Noor aveva perso la cognizione del tempo. Non riusciva a capire da quanto fosse rinchiuso in quelle segrete: non era in grado di distinguere quando faceva giorno, né quando arrivava la sera.
Era sporco, senza forze. A malapena gli davano dell'acqua e il cibo era costituito da avanzi, molto spesso marci. Quel giorno, però, un soldato comparì davanti la sua cella con un ricco vassoio e l'odore del pane appena sfornato gli fece brontolare lo stomaco. Si trattenne nell'afferrarlo e divorarlo, perché dietro al soldato fece la sua comparsa Razor.
«Buongiorno, prigioniero. È appena sorto il sole, anche se tu non puoi saperlo» ghignò. Noor lo detestava e, se ne avesse avuto le forze, lo avrebbe ammazzato in quel preciso istante.
«Oggi è un giorno speciale, il re è stato così magnanimo da farti avere questo meraviglioso pasto. Mangia e rimettiti in forze, questo è il messaggio che sono venuto a portarti direttamente dal Sommo Sovrano».
Il ribelle non disse nulla; non capiva il perché di quel gesto, sembrava l'ultimo pasto di un condannato a morte, ma il suo corpo era troppo debole e la fame vinse sulla ragione. Non appena il soldato posò a terra il vassoio, lui si avventò sul cibo e prese a mangiare con voracità.
«Ci rivediamo domani, ti consiglio di dormire». Il generale dell'Esercito Nero parlò con un'eccitazione malsana nella voce, ma Noor nemmeno lo sentì e continuò il suo pasto. Non lasciò nulla, mangiò anche le briciole e svuotò avidamente la brocca d'acqua fresca che gli arrivò dopo che un'altra guardia venne a ritirare il vassoio vuoto.
«Dì tutto ciò che sai». Il soldato parlò piano, quasi sussurrando. Noor non si aspettava che parlasse, nessuno gli aveva mai rivolto la parola da quando era incatenato in quella cella buia.
«Che vuoi dire?»
L'altro si alzò in fretta.
«Non posso trattenermi qui, segui solo il mio consiglio: dì tutto quello che sai». Sembrava spaventato, come se dovesse succedere qualcosa di molto brutto.
Le ore passarono e Noor si addormentò, suo malgrado, senza accorgersene: era sazio e dissetato dopo un'infinità di tempo, e il corpo si arrese alla stanchezza di quei giorni. Fu un sonno profondo e senza sogni, dal quale venne svegliato bruscamente da Razor che aveva preso a colpirlo sul braccio con l'elsa della spada.
«Adesso noi due andiamo a divertirci un po'. Le manette!» ordinò al soldato che lo accompagnava.
Due cerchi di ferro uniti da una catena si chiusero attorno ai polsi del ribelle; venne scortato in un'altra stanza delle segrete e, quando Razor aprì la porta, finalmente realizzò ciò che sarebbe accaduto.
La sala era a base circolare, priva di finestre, e l'unica fonte di luce proveniva dalle numerose lanterne sparse sulle pareti di pietra. Sui muri Noor notò subito il sangue rappreso, mentre sul pavimento, accatastati in un angolo, c'erano un mucchio di vestiti e armature che sicuramente erano appartenuti ai vecchi prigionieri che avevano avuto la sventura di trovarsi lì.
Venne spintonato contro un parete da cui pendevano delle lunghe catene, simili a quelle che aveva ai polsi, e venne imprigionato con la schiena attaccata al muro. Razor era poco distante, vicino a un massiccio tavolo di legno ricoperto da vari strumenti in ferro che Noor non sapeva distinguere, ma che non promettevano nulla di buono. Appena dietro al tavolo, su cui si riconoscevano delle pinze da fabbro simili a quelle che usava suo padre in officina, una piccola fornace era accesa e bruciava; appese al muro di fianco, invece, c'erano fruste di vario genere, spade e mazze chiodate.
Gli mancò il fiato, la paura gli attanagliò le viscere e sentì le gambe cedergli sotto il peso del suo stesso corpo, ma, ora più che mai, doveva dimostrare a sé stesso di essere forte.
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Holtre
Fantasy- COMPLETO - Holtre. Un regno. Cinque Terre. La guerra. Holtre è una terra di intrighi, di piani per raggiungere i propri scopi, di tradimenti. Ma è anche una terra di amore, di fedeltà, e amicizia. È un luogo in cui i personaggi crescono, cam...