Nahil aveva passato la notte precedente ad aiutare i guaritori con i feriti: erano in tanti tra civili e soldati, ma i morti erano di più. I cadaveri che venivano bruciati ogni sera gli davano un senso di oppressione che gli stringeva il petto in una morsa che non lo lasciava andare. Stavano portando al massacro migliaia di giovani, uomini e donne, e lui se ne sentiva responsabile. Non erano pronti a quella guerra, nessuno lo avrebbe convinto del contrario, e vincerla avrebbe richiesto un prezzo altissimo.
Quella mattina uscì dalla tenda in cui era solito ritirarsi, con un motivo ben preciso: voleva salvare quante più vite gli fosse stato possibile, così che almeno qualcuno si salvasse da quello scempio. Era ingiusto che combattessero una guerra che non gli apparteneva e se avesse saputo tutto questo non avrebbe mai acconsentito a creare gli Elyse, gli avrebbe salvato la vita.
Guardò dritto davanti a sé verso i cancelli, dove alcuni soldati erano stati lasciati di guardia per bloccare i nemici in fuga e ucciderli, e realizzò che non avrebbe potuto sopportare un'altra sola morte.
Una forte presa alla spalla lo costrinse a fermare la sua folle camminata.
«Io e Seamus siamo nella direzione opposta».
Nahil era sinceramente stupito di vedere Christopher lì, ma non si sarebbe fatto fermare.
«Andavo verso i cancelli, dalle guardie». Il tono di voce era piatto e non tradiva nessuna emozione.
«E perché? Non avevamo ordini da dargli».
Nahil scrollò la spalla per liberarsi dalla presa, e il generale lo guardò come se avesse davanti a sé un perfetto sconosciuto.
«Voglio salvare la vita a quei ragazzi. Non posso farlo con tutti, lo so, ma almeno loro possono ancora scappare e tornare dalle loro famiglie».
«Ma di che stai parlando? Sono i nostri soldati e tu non gli dirai di scappare!»
«Come fai a essere così egoista? Io adesso ho compreso lo sbaglio che abbiamo fatto. Quando Ares è morto, ho aperto finalmente gli occhi. Dobbiamo salvare questi ragazzi, rinunciare a tutto».
Il generale strinse il pugno, le nocche divennero bianche e si trattenne dal non colpire l'amico in pieno viso.
«Io ho rinunciato alla donna della mia vita. Io ho rinunciato a mia figlia! – gli urlò a un palmo dal naso, tenendolo per il colletto del mantello che si era gettato addosso – Ho accettato questo incarico perché credevo avessi bisogno di me, di qualcuno su cui riporre la tua fiducia per ritrovare un briciolo di rispetto verso te stesso, e tu adesso stai rinnegando tutto».
Il comandante dei ribelli si tolse bruscamente le mani di dosso e recuperò una certa distanza tra loro.
«Mio fratello non avrebbe mai voluto tutti questi sacrifici».
Christopher gli indirizzò il pugno chiuso dritto sul naso, incapace di trattenersi oltre, lasciandolo cadere indietro senza dargli neppure il tempo di difendersi.
«Tuo fratello si vergognerebbe di te, non lo capisci?»
Nahil si alzò da terra massaggiandosi il viso senza nessuna ombra di collera, gli voltò le spalle e proseguì nel suo tentativo di sovvertire gli Elyse.
«Non ho intenzione di restare a guardare mentre ti piangi addosso. Fa' quello che ti pare, ma non contare più sul mio appoggio. Rinuncia pure a questa guerra e rendi vani i sacrifici di Yler, di Isidora, di Ares, di Etios...»
Ogni nome che pronunciava per Nahil era come ricevere un pugno allo stomaco. Quanto dolore si erano lasciati alle spalle per inseguire un'ideale di libertà e giustizia? Eppure, non si erano fermati.
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Holtre
Fantasy- COMPLETO - Holtre. Un regno. Cinque Terre. La guerra. Holtre è una terra di intrighi, di piani per raggiungere i propri scopi, di tradimenti. Ma è anche una terra di amore, di fedeltà, e amicizia. È un luogo in cui i personaggi crescono, cam...