Capitolo 46 - Parte 1: La diciassettesima strada

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Il sorgere del sole illuminò l'accampamento ribelle già in pieno fermento. Dopo il rapimento della principessa nessuno aveva più avuto il coraggio di dormire, in un continuo via vai tra il distaccamento fuori le mura e i presidi conquistati all'interno della città. I ribelli non si erano fermati un attimo nelle ricerche ma non avevano trovato nessuna traccia di Hemelya, confermando l'ipotesi che fosse stata condotta al castello contro la sua volontà.

Fuori dal muro di cinta, a ovest dei cancelli della Capitale, si ergevano sparute delle piccole tende che durante i primi giorni di battaglia erano state invase dai civili in cerca di cure e che adesso, invece, erano utilizzate dai ribelli con le ferite più gravi. Quasi tutti i cittadini erano infatti riusciti a scappare e a trovare rifugio altrove, o almeno questo era ciò che continuava a ripetersi Arkara.

Era stata costretta a non partecipare ai combattimenti e, per evitare di impazzire nell'impotenza e nella rabbia in cui crogiolava dai giorni dell'imboscata, aveva deciso di rendersi utile con i civili. Prima dell'assedio, infatti, Mylene aveva portato avanti con convinzione l'idea di dover proteggere tutte le persone che quel folle di Alec aveva voluto condannare a morte certa, negandogli la possibilità di fuga e costringendoli all'interno delle mura di una città che sarebbe stata assediata di lì a breve. Non aveva trovato opposizioni né nei capi della Resistenza né in Seamus, che aveva appoggiato calorosamente la sua proposta sfruttandola per ingrossare ulteriormente le loro fila di tutti coloro che volevano vendicarsi per il trattamento subito. Erano quindi sorte le piccole tende rosse che si potevano facilmente riconoscere in mezzo alla vegetazione completamente distrutta dall'enorme mole di ribelli che vi alloggiavano, dando il via a un vero e proprio calvario sin dall'apertura dei cancelli.

I primi civili a giungervi erano stati i più sfortunati. Erano appostati dietro le porte in legno della città a urlare di essere liberati quando l'esplosione causata da Stenphield li aveva colpiti in pieno. L'afflusso dei feriti gravi era scemato già dopo i primi giorni, e si erano dovuti occupare di un'ingente mole di persone che, sebbene fossero per lo più fisicamente sane, avevano raccontato vere e proprie atrocità. I soldati di Alec, a quanto sembrava, avevano avuto ordine di non fare scappare nessuno e di falciare chiunque superasse la loro linea di schieramento, tacciandolo come spia e accusandolo di portare informazioni preziose al nemico di Holtre. Neppure i bambini venivano esclusi da questa punizione, e la giovane ribelle dai capelli rossi era rimasta sconvolta dalla quantità di sofferenza che gli uomini potevano infliggere a creature così indifese.

Arkara si dava da fare instancabilmente e, sebbene la sua gamba non le permetteva di rimanere in piedi a lungo, aveva trovato un modo per muoversi agilmente da una parte all'altra dell'accampamento per trasportare medicine e informazioni. Era stato Flynn ad avere l'idea, il soldato della Terra del Toro che l'aveva protetta ai monti del Nord, presentandosi il giorno dopo l'imboscata con una sedia rotta e le ruote rimaste intatte dei carri distrutti. Aveva fatto il falegname insieme a suo padre prima di decidersi ad accettare l'invito del precedente Sovrano Rotghar e arruolarsi nell'esercito reale, e così dopo qualche ora di lavoro le aveva consegnato orgoglioso la sua sedia a rotelle. Era proprio per lui che in quel momento arrancava con le ruote tra la neve cercando di arrivare in fretta da Mylene, la sacerdotessa con doti curative che si occupava dei feriti sin dagli albori degli Elyse.

Il soldato della Terra del Toro, infatti, era rimasto coinvolto nelle esplosioni magiche dell'assedio, e aveva riportato delle ustioni al volto e alle braccia che gli avevano fatto perdere conoscenza per un giorno intero. Lei gli era rimasta accanto, profondamente riconoscente per tutto ciò che quello sconosciuto aveva fatto per lei negli ultimi giorni, sentendosi quasi in dovere di ricambiare adesso che era lui ad averne bisogno. Arkara, però, non aveva la benché minima idea di come potersi rendere utile in quella situazione, e si era quindi limitata ad ascoltare pedissequamente tutti i dettami di Mylene per prendersi cura del ragazzo nel migliore dei modi, percorrendo il campo in lungo e in largo alla ricerca di tutto ciò di cui la sacerdotessa necessitava.

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