"Sul serio, non mi va di scendere.."- provai a lanciargli uno sguardo comprensivo, ma non appena le mie iridi si scontrarono con le sue non riuscì a trattenerle per più di due secondi.
-"Ti porto qualcosa in camera allora"- annuì, e decisi che solo allora che quando sarebbe andato via mi sarei alzata.
-"Cornetto a marmellata e caffè?"- diverso da me, egli risultò allegro e pimpante.
-"Mi conosci bene"- affermai, con una punta d'orgoglio.
-"Decisamente"- mi strizzò un amichevole occhiolino, fino a percepire il suono della porta chiudersi dietro le sue spalle. Quando rimasi sola, procedetti con l'alzarmi e rifare distrattamente il letto, vederlo sfatto mi dava l'impressione dei nostri corpi ancora impressi sul materasso. Presi i pantaloni del pigiama e una t-shirt bianca, il giusto per star comoda prima di vestirmi completamente e uscire. Mi lavai i denti e il viso, quest'ultimo più di una volta, probabilmente a voler cancellare quella terribile verogna che provavo verso me stessa e verso di lui. Finalmente liberai i miei capelli da quell'inferno di coda e pensai che la forte emicrania mi fu dovuta anche a questo, li spazzolai e li lasciai morbidi e lisci sulle spalle. Udì un tonfo, così capì che Derek doveva essere rientrato e così fu.
-"Mio padre è uscito fuori di testa, appena mi ha visto ha iniziato a urlare.."- posò il lungo vassoio sul tavolino, aveva preso la colazione anche per lui. Si sedette in poltrona e iniziò a sorseggiare la sua spremuta.
-"Ci credo.. aveva lasciato te al comando, e adesso sei qui"-mi rannicchai invece sul sofà, tirando le gambe al petto e afferrando il croissant alla marmellata.
-"Non deve preoccuparsi, la Cartier è in buone mani.."- così dicendo, ingoiò la sua fetta biscottata aiutandosi con del succo.
-"Alle undici ho appuntamento con Garavani"-
-"Ti accompagno"- rispose, tra un boccone ed un altro.
-"No, non c'è ne bisogno.."- sorrisi, nel tentativo di distoglierlo dalla voglia di starmi costantemente addosso, specilamente in merito alla notte precedente.
-"C'è già Timor, sul serio"- osservai minuziosamente come le sue labbra leccassero dalla fetta la cioccolata, come si schiudevano per poi richiudersi, come le sue iridi insistenti vagassero sulla mia figura come se costanemente fossi priva di ogni indumento, e in realtà mi ci sentivo. Quell'orgasmo, aveva aumentato in me il desidero costante che mi rifiutavo di avere, ogni volta, ogni minuto, ogni momento nel quale il suo corpo pulsava a contatto col mio.
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IL CORAGGIO DI RESTARE (In corso)
Roman d'amourNina Steffens è una giovane ragazza di 23 anni che vive a Manhattan assieme a sua madre, dipendente dall'alcol, e lavora in un asilo assieme alla sua collega Kim. Il suo sogno nel cassetto è di diventare una famosa stilista di moda. Dopo aver rotto...