Capitolo 29: La grande farsa

260 30 170
                                    

Quando il principe riaprì gli occhi si ritrovò in una cella buia, da solo. Si mise subito a sedere e indietreggiò fino ad appoggiarsi a una delle pareti. La vista era leggermente offuscata e un fischio sordo continuava a riempirgli la testa, rendendolo piuttosto confuso.

«Fabian, siete voi?». La voce cristallina di Kryss rimbombò tra le pareti umide. La risposta alla sua domanda gli arrivò flebile e svogliata dalla cella accanto alla sua.

«So che vi sentite tradito, ma non ho agito così per denaro, se è questo che pensate. Mi sono ritrovato in una situazione che non ero capace di gestire, e la proposta di vostro padre mi è sembrata la scelta più sensata».

Nessuna risposta.

«Pochi mesi fa, quando siete sparito per la prima volta, mi è successa una cosa molto... particolare. – espirò, deciso a raccontargli tutta la verità – Ero con Shaila a casa nostra, era quasi finita e dovevamo solo ultimare qualcosa prima di andarci ad abitare. Sapete, dopo la cerimonia di unione c'è stata subito la spedizione ai Monti Nevos e lei si era testardamente ostinata a finire di aggiustarla da sola, in modo che fosse pronta al mio ritorno. Era lì, sorridente, che mi mostrava ciò che aveva fatto... ed è successo tutto all'improvviso. Il tetto è crollato proprio nel punto in cui si trovava lei. Non l'avrei mai raggiunta in tempo. Ho allungato le braccia, impotente, e invece... e invece tutte le macerie si sono sparpagliate sul pavimento come se fossero mosse da fili invisibili, e Shaila mi guardava attonita. Era illesa, Sire, completamente illesa. Ero stato io, non sapevo come, ma sentivo una strana energia che mi bruciava i palmi delle mani. Sono scappato verso l'unico altro posto che considero casa e sono arrivato al castello. Mi nascosi nelle stalle, cos'altro avrei potuto fare? Lo sguardo che mi aveva rivolto la mia stessa moglie era di puro orrore e io mi ero sentito un mostro. Non parlai con nessuno di ciò che era accaduto, non sono neppure tornato da lei, ma ho passato intere giornate nelle scuderie a cercare di comprendere meglio i poteri che iniziavo a manifestare. Non ero, però, in grado di controllarli e finii presto per distruggerle. Fu allora che Angus mi trovò. Mi condusse da vostro padre, e lui mi propose di entrare nella sua squadra di stregoni, dove avrei potuto imparare a controllare meglio le mie... capacità».

«Squadra? Ce ne sono altri?» chiese piano il principe. Aveva raggiunto le sbarre della sua cella e ora sedeva con la schiena appoggiata a esse, in ascolto di quella storia inverosimile.

«Circa una dozzina. Ci occupiamo di rinforzare uomini e armi, potenziandone tutte le abilità».

Ora molte cose erano più chiare. Finalmente Fabian comprendeva a pieno tutte quelle volte in cui, secondo lui, era stata la fortuna a salvargli la vita; adesso capiva perché, nonostante la fatica, i suoi colpi non accennavano mai a perdere di potenza. Mai come a Sansea si era sentito estraneo al suo stesso corpo e, adesso, ne conosceva la ragione.

Stregoni, magia, cos'altro gli nascondeva suo padre?

«Perché non me ne hai parlato prima?»

«Voi non eravate qui, Sire. Non ci siete mai stato in questi ultimi mesi».

«E così hai pensato bene di tradirmi. Io mi fidavo di te» aggiunse amaro.

«Non abbastanza da dirmi della ragazza e della Resistenza».

«Non ho tradito mio padre per lei. - sbottò, irritato al pensiero che il suo migliore amico lo credesse capace di una cosa simile - Ho scoperto quello che è in grado di fare dopo il Concilio: ha ucciso re Teodor a sangue freddo e, probabilmente, ha ucciso anche mia madre. Tutto ciò in cui avevo creduto fino a quel momento si è disgregato sotto ai miei occhi e mi sono reso conto che, per tutta la vita, avevo servito un mostro. Sono scappato, è vero, ma la mia assenza non giustifica il tuo tradimento».

HoltreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora