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Capitolo 49: Parte 1 - La ragazza dalla collana di perle

Il tradimento di Kelys aveva cambiato le sorti della guerra, permettendo ai ribelli di giungere al castello in meno di una giornata. Le Armate Nere si erano barricate tra le mura protetti dalla magia di Angus che, al tempo stesso, si sforzava di issare blandi schermi protettivi attorno alle mura. Era rimasto l'unico in grado di usare la magia tra le fila di Alec e, nonostante la sua enorme potenza, non poteva sopportare tutto quel dispendio di energia. Lo scontro magico, infatti, durò molto poco. Danker, Enora e tutta la squadra di stregoni, sotto i comandi dell'elfo, scagliarono all'unisono semplici raggi luminosi, che colpirono la barriera blu-violacea attorno al castello e la disintegrarono in pochi minuti.

«Maestà, – cominciò Berut avvicinandosi al suo sovrano – le protezioni magiche sono interamente crollate: continuiamo l'avanzata».

Kamal era rimasto più indietro rispetto alla folla che si stava accalcando sotto le mura del palazzo reale. Aveva assistito da lontano all'esplosione magica che il giorno prima lo aveva invece visto protagonista mentre andava a salvare Hemelya. Il suo pensiero gli riportò alla mente Razor e, con lui, tutta la collera.

«Certo che continuiamo l'avanzata! – urlò al suo generale, guardandolo come se fosse stupido – Vi siete fatti sfuggire quel bastardo, ma non resterà ancora a lungo nascosto nella sua tana». Guardò verso il palazzo, gli occhi stretti in una fessura. Berut lo conosceva bene e preferì non dire nulla, ritornando nella mischia per sistemare gli uomini rimasti in un nuovo plotone d'assalto.

Avrebbero a breve abbattuto i portoni di ingresso; la guerra sembrava giunta al termine.

Poco distante da lì, con la schiena appoggiata a una parete semi distrutta della prima strada, Kelys era stremato, ma anche soddisfatto. Stava cercando di riprendere fiato, approfittando della ritirata dei soldati di Alec e dei tentativi dei ribelli per buttare giù la porta. Davanti a lui si estendeva il giardino reale, completamente ricolmo di soldati dalle armature colorate. Pensò a quanto la regina Minerva sarebbe stata fiera di lui, a come sarebbe rinata Lasion sotto la sua guida.
Notò il gruppo di uomini del Leone che stavano tornando dall'accampamento, e si avvicinò a passo svelto verso colui che li guidava.

«Avete avvisato la regina?»

Klethus si fermò per guardare l'uomo che lo aveva fermato, aveva l'armatura dello Scorpione e riconobbe in lui il generale Kelys. Subito assunse un'espressione grave: comunicargli la notizia non era facile.

«Ci sono stati dei problemi all'accampamento... il generale delle Armate Nere ha attaccato lei e Sua  Maestà Seamus. – fece una breve pausa, poi continuò – Purtroppo ha incontrato la regina mentre era sola, e l'ha uccisa».

Kelys spalancò gli occhi, sorpreso e affranto. Come aveva fatto a non accorgersi che Razor era scappato indisturbato? Fece per dire qualcosa, ma non ne ebbe il tempo.

«Dov'è quel bastardo? L'avete catturato?». Kamal irruppe tra i due, era poco distante da lì e aveva ascoltato tutto. Sentì ribollire l'odio dalle viscere, e si incamminò verso l'accampamento senza nemmeno attendere la risposta. Il consigliere sospirò; a quanto pareva, doveva di nuovo avere a che fare con quell'uomo vanaglorioso.

«Sire, aspettate! – azzardò, fermandolo per un braccio – Razor è morto. Re Seamus lo ha ucciso» affermò, senza nascondere un certo orgoglio.

«Ero io che dovevo ammazzarlo, non lui».

«Smettetela di comportavi come un bambino, Maestà. Concentratevi ad assediare il castello, piuttosto, e poniamo fine a questo scontro». Nessuno aveva mai avuto tanto coraggio per parlargli in quel modo, lo sapeva.

«Rivolgetevi così a me un'altra volta, e vedremo cosa Seamus sarà disposto a fare per salvarvi la vita. A quanto pare, ci tiene molto a voi». Kamal lo fulminò con lo sguardo, si liberò dalla stretta del consigliere e ritornò verso i suoi generali per disporre l'attacco.