Sono 5 giorni che non dormo. Mi giro e rigiro nel letto e scatto appena suona la sveglia. Ho passato 5 notti a guardare il soffitto, poi mi costringevo a leggere, poi ad ascoltare un po' di musica, ma niente. Ho riposato, ma non dormito. Perché appena chiudevo gli occhi, era un turbinio di ricordi che si attaccavano alla bocca dello stomaco. Cosi mi alzavo prendevo la mia tisana, i miei farmaci contro l'ansia e tornavo a letto. Chiudevo gli occhi ma non dormivo. Ho conosciuto l'ansia a 21 anni. Avevo appena ripreso gli studi in un nuovo college in California, ero partita da poco più di due mesi da casa e mi sentivo... in realtà non mi sentivo. Ero un automa. Lezioni, studio, lavoro, 4 chiacchiere con la mia compagna di stanza, ma niente di più. Avevo cambiato numero e l'avevo lasciato solo ai miei genitori, a Taylor e Madison. I primi tempi ero come intorpidita. Non parlavo con nessuno del perché di quella scelta e quando tutti mi chiedevano di tornare io sapevo che non potevo. Dopo quello che era successo il mese prima, non potevo più che mai. Mi ero spezzata. Se volevo aggiustare qualcosa, dovevo aggiustare prima me. Cosi un giorno mentre tornavo al dormitorio iniziai a sentire l'aria mancare. Non riuscivo a far entrare aria. Il cuore mi batteva all'impazzata. Cercavo aiuto, ma non riuscivo a parlare. Poi un ragazzo mi vide e mi aiutò. Mi fece sedere su una panchina, ma io continuavo ad annaspare. Siete mai state sott'acqua? E volete vedere fin quando resistete a stare senza fiato. Immaginate di voler riemergere ma una grossa mano vi tiene la testa sotto. Ecco in quel momento io vivevo quella sensazione di impotenza e di paura. Quando tornai al dormitorio, Paula la mia compagna di stanza insistette a portarmi al pronto soccorso. Attacco di panico disse il dottore che mi visitò, mi diede il numero di un buon terapista nel caso sarebbe ricapitato. Accadde, accadde ancora. Così presi quel bigliettino e presi un appuntamento con il terapista. Le prime sedute, furono un incubo, non sapevo che cavolo dire. Poi più andavo e più capivo, che più parlavo e più mi liberavo. Diventai un fiume in piena. Gli attacchi diminuirono e grazie ai farmaci scomparvero del tutto. 20 sedute per sentirmi dire che avevo subito uno stop della crescita interiore. Che praticamente plasmarsi ai bisogni del proprio compagno, ci allontana dal nostro vero essere a tal punto da non sapere più chi siamo. Ed in realtà io non sapevo più chi ero. Dai 14 ai 21 ero sta la JJ di Tim. Innamorata, devota, accondiscendente. Ma poi il vestito iniziò a starmi stretto e più io cercavo di allargarlo, più lui faceva cuciture più forti da forzare. Una lotta estenuante, al più forte. Tanto che poi quel vestito io l'ho tolto. Ma ero nuda, dentro e fuori e cosa peggiore non sapevo cosa cazzo indossare.
Ricostruire me stessa è stato un processo lento, sfiancante. In più dovevo elaborare che l'unica cosa che mi aveva reso felice nella vita era l'unica che mi aveva fatto un male cane. Vedere una persona per 8 anni, giorno e notte, averla sempre affianco, vivere in simbiosi, ed improvvisamente non vederlo, sentirlo, toccarlo più è un po' come un lutto. Io mi stavo piangendo un morto, che praticamente avevo deciso io di uccidere. Ma sapevo che lui era più vivo che mai e che bastava una telefonata e tutto sarebbe ricominciato. Il bene, ma anche tutto il male. Ma io volevo guarire. Volevo tornare, ma a modo mio. Altra lotta, altra sfida, questa volta con me stessa. E questa volta l'avrei vinta. Almeno così credevo.
Scendo allo studio verso le nove. Oggi niente udienze e Marlen mi ha pianificato due appuntamenti. Almeno cosi ricordo. Lei tiene l'agenda, io voglio solo incontrare il cliente e vedere come posso aiutarlo. Stamattina dopo la mia solita corsa, ho dovuto darci dentro con il correttore, ho delle occhiaie tremende. Per fortuna che me la cavo con il trucco, altrimenti stamattina sembrerei un panda. Ho indossato un bel pantalone a vita alta nero stretto alla caviglia, un top corto sopra con rouge sempre nero e giacca. Potevo evitare di mettere i tacchi visto che non vado in tribunale ma ho messo le più belle, le mie spuntate di pelle tacco alto. Quando mi sento una merda dentro ho bisogno di dimostrare al mondo che sto da Dio. L'aspetto impeccabile, sempre curato, per me è una corazza di perfezione. Mi aiuta ad entrare bene nella nuova me, che ho saggiamente costruito.
"Buongiorno Marlen! Tutto bene?" mi viene incontro. "Queste sono le ricevute delle notifiche, inviate al marito della signora Matterger, per presentarsi in tribunale." Mi passa la notifica. "Questa invece è la sentenza di divorzio dei coniugi Parker. Li avvisi tu che è arrivata o li chiamo io" prendo la sentenza e gli dico di chiamarli lei. Entro nello studio e un bel mazzo di fiori è appoggiato sulla mia scrivania. "Marlen e questi? Cosa sono?" si affaccia nel mio ufficio "a quelli? Sono fiori! Crescono a terra o sulle piante! Questi sono tutti rossi ma ce ne sono di vari colori" "hai finito di fare la cretina? Lo so che sono i fiori. Volevo sapere chi li ha mandati" mi avvicino ai fiori. Rose rosse, bellissime "credo un fioraio" alzo gli occhi al celo "hai finito con queste banalità? Il bigliettino." "E io che ne so??" "Come se non ti conoscessi, brutta stronza! Via da questa stanza! Di sicuro hai fatto i raggi X al bigliettino" lei sorride sorniona e mentre esce blatera "ah Joey Joey" ecco appunto, come volevasi dimostrare. Apro il bigliettino e leggo: "Più adulatore di così non posso! Dimmi che ci stai cascando! Joey." In effetti il pensiero non è così remoto. È un bell'uomo, ben piazzato. In questo mese abbiamo parlato tanto. È affabile. Simpatico. Non invadente nelle avance. Ma sì una cena che sarà mai. Prendo un vaso nel bagno per riporre i fiori. Dall'interfono sento Marlen che blatera che sta entrando il primo cliente. Sento la porta aprirsi mentre riempio il vaso. "Si accomodi arrivo subito" dico a voce alta dal bagno. Afferro il vaso ed esco dal bagno. E mi trovo lui, seduto alla mia scrivania, perfettamente a suo agio. Stringo il vaso. Socchiudo gli occhi e penso tra me e me che tutta questa insonnia mi sta portando ad avere le allucinazioni. Riapro gli occhi. Niente allucinazioni. È tutto reale.
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Fiori D'arancio. Ancora noi.
ChickLitJenni ha 31 anni è un avvocato matrimonialista e la sua vita a Los Angeles è tutta lavoro e carriera. Ma dopo anni trascorsi così, decide di tornare a casa. A Roseburg, Oregon. Non è più la ragazzina insicura e timida che a 21 anni scappa dalla sua...