55.London Eye

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Un'altro mese era passato

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Un'altro mese era passato. I giorni, i minuti, secondi, settimane passavano a dismisura come un veloce treno sfrezzante sotto il mio naso. Non ce ne era motivo, di contemplare e dar retta a quel vuoto profondo che sentivo nel petto, avevo quello che volevo: ero una famosa modella, mangiavo poco, avevo schiarito il colore dei capelli, ero una stilista della casa di moda Cartier, riviste, interviste, sfilate forse anche di più di di ciò che mi sarei mai aspettata da quella svolta newyorkese.

Ma allora perchè mi sento così smarrita?

Pensai a questo, quando Will il mio autista mi portò a casa di Karina Jackson, la mia manager, dove mi aveva invitata per un aperitivo di mezzogiorno. Avevo tutto, notorietà, soldi, feste e cene importanti ma mi sentivo ugualmente sola e disperata nonostante avessi ottenuto ciò che avevo sempre voluto.
-"Grazie mille Will, sei gentile"- coprì gli occhi con un paio di occhiali da sole e scesi dall'auto quando l'uomo mi aprì la portiera.
-"Dovere, signorina"-
-"Ehm.. chiamami Nina per favore"- sorrisi cordialmente, nella speranza che si sentisse più a suo agio.
-"Farò del mio meglio"- ricambiò il cenno d'approvazione poi, con in spalla una tracolla e trotterellando sulle mie décolleté, mi recai al cancello di ferro battuto. Una grande proprietà, non eccessivamente, un lungo viale alberato e sulla destra un cancello che dava la vista ad uno sfarzoso giardino verde e ben colto, in lontanza si poteva notare una piscina quadrata uccellini canticchianti e un sole splendente a rendere il tutto più surreale possibile. Al centro, una struttura a due piani in mattoni bianchi e marroncini, non era la prima volta che oramai andavo a trovare a casa quella donna, spesso mi aveva invitata ed io non avevo mai rifiutato.
-"Steffens, sei arrivata finalmente"- la donna si presentò all'uscio della porta proprio accanto ad essa nel suo abito nero e sobrio. Salì lentamente i gradini, quasi a godermi ancora quel panorama mozzafiato, mi sarebbe piaciuto avere una cosa del genere.
-"Su entra, beviamo qualcosa"- mi tolsi gli occhiali, e con un sorriso forzato entrai nella dimora profumata e pulita come uno specchio. Datone la bella giornata decidemmo di restare in giardino, sedute sui delle poltrone in corda e con dinanzi un calice di bollicine.
-"Ti ho invitata qui, perchè abbiamo un po di cose di cui parlare"- dopo aver sorseggiato, le prestai tutta la mia totale attenzione.
-"Ti ascolto"- il nostro rapporto s'era evoluto, col passare del tempo scoprì che non era affatto la megera, e la donna diavolo, che tutti descrivevano ma che anche io pensavo. Esigente e perfezionista questo si, impossibile dirle di no anche, ma con un gran talento di far crescere le persone accanto a se, aveva le conoscenze giuste, i corretti metodi nonostante non mi lasciasse mai respirare.
-"Quasi tutte le riviste ti conoscono adesso, piaci in particolare ad Elle a breve lancerà un prossimo articolo e vuole che tu faccia parte della copertia ufficile. Poi, c'è Givenchy chiede di nuovo di te per la prossima collezione dice che gli hanno colpito molto i foulard e che gli piacerebbe avere un tuo parere.. poi"- guardò sul suo tablet sfogliando quel che erano sicuramente i suoi appunti. -"C'è Karl di Chanel il prossimo autunno inverno ti vorrebbe con se in passerella, a proposito il negozio a Philadelphia di Cartier sta andando benssimo, i foluard sembrano essere un successone"- rise fortemente. -"E poi infine abbiamo.. mmh un evento molto importante sabato prossimo a Parigi per Runway ha insistito parecchio, vuole a tutti costi te in prima pagina ho provato a dirle che hai moltisismi impegni ma.. caspita sei una star adesso"- il venticello fresco mi scompigliò i capelli castani, in realtà non mi ero concentrata molto mi limitai a sorseggiare dal mio calice e ad osservare minuziosamente tutto ciò che potesse attirare la mia attenzione, come i fioriellini bianchi al prato o le leggere onde della piscina procurate dal vento.
-"Nina mi hai ascoltato?"- scossi il capo, abbandonando il calice sul tavolino. Il cellulare prese a squillarmi, e fui sollevata quando lessi il nome della mia migliore amica sullo schermo.
-"Si Karina, ho sentito tutto"- la ignorai, e risposi allontanandomi di poco dalle poltrone.
-"Megan, finalmente. Mi dispiace.. volevo telefonarti"- mi tappai un orecchio un dito, per udire meglio la sua voce.
-"Non c'è problema, tu piuttosto come stai?"- la sua voce sembrò stanca, non frizzante come al solito.
-"Bene"- sentenziai.
-"E' la verità?"- mi rimproverò ella, sollevai al cielo gli occhi gironzolando a destra e a sinistra nel giardino.
-"Male, cioè.. non ne ho idea in realtà"-
-"Ti ho visto in televisione l'altro giorno.. complimenti per l'intervista"-
-"Si ehm.. i foluard stanno andando molto bene"-
-"E non solo quelli"- la sua risata fu velata da un misto di tristezza e sarcasamo.
-"E' che..mi sembra impossibile questa situazione"- risi, con dell'amaro in bocca.
-"E' molto reale invece, dovresti esserne felice. Hai ottenuto quello che volevi"-
-"Lo so"-
-"Allora cos'è quel tono?"- respirai affondo, mi massaggiai la fronte.
-"Non ne ho idea.. insomma si, sono contenta ho quello che volevo ma ho litigato con i miei amici Jassie e Finch con Derek non ci parliamo molto, è in collera con me, mia madre che sembra uscita da un concorso di bellezza e poi.. ci sono"- mi sentì leggermente meglio dopo averne parlato, specialmente con Megan. Ella sospirò, prima di rispondermi.
-"Tu sai, che potrai sempre contare su di me per qualsiasi cosa"-
-"Ma?"- sapevo che avesse una ramanzina da farmi, ormai ci conoscevamo da molti anni.
-"Forse stai tralasciando qualcosa, va bene avere una certa fama, va bene anche aver realizzato il tuo sogno e che la tua manager ti procuri quanto più lavoro possibile ma.. dovresti pensare anche a non restare sola"- una lacrima mi scorse lungo la gota destra, l'asciugai immediatamente. Megan aveva ragione, Jassie e Finch erano furiosi con me la situaizone con Derek era degenerata, dal sesso a Las vages eravamo passati ad un silenzio atroce, dai baci sulle labbra ad un leggero saluto con la mano. Mi ero distatta, avevo lasciato che quella corda mi scivolasse dalle mani, senza neanche provare ad afferrarla,mi ero lasciata andare.
-"Derek mi ha telefonato qualche giorno fa"- me ne stupì, Derek non aveva di certo una bella simpatia per la fidanzata di suo cugino.
-"Oh"- fu l'unica cosa che riuscì a dire, doveva proprio essere disperato per chiamare la mia migliore amica.
-"Abbiamo parlato, mi ha detto che la sua galleria sta andando molto bene ma che.. non riesce più a capire perchè vi siete allontanati. Nina io sono tua amica, e come ho già detto su di me potrai sempre contare ma forse dovresti smetterla di aggrapparti soltanto alla tua migliore amica e aprire il tuo cuore.. a Derek"- non mi trattenni, piansi sperando che il mascara non mi fosse colato e che Karina mi avrebbe chiesto spiegaizoni.
-"Ci proverò"- non sapevo ancora, cosa in realtà pensassi giusto fare ma dovevo tranquilizzare la mia amica, e anche me stessa.
-"Brava ragazza, adesso devo andare sto preparando un sacco di scatoloni"-
-"Perchè?"- mi asciugai le guance, e corrugai le sopracciglia.
-"Io e Jason pensiamo di andare a vivere insieme.. ma non è ancora del tutto deciso"-
-"Sul serio? Ma è grandioso, dove andrete a vivere?"-
-"Questo non l'abbiamo ancora deciso, ma ti aggiornerò promesso"-
-"Ti voglio bene"- sorrisi.
-"Anche io, ci sentiamo presto!"- quando riattacammo e tornai dalla mia manager, ella continuò a parlare come un fiume in piena come se non mi fossi mai allontanata, tentai di restare concentrata ma mi fu difficile con le parole di Megan che mi ronzavano nel cervello. Dovevo fare qualcosa.

IL CORAGGIO DI RESTARE (In corso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora