17. Indecisioni

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"L'indecisione è la ladra delle opportunità"(Jim Rohn)

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"L'indecisione è la ladra delle opportunità"
(Jim Rohn)



Quella luce tenue e sottile si poggiò sulle mie palpebre, mi beai della soave sensazione morbida al di sotto del mio esile copro, stringendo il morbido cuscino alla guancia, un aroma di vaniglia e di fresco cotone. Aprì lentamente gli occhi, impiegai  qualche secondo per poter capire dov'ero, quando la lucidità torno in me sobbalzai come una cavalletta giù dal letto, trattenendomi il cuore in petto con una mano.
-"Oh mio Dio!"- avevo strillato, respirai a fatica quando il ragazzo tenebroso che pochi secondi fa era sdraiato accanto a me si stiracchió, rimase leggermente spaventato ma immediatamente sul suo viso si formò il solito ghigno malevolo e provocatorio.
-"Buongiorno Steffens, mai dormito meglio di così"- canzonó, e la rabbia crebbe maggiormente, mi vergognai di essermi sistemata sul letto durante la notte e di avergliela data vita, era una faccenda che proprio non sopportavo.
-"Non abbiamo dormito insieme, semplicemente stavo scomoda e.. e mi sono messa lì.."- farneticai timidamente. Mi morsicai le pellicine delle unghie, egli senza ritegno osservó per un lasso di tempo le mie cosce nude e magre abbastanza scoperte, si avvicinò al mio cuscino e lo afferró fra le braccia stringendolo al volto.
-"Non ti devi giustificare Nina lo so, non hai potuto resistermi"- sorrise disgustosamente, roteai gli occhi al cielo e come gesto appena svegli non era il massimo. Recuperai la coperta e la sbattei sul letto, uscendo e recandomi in cucina per prepararmi del latte, quando la sua figura fece in tempo a seguirmi.
-"Sei troppo dura con te stessa, potresti semplicemente ammetterlo"- lo scricchiolio, della mela che afferró fra i denti mi fece innervosire, come anche la posizione tesa che aveva assunto sullo sgabello alto. Versai del latte in una ciotola e afferrai i cereali dalla mensola.
-"Ammettere cosa?"- sbottai, sbattendo sul marmo il pacco di cerali ancora imbustato.
-"Che ti piaccio no?"- sorrise, non era male, aveva una fila di denti bianchissimi e il viso assumeva una bella espressione quando i lati delle sue labbra si curvavano, ma no, era nettemamente impossibile.
-"Tu? Piacermi? Non essere patetico mh?"- sorrisi fintamente, mi sedetti sullo sgabello alto dell'isola e iniziai a mangiare i miei cereali con un grande cucchiaio. Niente male come risveglio, pensai, sarei dovuta passare da Jassie per potermi mettere qualcosa di pulito non potevo di certo presentarmi con il vestito della sera prima o con i ridicoli boxer di Derek.
-"Dovresti chiamare tuo padre"- il suo ghigno provocatorio scomparve immediatamente, per far spazio ad un'espressione rude e seccata. Stava masticando la sua mela, eravamo di fronte. Io tenevo gli occhi bassi sulla mia colazione.
-"E perché dovrei farlo?"-
-"Per scusarti di ieri, non dovevi picchiarlo in quel modo"- dissi con un tono in colore, sapevo che l'argomento non gli piacesse affatto ma mi divertivo ugualmente, come lui provava gusto nel provocarmi.
-"Non mi scuserò"- disse sorridendo di sghembo.
-"Potresti invitarlo qui a cena, o andare tu da lui"- spalancò gli occhi per l'enorme assurdità che secondo egli avevo detto. Quasi mi venne da sorridere.
-"Neanche per scherzo! Non verrà qui.."- disse, quest'ultima frase con una nota malinconica mentre aprì il frigo e si versò del succo d'arancia.
-"Se non glielo chiedi non lo saprai mai"- risposi fiera di me, in questo modo avrei potuto tenerlo occupato per tutta la sera e non mi avrebbe dato alcun fastidio.
-"Mh"- disse soltanto, finita la mia colazione mi pulì le labbra e le mani.
-"Vado a vestirmi altrimenti perderò l'autobus"- conclusi, dirigendomi verso il salotto dove avevo lasciato il mio abito da sera.
-"Ti accompagno io"- ordinó
-"No grazie, prenderò l'autobus"- insistei, con fra le mani il vestito mi recai al bagno di sotto, dopo l'ultima volta non mi sarei permessa di metterci piede al piano di sopra.
-"Non fare la difficile mh? Ti aspetto in soggiorno fra dieci minuti"- roteai gli occhi, per la sua testardaggine e voglia continua di ronzarmi intorno. Dopo dieci minuti esatti uscì, lui era vestito di tutto punto col suo giubbotto di pelle gli anfibi e i jeans attillati monocolore.
-"Mi sono offerto di accompagnarti, ma tu potresti essere almeno puntuale"- si lamentò osservando il suo orologio sul polso.
-"Sono stata in bagno dieci minuti esatti controlla un pò"- proclamai con aria di sfida. Nel frattempo eravamo arrivati alla porta, la chiudemmo alle nostre spalle.
-"Perspicace"- rise sotto i baffi e dunque mi fece intendere che mi aveva soltanto prendendo in giro. Prima di compiere altri passi, con la punta delle scarpe urtai qualcosa, assottigliai gli occhi e mi calai per recuperarlo. Era il giornale del mattino, lo lessi diedi un'occhiata e in prima pagina che riguardava gli scandali vi trovai una foto e un articolo abbastanza familiare. Mi coprì la bocca con la mano, e senza aggiungere nulla lo passai a Derek che mi aveva osservato stranito tutto il tempo. Egli lo guardò per bene, poi imprecó.
-"Dannazione.."- ringhiò inferocito. La foto ritraeva Derek rabbioso e con le mani legate alla gola di suo padre, per di più alle spalle del ragazzo in pre dal panico vi ero io, che cercavo di dividerli assieme anche al volto di Kristie.
-"Non ci posso credere.."- il titolo era:

IL CORAGGIO DI RESTARE (In corso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora