7. La scommessa

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"Nel paese della bugia la verità è una malattia"(Gianni Rodari)

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"Nel paese della bugia la verità è una malattia"
(Gianni Rodari)


-"Non saprei insomma.. ti ho appena vista"- vaneggió Raul il proprietario del chiosco al CBC centro sportivo.
-"Ti prego, mi serve proprio questo lavoro e poi ho il curriculum a casa se accetti te lo porto immediatamente domani"- misi le mani giunte egli osservó la mia espressione disperata e piagnucolante così sollevó gli occhi al cielo.
-"Va bene sei  assunta ma domani voglio il tuo curriculum!"- mi puntó sorridente con un dito, egli mi porse il grembiule che con rapidità indossai facendo un fiocco dietro la schiena.
-"Bene, tu servirai qui dalle 4 alle 7 per il resto della giornata ci sarò io d'accordo?"- i miei occhi luccicarono di gioia.
-"Si assolutamente grazie"- battei la mani contenta, ma tutto si affievolì quando quel ragazzo maleducato mi si avvicinò al bancone sudaticcio con in spalla una racchetta e due ragazze minute, una bionda e una rossiccia.
-"Guarda, guarda.. direi che ormai mi segui ovunque"- mi canzonó schioccandomi un occhiolino malizioso, e le ragazze si ombrarono fulminandolo con lo sguardo.
-"Sentilo!"- risi mettendo le mani sui fianchi.
-"Mr. McCarthy dice a me che lo seguo ovunque! Questa si che è bella. Ti informo che mi hai imbrogliato ho sborsato metà dei miei risparmi per quella casa, e ti sei anche preso l'agio di mentirmi su tuo padre"- sbraitai dinanzi a tutti, il suo sguardo mutó, divenne imbarazzato e rude quasi.Osservó prima a destra e poi a sinistra, poi si avvicinò sporgendosi al bancone.
-"Te lo avrei detto"- disse, a denti stretti.
-"Sei solo un bugiardo"- sbottai seccata, asciugando il ripiano in legno con una pezza.
-"Derek andiamo dai, o faremo tardi"- piagnucolò la bionda afferrandogli il braccio muscoloso.
-"Non sono un bugiardo Nina, e i soldi te ti verrano restituiti se è questo il problema"- ignoró la ragazza, e si protese verso il bancone, per far sì che potesse sentire soltanto la sottoscritta.
-"Non mi importa dei soldi, mi importa che sono arrivata a New York e mi va tutto male"- dissi esasperata. Egli esitó per qualche istante.
-"Ascolta io so essere un grande stronzo va bene? Soprattutto con le ragazze cocciute come te"- disse canzonandomi.
-"Ah si.. certo, per fortuna ne sei cosciente"- dissi, mettendo le braccia conserte.
-"Dai sono serio, puoi restare se vuoi.. fin quando non trovi un appartamento decente"-
-"Neanche morta! Mi hai mentito e io con i bugiardi non ci sto, e poi non ti conosco non possiamo vivere insieme"- risposi frenetica, e la sua improvvisa disponibilità mi devastò i pensieri. Egli riflettè per qualche secondo, poi osservó le ragazze che si erano sposate dietro di lui a chiaccherare fra loro e a squadrarmi da capo a piede.
-"Ho una partita tra poco, che ne dici se facciamo una scommessa?"- sorrise furbamente, umettandosi le labbra e avvicinandosi più del dovuto, provocandomi del leggero rossore scarlatto sulle guance.
-"E sarebbe?"- seccata, roteai gli occhi al cielo.
-"Se vinci tu, te ne vai stasera stessa, se vinco io, resterai fino alla sfilata di Capodanno"- spalancai gli occhi, era una pazzia, non potevo di certo rischiare di chiudermi in una gabbia ed essere la sua prigioniera, scossi il capo spaventata.
-"No! Non se ne parla"- esclamai.
-"Che c'è? Hai paura che fino a Capodanno possa piacerti?"- mi canzonò con un sorrisetto perfido dipinto sul viso.
-"Non mi piaceresti neanche se fossi l'ultimo uomo sulla faccia della terra"- sussurrai a denti stretti avvicinandomi maggiormente al suo volto.
-"Bene, allora accetti?"- non ero una perdente, il mio passato mi aveva insegnato a vincere a saper come scappare dalle sconfitte e trarne qualcosa di buono, Derek mi mandava in confusione, mi sfiniva ma non potevo perdere, dovevo vincere e così feci una della più terrificanti scelte della mia vita.
-"Vincerò io"- dissi, stringendogli la mano saldamente. Egli mi guardò per svariati minuti, poi si avvió verso il campo con ad ambo i lati le due veline pompate.
-"Staremo a vedere"- fece un cenno malizioso, prima di palpare il sedere alla bionda alla sua destra, attraendola di più al suo fianco. Sollevai gli occhi al cielo e sbuffai pesantemente.
-"Fossi in te non avrei fatto una scommessa con McCarthy, lui vince sempre"- disse Raul sciacquando dei bicchieri in vetro.
-"Sono nei guai"- bofonchiai, e mi tenni le mani al viso per qualche minuto.
-"Lo sarai di più se non servi al tavolo di quei signori"- disse non troppo severamente Raul ridacchiando fra se è se. Dopo quasi un'ora, arrivò il momento della partita decisiva, per fortuna il mio turno era quasi finito e Raul mi aveva concesso di andar via dieci minuti prima datone che era il mio primo giorno di lavoro. Una volta essermi sistemata la camicetta e il trench mi avvicinai alla rete del campo dove si sarebbe tenuta la partita di tennis. Al mio fianco un gruppetto di ragazze vestite in modo provocante e sportivo si dimenavano per far il tifo al ragazzo moro che era sceso in campo. Sul fronte portava una fascia, delle altre fascette ai polsi e un completino bianco e azzurro a mezze maniche. Non era male dopo tutto ma il suo caratteraccio oltrepassava qualsiasi fosse stata la mia fantasia erotica. Il suo rivale era un'altro ragazzo dai capelli biondi e lunghi sulle spalle più alto e snello di Derek, al suo opposto vi erano altre giovani ragazze scalpitanti e già in calore facendo il tifo per il tizio sconosciuto. La partita duró un bel po, erano pari, incrociai le dita per il tipo dai capelli lunghi, anche se non lo conoscevo speravo che mi fosse d'aiuto per scappare definitamente dalle grinfie del ragazzo dagli occhi magnetici e provocanti. Minuti interminabili, la temperatura saliva, la tensione aumentava. Derek d'un colpo, aveva vinto. Sprofondai nell'oblio.
-"Sii, Derek sei il migliore!!"- strillò una ragazza seduta sulle panchine al mio fianco, sollevai gli occhi al cielo, mi maledì per essermi fidata del mio istinto. Misi una mano sulla fronte e mi mordicchiai il labbro inferiore nervosamente, come potevo scappare da quella scommessa? Ne valeva della mia morale, del mio essere civile e razionale, come avrei potuto essere menefreghista e strafottente senza avere scrupoli? Nel frattempo il moro si era avvicinato al gruppetto di ragazze ed aveva schioccato loro un bel cinque con il palmo della mano. Le oche scalmanate furono travolte da una sensazione adrenalinica che le fece starnazzare ancora di più. Derek mi si avvicinò con un perfido sorrisetto compiaciuto sul volto.
-"Mi sa che dovremo stabilire delle regole d'ora in poi no? Ti avviso, il bagno di sopra è mio ok?"- si divertiva, così tanto a farmi arrabbiare che talvolta pensavo che lo facesse di proposito senza preoccuparsi del mio essere perfettamente permalosa. Assottigliai gli occhi, e con uno sguardo minaccioso gli dissi:
-"Non parlarmi"- scandì per bene quelle parole, probabilmente in maniera buffa datone che egli non riuscì a trattenere una risata goffa e rumorosa.
Avevo lasciato Derek al centro sportivo di punto in bianco, poco mi importava se avesse il passaggio per tornare a casa. Approfittai della sua assenza per potermi fare una doccia fredda e scrollare di dosso tutto quel nervosismo e confusione che provavo in quel momento. Se non riuscivo a tollerare la sua presenza neanche per cinque minuti come avremo vissuto sotto lo stesso tetto per due mesi?Ridacchiai nervosamente per l'assuridità di quella questione, avvolsi un asciugamano attorno al corpo e dopo essermi asciugata per bene spalmai sul mio corpo la mia crema preferita, indossai dei pantaloncini ed una felpa con il cappuccio rossa. Osservai straziante le valige lì in terra e pensai che avrei dovuto svuotarle, ma Derek non aveva una camera per gli ospiti, l'aveva trasformata in una sala attrezzi e l'unico luogo dove avrei potuto sistemare i vestiti era nel secondo armadio che teneva in camera sua. Mi rifiutai mentalmente di compiere quel gesto probabilmente le cose sarebbero cambiate pensai, o forse ero troppo stanca per poter mettere a posto. Sbuffando caddi a peso morto sul rosso sofà e accesi la tv dove scorsi una serie che non avevo mai visto, quella fu l'occasione giusta pensai.
Dopo quasi un'ora la porta di casa venne spalancata e aperta da un mazzo di chiavi. La figura alta e muscolosa di costui mi costrinse a voltarmi e ad osservarlo dalla punta delle scarpe fino a quella tenebra luce scura percepibile negli occhi color oceano. Fra le mani aveva una busta e mi diede l'idea di essere molto pesante. Mi costrinsi ad ignorarlo, infondo mi aveva mentito, era uno sconosciuto e per si più maleducato che mi aveva incastrato con una scommessa.
-"Ho portato da mangiare anche per te o altrimenti avresti contratto il viso in quel modo orribile"- spalancai gli occhi incredula della sua schiettezza e poca curanza. Ero permalosa, e anche molto.
-"Come hai detto scusa!?"- sbraitai ma egli sembró ignorarlo. Posò la busta sul tavolo della cucina e si liberò dalla giacca di pelle.
-"Senza salse, giusto?"- il suo sarcasmo e strafottenza mi fecero girare i cosiddetti attributi tanto da alzarmi dal sofà e avvicinarmi a passo spedito al bordo della cucina, mentre egli con noncuranza iniziò ad assaporare la sua cena. Misi le braccia conserte, per poi sbatterle sul marmo dell'isola monito da sgabelli alti.
-"A che gioco stai giocando?"- dissi a bassa voce in uno di quei toni più agghiaccianti che avessi in repertorio.
-"A nessuno.. sai ci ho pensato, siamo partiti col piede sbagliato perché non ricominciamo?"- il suo tono canzoniere mi fece ribollire le vene, era palese che mi stesse prendendo in giro perché ad gli divertiva la smorfia contrariata che mi si presentava sul viso. Odiavo essere presa per i fondelli soprattutto da un tipaccio spocchioso come lui.
-"No!"- risposi seccata, ed egli ridacchió addentando un'altro morso dal panino con l'hamburger e patatine. Mi allontanai dalla cucina diretta verso il salotto ma il languirono presente nel mio stomaco mi costrinse a tornare indietro afferrare il cibo avvolto in una striscia di carta argentata, con indifferenza e ricevendo in cambio una risata sottecchi da parte di Derek. Stetti per tornare al divano quando mi rivolsi a lui puntandogli il dito minacciosamente.
-"Da domani si va a fare la spesa, non ho intenzione di mangiare tutti i giorni fast food"- con queste decisive parole mi diressi al morbido sofà, vi sprofondai sopra e assaporai con fame e gusto il mio panino. Maledì Derek per aver occupato la stanza degli ospiti, non avevo alcun posto dove stare dove trarne la mia privacy,  e neanche un letto decente e comodo. Quella serata per fortuna si concluse li, Derek non mi rivolse più parola rintanandosi nella sua stanza ed io sprofondai nel sonno non facendo caso al bracciolo leggermente duro ove poggiavo il capo.

IL CORAGGIO DI RESTARE (In corso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora