Capitolo 27

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Oggi è il giorno del ringraziamento. Siamo tutti a casa dei miei genitori. Tranne Madison. Lei lo passerà con i suoi. Mentre Taylor e Luis restano con noi. I genitori di Luis sono morti quando lui era bambino. Mentre i genitori di Taylor vivono nel Minnesota, ma è un viaggio troppo lungo per il piccolino di pochi mesi. Si è unita anche Marlen, dice che sua madre si è regalata una crociera ai Caraibi e tornare a casa visto che lei non c'è, sarebbe inutile. Ed eccoci qua tutti riuniti intorno al tavolo. Li guardo uno ad uno, e mi rammarico di tutti questi anni che mi sono persa. In 10 anni sarò tornata massimo due volte per il ringraziamento e appena mettevo piede in casa, non vedevo l'ora di tornare a Los Angeles. E mentre guardo mia sorella con Julia sulle gambe che tira i capelli a Jake. Mentre vedo mio padre lamentarsi con mia madre perché la salsa di mirtilli è aspra e lei alzare gli occhi al celo. Mentre vedo Taylor appoggiare la testa sulla spalla di Luis. Mentre guardo Marlen giocare con il piccolo Ben. Mentre li guardo penso a come ho fatto a rinunciare a tutto questo. E devo ringraziare davvero la vita per questo dono splendido. Ho il cuore che mi sta esplodendo dalla gioia, anche se la sua assenza è pesante. Prima di venire, ho telefonato Tim. Ha detto che domani torna e diavolo non vedo l'ora. Sono 15 giorni che non lo vedo e mi manca come l'aria. Strano è? Dieci anni senza vederlo, toccarlo, parlargli e sono sopravvissuta. Ma dopo riaverlo avuto non riesco a farne a meno. L'ho sentito preoccupato al telefono. Non gli ho detto niente, ma capisco il suo stato. Passerà il Ringraziamento insieme alla sua ex moglie e ai suoi genitori. E' vero ci saranno le bambine a mitigare, ma in settimana sono arrivati i documenti per il divorzio ed Evelyn è impazzita. Trevor ha rinviato a giudizio del giudice sia l'invalidità della compra-vendita dell'impresa da parte di Evelyn e di conseguenza l'atto di comparizione all'udienza che si terrà settimana prossima, ed ha affiancato la citazione con i documenti del divorzio. Quindi non credo che stasera avranno granché da ringraziare, soprattutto Evelyn. Prima di attaccare gli ho detto che lo amo, glielo dico ogni volta che posso. E non voglio smetterlo di dirlo mai più. E lui ha detto solo "A domani" perché a domani è la promessa più bella che una persona possa farti.

Mi sveglio sudata, con un forte mal di testa e una nausea allucinante. Non faccio neanche in tempo ad alzare la testa dal cuscino che sono dovuta correre in bagno. Ho vomitato anche l'anima. Esco dal bagno spossata e senza forze. Ed incontro mia madre in corridoio "amore tutto bene? Hai un aspetto tremendo!" "Avrò preso l'influenza, mi sento malissimo, mi rimetto un altro po' a letto." Torno in camera e mi metto a letto. Ieri sera si era fatto troppo tardi, così ho deciso di rimanere qua. Marlen ha ricevuto una telefonata segreta e dopo 20 minuti ha detto che aveva un impegno ed è scappata. E credo proprio che centri il biondino insipido. Mi rimetto di nuovo al letto, ma dalla cucina sento odoro di uova e pancetta e cazzo devo correre di nuovo in bagno. E vomito di nuovo. Mi asciugo la fronte, mi accascio a terra e mantengo la testa nel water perché la nausea continua. Dopo 20 minuti circa mi riprendo. Mi alzo, mi sciacquo un po' la faccia. Mi guardo allo specchio e diavolo sono un cadavere. Ho un colorito grigiastro, grosse occhiaie scure intorno a gli occhi. Mi metto la vestaglia e scendo lentamente le scale. Trovo mio padre e mia madre fare colazione. Mi guardano entrambi preoccupati e io percepisco la loro preoccupazione. "Tranquilli, ho solo una brutta influenza. Mi passate un po' di pane tostato. Non credo di riuscire ad ingoiare altro." Mangio una fetta con un po' di succo di arancia. Ma niente, la nausea vince ancora. Corro di nuovo in bagno. Mia madre mi segue "tesoro devi andare dal dottore" io mi riprendo un po', mi sciacquo la bocca con un po' di acqua. "Mamma è solo influenza, sto bene. Se non passa, vado dal dottore. Ok?" lei annuisce. Tarda mattinata inizio a sentirmi molto meglio. Preparo le mie cose. Infilo veloce i vestiti, saluto i miei. Che mi guardano dal portico. E corro a casa. Appena entro, suona il telefono.

Tim: Arrivo per le sette. Preparati, serata fuori.

Approfitto di queste ore e mi faccio una bella dormita, perché dopo aver passato la mattinata a vomitare anche l'anima, mi sento un po' spossata. Mi metto a letto, ma non riesco a dormire. Ho per la testa un solo pensiero. Tim. Questi due mesi appeni trascorsi a rincorrerci, per poi fermarci. Allontanarci, ma non riuscire poi a mantenere davvero le distanze. Mi sembra tutto così maledettamente strano eppure così maledettamente giusto. Abbiamo impiegato così poco a perderci nelle braccia uno dell'altro. E diavolo perché 10 anni fa, quando non c'erano ostacoli, non c'erano moglie, figlie, ansie, paure, sembrava tutto così complicato. Ed ora che tutto è davvero complicato, sembra tutto così semplice. Non capisco se abbiamo sprecato questi dieci anni o se invece questi dieci anni era tutto quello che di cui avevamo bisogno. Tormentata da questi dubbi che un po' mi lasciano perplessa mi addormento. Mi sveglio verso le 17,30, il sole è già calato ed è ora di darmi una mossa. Corro in bagno, mi spoglio veloce. Mi faccio una bella doccia, lavo i capelli. Mi avvolgo un asciugamano sulla testa. Mi asciugo velocemente. Passo la crema idratante su tutto il corpo. Metto un bel completino intimo rosa cipria, con dettagli oro. Scelgo un bell'abito nero corto a chimono, che fermerò in vita con una cintura. Lo infilo veloce, la scollatura profonda, mette in risalto spaventosamente la mia 4. Metto i miei stivali di camoscio alti fin sopra al ginocchio. Mi guardo allo specchio e un po' esito. Ripenso a Evelyn alta, bionda, magra, eppure con tutte le curve al punto giusto. Splendida nella sua tuta e con le scarpette ai piedi. Poi riguardo la mia immagine. Bassina. Cosce e fianchi pieni. Un culo non grosso ma neanche piccolo. Seno abbondante. Abbasso lo sguardo alla mia pancia piatta ma piena di smagliature. E cazzo una beccata di insicurezza mi fa cedere. Prendo la cintura e chiudo di fretta il vestito. Penso a lui con lei. A quella donna così bella senza neanche un filo di trucco e poi guardo la mia faccia. Corro ai miei trucchi, ci do dentro di correttore per nascondere queste occhiaie bruttissime. Inizio a dubitare di me e no, non deve succedere. Ci ho messo anni per accettarmi in questa taglia, perché pur facendo la dieta e attività fisica non sono mai scesa sotto la 44. E il mio ginecologo dice anche che sono fortunata. Donne con la mia stessa patologia, spesso sono sovrappeso o peggio ancora obese. Io invece nonostante tutto riesco a mantenere stabile il mio peso ed è davvero una fortuna. Ora per esempio sono abbastanza gonfia sono due mesi o forse più che non ho il ciclo. Ma sono abituata, mi è mancato anche per sei mesi e quando manca per tanto tempo mi gonfio tutta. Continuo a truccarmi e a ripetermi che devo accettarmi per quella che sono. Ma in momenti come questi, quando mi paragono ad un'altra donna che per giunta ha avuto due gravidanze ed è ancora in ottima forma, mi scoraggio. Mi asciugo i capelli, li gonfio più del solito. I miei ricci, il mio orgoglio. L'unica cosa che adoro più di tutto di me. Sono così selvaggi e cazzo diciamolo la donna riccia è sexy. Perché quei milioni di diavoli neri mi danno quell'aria ribelle e forte e poi lo sanno tutti che gli uomini impazziscono per le ricce. Almeno spero sia così. Ma vorrei che Tim impazzisse anche per altro e non solo per i ricci. Nonostante il phon acceso, sento il campanello e corro ad aprire la porta. E lui è lì, sulla soglia. Con un mazzo di fiori d'arancio in mano e un sorriso che offuscherebbe il sole. Le sue fossette in bella vista e io non ci vedo più e gli salto al collo. "Piccola" mi stringe tra le braccia. Vedo i fiori volare a terra. Mi bacia. "Mi sei mancata tanto, troppo." "Pure tu, pure tu" e riprendiamo a baciarci. Entriamo in casa e continuiamo a baciarci. "JJ finiamola altrimenti non andiamo più da nessuna parte!" io lo guardo, mentre sono avvinghiata a lui come una scimmietta "Perché dove andiamo?" "E' una sorpresa" mi rimette a terra e io tremo di eccitazione. Lo bacio ancora "io amo le sorprese!" "Lo so piccola. Sei pronta?" io annuisco "prendo il cappotto la borsa e andiamo" mentre mi incammino in camera, mi tira per un braccio "JJ sei bellissima stasera" io sorrido mi avvicino a lui, lo guardo negli occhi, lo stringo a me "anche tu signor Burton non sei niente male". In effetti è perfetto, davvero perfetto, con il suo maglione a collo alto nero, i suoi jeans neri un po' strappati, gli anfibi slacciati ai piedi e il suo cappotto corto a doppio petto nero. I colori scuri, fanno risaltare ancora di più la sua carnagione scura e i suoi occhi, ambrati brillano di più . Ma questo non so se è dovuto a me. Perché ogni volta che mi guarda il suo sguardo si accende. "Su ora vai a prendere le tue cose e... non mettere il rossetto. Non durerebbe" e mi fa l'occhiolino. E sembra che sono tornata al liceo. Con lui che mi aspetta alla porta di casa e io che non vedo l'ora di salire in sella e partire per le sue innumerevoli sorprese.

Fiori D'arancio. Ancora noi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora