70. Riconciliamoci

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"Alcuni ricordi sono come amici comuni, sanno come fare riconciliazioni"(Marcel Proust)

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"Alcuni ricordi sono come amici comuni, sanno come fare riconciliazioni"
(Marcel Proust)


Erano passate due ore e mezza dalla cena romantica in villa McCarthty, convinta di dover tornare a casa mi sollevai dall'ammasso di cuscini per potermi ricomporre.
-"Dove stai andando?"-
-"A casa no? Credo si sia fatto un po' tardi"- mi sgranchì le gambe e la schiena sbadigliai e tirai i capelli leggermente umidicci con un elastico che tenevo al polso.
-"Possiamo restare anche qui.. se ti va"-
-"E se tuo padre torna ci vede in questo stato?"- mimai sia me che lui ancora sdraiato come un dio greco.
-"John non tornerà per questa sera è fuori città con Kate gli ho chiesto io di prendersi una piccola pausa"- fece spallucce lui come se nulla fosse.
-"Che cosa?? Sei incredibile"- risi a fior di labbra, non ebbi molto tempo prima che la sua forte presa mi fece nuovamente cadere sul suo corpo, nel frattempo il nodo dell'accappatoio si era slacciato.
-"Che male c'è se voglio godermi un po' di tempo con la mia ragazza"- bisbigliò al mio orecchio, per un leggero solletico mi scostai non smettendo neanche un secondo di ridere divertita.
-"Mi piace quando dici che sono la tua ragazza"- mi avvicinai al suo viso e gli schiacciai un delicato bacio sulle labbra, lui ricambiò il gesto con più intensità e provocandomi di nuovo quel dolce formicolio alla mia femminilità.
-"A me piaci tu"- concluse, dopo avermi privato di qualsiasi indumento.
Facemmo l'amore altre due volte quella sera, per la nottata decidemmo di recarci in camera sua che pur per una persona aveva un letto matrimoniale altrettanto comodo. Erano le tre del mattino quando il cellulare di Derek interruppe il nostro sonno costringendoci a svegliarci di soprassalto.
-"Cazzo, chi è a quest'ora"- borbottò Derek afferrando il telefono e fissando per qualche secondo il display. Mugolai leggermente sbadigliai e poi mi voltai verso il suo corpo che di poco si era sporto verso il comodino. Le lenzuola erano fresche e di cotone avvolgevano perfettamente il mio corpo semi nudo e coperto soltanto di un paio di slip bianchi e piccoli che poco spazio davano all'immaginazione.
-"Pronto?"- mi svegliai completamente quando Derek assunse una strana espressione e concentrata mi sollevai su di un gomito per poterlo osservare meglio.
-"Ah-ah.. si, è qui con me certo"- corrugai la fronte, non ci capivo più nulla. Accesi nel frattempo il lume dal lato opposto almeno avrebbe contribuito a renderci un po' più lucidi.
-"D'accordo arriviamo subito"- sbarrai gli occhi, fissai nuovamente l'orologio per confermare che realmente fossero le tre del mattino e che di lì a poco saremmo dovuti uscire. Il moro si infilò un paio di jeans che aveva sistemato alla sedia accanto al comodino se li allacciò poi mi schiaffeggiò giocosamente la coscia pizzicandomi la parte bassa del gluteo subito dopo.
-"Derek che sta succedendo?"- tentai di ignorare il calore che quel gesto mi aveva provocato o altrimenti saremo finiti a letto di nuovo. Ero anche un po' spaventata, di fretta e furia cominciò ad abbottonarsi la camicia scura.
-"Te lo spiego strada facendo adesso dobbiamo andare, Nate ha trovato qualcosa"- spalancai gli occhi e mi scoprii completamente dal lenzuolo un po' arrossii per via del fatto di essere nuda sotto gli occhi del ragazzo.
-"Der sono le tre del mattino, questo Nate dev'essere fuori di testa"-
-"Su, vestiti"- incitò.
-"Ma i miei vestiti non sono ancora asciutti"- frugò in un armadio presente in quella stanza, la sua, di casa McCarthy. Tirò fuori dei pantaloni da tuta grigi e una t-shirt nera, poggiò poi tutto sul materasso.
-"Infatti indosserai questi a prescindere"- sorrise sarcasticamente mentre allo specchio sistemava i capelli corti e scuri.
-"Perché??"- guardai di mal occhio quegli indumenti sembrarono essere usciti da una discarica non perché non fossero puliti ma erano da uomo e di tre taglie almeno al di sopra della mia.
-"Il posto in cui stiamo andando non è per nulla sicuro, se ti vedrebbero in giro in quel modo dovrei ammazzare tutti in quel quartiere"- roteai gli occhi al cielo, ancora una volta odiai quel lato parzialmente oscuro di Derek, le conoscenza che aveva che si forse non frequentava più ma che ugualmente all'occasione tornavano a lui molto utili.
-"Tutto questo è assurdo.. "- borbottai, mentre infilavo e quasi incitavo nel pantalone da tuta.
-"Zuccherino, non è il caso di fare storie sbrigati ok?"- con un ghigno e gli occhi al cielo finii di prepararmi ancora una volta tutto sembrava volermi riportare al passato, alle notti di gioco d'azzardo, ai club che frequentavo fino al mattino dopo, ai quartieri malfamati. Non dovevo pensarci però, Derek era diventata una persona affidabile.. tranquilla.
-"Sei pronta?"- sospirai. Lui aveva recuperato il portafogli messo in tasca e allacciato l'orologio largo al polso.
-"Si"- trascinai con palese noia le parole. Incrociai le braccia al petto e fummo pronti a varcare la porta della stanza.
-"Ehi.."- m'afferrò il mento fra le dita e avvicinò il mio viso al suo. Eravamo sotto l'arco della porta quel silenzio tombale fu in contrasto con il tumulto di emozioni scalpitati che avevo nel petto.
-"Baciami"- aveva sibilato. Non me lo feci ripetere più di una volta, mi afferró entrambe le guance e premette la mia bocca sulla sua.
-"Andrà tutto bene, fidati di me"- annuii, per la prima volta volevo donare a Derek la mia più completa fiducia.
Scendemmo lungo le scale a passo svelto, arrivammo al piano terra si trovava il salone - dove fu organizzato il banchetto d'inverno molto tempo prima - e prima di oltrepassare l'intero corridoio la porta dello studio di John era stata lasciata un po' aperta prima di proseguire un forte luccichio attirò la mia attenzione: mi fermai allo stipite dalla porta una bellissima collana incastonata da pietre verdi e bianche, un misto fra diamanti e smeraldi probabilmente. Era posizionata sulla scrivania lasciata aperta in una scatola sottile e in velluto nera.
-"Cosa stai guardando?"- domandó lui, dietro la mia figura.
-"Quella.. collana oddio è incredibile"- avevo gli occhi completamente sbarrati un sorriso enigmatico e il corpo già in procinto nello studio.
-"È il primo prodotto autentico realizzato da Cartier per la regina d'Inghilterra.. mio padre dice che è un pezzo unico"-
-"Caspita.."- bisbigliai fra me e me ancora stupita.
-"Su, andiamo"- incitò lui ponendomi una mano dietro la schiena e invitandomi a proseguire.
Salimmo in moto, inserì prima il casco e poi Derek sfrecciò a estrema velocità per raggiungere le più rintanate strade dì Brooklyn.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 05, 2022 ⏰

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