Capitolo 17: L'accordo del Leone

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Seamus lesse la lettera più e più volte per accertarsi di non fraintendere nessuna delle parole che gli scorrevano sotto gli occhi. Aveva annullato tutte le udienze con il popolo per quel giorno e si era chiuso nella Sala del Trono. Doveva pensare.

Le pareti erano tinte di rosso e dorato, sui muri spiccavano quadri coloratissimi di uccelli esotici e raffigurazioni del sovrano nell'atto della caccia, mentre le fila di enormi vetrate erano coperte da un velo quasi trasparente dai riflessi oro. Negli intervalli tra due finestre si ergevano imponenti statue che raffiguravano vecchi re ed eroi, mentre sulla parete opposta alla porta d'ingresso, collegato da un raffinato tappeto rosso, si stagliava l'enorme trono dorato del sovrano. Era lì che Seamus era seduto, la spada poggiata ai piedi, il mantello porpora riverso sullo scranno e il volto affondato tra le mani.

«Avete chiamato, Sire?». Klethus entrò nella sala e si avvicinò senza aspettare una risposta. Il re alzò lo sguardo, e quando fu abbastanza vicino gli porse la lettera.

«Leggetela».

Il consigliere afferrò titubante il foglio di carta ripiegato in tre parti, riconoscendo immediatamente il simbolo della Terra del Toro.

«"Io, Tyfren, consigliere supremo della Terra del Toro, avviso voi, Seamus della Terra del Leone, della dolorosa quanto improvvisa morte del nostro sovrano Rotghar il Giusto. Vi invitiamo ufficialmente a porgere i vostri omaggi al giovane e compianto Re presso il Palazzo Reale". – Klethus alzò lo sguardo stupito e incontrò quello del sovrano – Credete che Alec c'entri qualcosa?» gli chiese, senza alcuna paura di parlargli in modo così diretto e sconveniente.

Seamus scosse la testa e gli porse un'altra lettera che già dall'aspetto appariva molto diversa dalla prima, anch'essa con il sigillo della Terra del Toro.  Sul fronte riportava la scritta: "Solo e soltanto per Seamus, re della Terra del Leone". La grafia era diversa dalla missiva precedente, le parole erano più allungate e alcuni caratteri erano vistosamente storpiati dalla mano tremante che doveva averle scritte. Il consigliere dai capelli scuri la prese con curiosità e cominciò a leggere.

"Io, Rotghar dei Tibourg detto il Giusto, figlio di Joanne Tibourg e Liane, sovrano per discendenza della Terra del Toro, pienamente consapevole dell'atto che sto per compiere e della Terra che sto lasciando, cedo tutti i miei possedimenti e tutti i miei poteri a Seamus dei Lutphield, figlio di Khan Lutphield e di Kayna, regnante della Terra del Leone."

Klethus lesse le ultime parole del testamento con un filo di voce, continuando a far saettare i verdi occhi intensi da un rigo all'altro per assicurarsi di aver compreso bene: ora capiva perché il suo sovrano fosse così angosciato.

«Povero ragazzo. Sarebbe diventato un buon re». Seamus parlò sinceramente addolorato: quel giovane sovrano condivideva i suoi stessi principi, e riusciva a leggere nel suo gesto disperato l'ultimo folle tentativo per non cedere. Si passò le mani sul viso ed espirò tutta la sua preoccupazione.

«Ma perché proprio voi?». Il consigliere stringeva ancora la lettera e la guardava senza vederla, cercando invece di figurarsi gli ultimi pensieri che avevano portato il giovane re a una scelta simile.

«Se non avesse scritto nulla la sua Terra, in mancanza di eredi, sarebbe andata per diritto al Sommo Sovrano affinché fosse lui a sceglierne il successore; per quanto riguarda la scelta del re mi sembra molto semplice: Teodor è morto e non sappiamo ancora se fidarci di Kamal o meno, mentre Marvin ha dimostrato di tenere molto più al potere che ai valori morali, così Rotghar ha deciso che fossi io l'unico degno della sua fiducia».

«Questo è per voi motivo di grande orgoglio, ma comprendo anche la vostra preoccupazione».

Seamus lo guardò e sorrise amaro: aveva capito anche lui, come sempre.

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