56. L'orgoglio da parte

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"C'è gente che pur di non perdere l'orgoglio, è disposta a perdere le persone

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"C'è gente che pur di non perdere l'orgoglio, è disposta a perdere le persone."
(Anonimo)





Dopo quella rivelazione improbabile, avvolta da un'aura giocosa con un pizzico di probabile verità, ci addormentando come se nulla se fosse successo, come se non avessimo fatto l'amore, ignorando perfettamente e come di consueto ciò che fra di noi stava accadendo. Anche lui, come me, a modo suo, continuava ad indossare una maschera cercando di farsi scudo col suo atteggiamento spalvando con le battute fuori luogo e con la convinzione che io non riuscissi mai a capire la verità, ormai limpida nei suoi occhi blu cobalto. La verità la sapevo anch'io, entrambi conoscevamo il giusto percorso che quella situazione avrebbe dovuto intraprendere ma non ne avevo il coraggio, ero stata ferita, privata della mia idea di amore e di affetto, delusa profondamente seppur solo una volta. Quella volta però, mi era bastata. Derek non era il classico bravo ragazzo dalla camicia pulita e dalla camminata signorile, ciò che serviva a me, ma era il tipico ragazzaccio dal quale vorresti scappare, dal quale torni perchè ti affascinano gli occhi seducenti e la voce profonda, dalla solita calamtia che si ha per i cattivi e sbagliati ragazzi. Io non volevo finire come quelle ragazze, donne, infatuate dal ragazzo sbagliato convincendosi giorno per giorno che costui sarebbe potuto cambiare. Io avevo bisogno di qualcuno che potesse cambiare me, che avrebbe potuto darmi delle sicurezze un futuro limpido e senza nuvole grigie. Non ero intenzionata ad avere una relazione, ne con Derek ne con nessun'altro, ma se c'avessi messo il pensiero allora si che avrei preferito il perfetto damerino di corte anzichè il giullare o il consigliare doppiogiochista del re. Un dolce profumo di croissant annebbiò il mio olfatto facendomi tirare un sorriso addolcito sul viso.
-"E questa?"- aprì le palpebre lentamente, ridacchiando.
-"La colazione, di solito non sei mai così pigra"- quando finalmente quel velo di nebbia scomparve dagli occhi, potei osservarlo meglio. Indossava dei pantaloni da tuta neri e s'infilo rapidamente sotto il mio sguardo fisso la maglietta a maniche lunghe del medesimo colore.
-"Che ore sono?"- stiracchiandomi, decisi che era arrivato il momento di accendere il cellulare e controllare che non fosse scoppiato a furia delle telefonte e dei messaggi ai quali non ebbi la mininma intenzione di dar retta.
-"Le unidici passate"- il ragazzo si pettinò i capelli con le mani allo specchio, da un borsello tirò fuori il necessario per radersi le guance. Sorrisi sotto i baffi, era la prima volta che assistevo ad una scena del genere,nonostante da mesi vivessimo sotto lo stesso tetto. Soltanto attimi dopo mi accorsi di come ero vestita e se avessi voluto a tutti i costi evitare determinazione situaizoni scottanti mi sarei dovuta vestire all'istante. Per fortuna eravamo ancora nella mia camera, quando egli si sistemò nella toilette ne approfittai per sgattaiolare fuori dalle lenzuola recuperare un jenas alto alla vita e attillato, sopra una canotta bianca.
-"Non avevo mai dormito così a lungo.."- parlai più a me stessa, ma egli sbucò dalla porta con le guance coperte di schiuma e un paio di occhi divertiti.
-"La mia compagnia ti fa bene"- dopo che mi schioccò un occhiolino ed io alzai al cielo gli occhi, tornò a radersi mentre la sottoscritta decise di sistemare un po in giro con fra la mano destra un croissant e di tanto in tanto un sorso al bicchiere di succo d'arancia. I miei abiti sulla moquette mi fecero rabbrividere, li appallottolai inserendoli in valigia.

IL CORAGGIO DI RESTARE (In corso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora