Capitolo 31

179 9 0
                                    

Vado avanti e indietro. Le altre sono sedute e mi guardano con i loro occhioni sognanti. Io sono già scesa in modalità pazza isterica, sono in balia dell'emozioni, enormi emozioni che mi stanno stritolando il cuore. Sono incinta, incinta di Tim. E sorrido, cammino avanti e indietro e sorrido. Ma poi sento la mia testa che gira e gira e gira. Ripenso a quelle percentuali. A come ho perso l'altro bambino. E penso, penso eppure non sono lucida. Mi sento a tratti euforica, a tratti terrorizzata. Faccio un respiro profondo. Sempre sotto stretta osservazione del quartetto d'archi, che mi guardano ma non parlano. Sembrano 4 scimunite, sedute una di fianco all'altra, con i loro sorrisoni. Faccio un altro respiro. Prendo aria dal naso ed espiro lentamente. "Mi serve un medico. Subito. Uno bravo. Ma che dico il migliore" e loro annuiscono. Si mi serve un dottore che mi aiuti a tenere in vita questo miracolo. E poi penso a chi mi ha dato questo miracolo. E sussulto "e devo vedere Tim, devo parlargli. Subito. Lo voglio qui subito." E tutte annuiscono, ancora. Continua incerta "e... e... se ha deciso di tornare con lei, beh cazzo farà un male cane, ma va bene. Sono incinta, va benissimo così. Giusto?" Le altre annuiscono ancora, con quel sorriso beffardo in viso mentre Madison si alza con il telefono in mano, all'orecchio. "Tornare con lei, ma fai sul serio? Quell'uomo ti ama. Ti ama da impazzire. E ora che saprà questo credo che impazzirà dalla gioia..." non finisce di parlare, che credo lui abbia risposto al telefono. "Tim ciao, sono Madison" la vedo annuire "no, no va tutto bene. È qui vuole parlarti." Continua a annuire "certo ora ti mando l'indirizzo. Siamo a casa di Marlen. Ok" interrompe la telefonata e dice "5 minuti ed è qui." E io scoppio a piangere. "Lo hai fatto morire di paura, credeva dove cazzo fossi andata. Era distrutto." Mi avvicino a lei "Madison ho paura" lei mi abbraccia forte "e di che? Ora non hai più tempo di avere paura. Ora è tempo di essere felice." Neanche il tempo di finire di parlare che bussano alla porta. Marlen borbotta mentre va ad aprire "tornare con lei. Figuriamoci. E' arrivato in un secondo" sento la porta Aprirsi "buon pomeriggio Tim" sento esplodere la sua voce all'improvviso e Dio amo anche sua voce, ora piena di agitazione "dov'è, devo vederla subito" e si precipita in salotto seguito da Marlen che infierisce "tutto bene Tim e a te?" e scoppia a ridere. "forza ragazze usciamo un po'"

Le ragazze sono appena uscite. Io sono seduta sul divano. Ho le mani sudate e tremanti. "Jenni" alzo lo sguardo. Ho di fronte un uomo distrutto, con gli occhi rossi e la barba incolta. Si avvicina, lentamente. Si siede affianco a me. "Jenni mi hai fatto prendere uno spavento. Ti ho cercato ovunque. Sono stato perfino dai tuoi. Ti avrò lasciato milioni di messaggi in segreteria. Non sapevo più dove sbattere la testa. Io volevo dirti..." e mentre sta parlando. Io tiro fuori dalla tasca il bastoncino e glielo metto sulle gambe. Non riesco a parlare. Avrei potuto dirglielo. Ma non ci riesco. Ho un nodo qui in gola, che non fa uscire fuori niente. Lui lo prende, lo guarda, legge "incinta" mi guarda. Guarda lente le mie lacrime. Riguarda il bastoncino. Guarda di nuovo me. "é... é tuo?" dice con voce rotta, indicando il bastoncino con un movimento del mento. Io continuo a non trovare le parole. Annuisco tra le lacrime. Prende fiato. Mi guarda la pancia. Balbetta "è... èè... mio?" e io annuisco ancora. E lui rimane lì a guardare la mia pancia. Non più vuota, non più arida, ma piena, piena di vita. Una lacrima gli scende dagli occhi. Abbassa la testa e piange. Tira su con il naso. Cazzo. Doppio cazzo. Ora sono terrorizzata. Non lo vuole. Certo che non lo vuole. Magari è tornato con sua moglie, dalla sua famiglia. E arrivo io e sgancio questa bomba. Dio che tenerezza. Di nuovo incastrato in una situazione che neanche voleva. Di nuovo un figlio che cambierà tutta la sua vita. Mi faccio coraggio. Gli prendo la mano, mentre lui continua a piangere. "Ti capisco è stato un colpo. Lo è stato anche per me." Ma lui continua a tenere la testa giù e io continuo "ma io non voglio incasinarti di nuovo la vita. Lo capisco davvero, hai già le tue figlie, la tua famiglia..." esito "tua moglie. Non ti chiedo niente davvero. Non voglio costringerti a fare niente Però dovevo dirtelo. Non voglio più scappare, voglio guardare in faccia alla verità. E la verità è che sono incinta di tuo figlio, ma se tu... non.." sospiro non voglio dirgli se tu non lo vuoi, fa lo stesso. Perché non fa lo stesso. Io voglio il mio bambino, io voglio lui. Io stavolta voglio tutto. Sono in panico, nel panico più assoluto. Ma poi alza la testa, mi sorride. Quel sorriso, quello che arriva agli occhi. I sorrisi del cuore. Il suo sorriso, quello con le fossette più belle che abbia mai visto. Mi prende il viso tra le mani e mi bacia. Mi bacia con un intensità che mi tremano le gambe. Mi trema il cuore. "non lo voglio? Non lo voglio?" ha capito senza neanche che io finissi di parlare. "È la cosa più bella che potesse mai capitarmi. Tu incinta di mio figlio. Cristo è un sogno, un sogno" appoggia la fronte sulla mia e io dico "un miracolo. Tu sei il mio miracolo" annuisce e mi sorride. "Evelyn era passata a darmi i documenti del divorzio firmati. E il passaggio di proprietà della ditta. Mentre ci salutavamo, mi ha baciato. Ma io non l'ho baciata. È finita. Tutto finito con lei. Certo ci sarà sempre nella mia vita, è la madre delle mie bambine. Ma è finita con lei" io annuisco tra le lacrime "io ho creduto che non mi volessi più, io ho creduto che avevi scelto lei" dico terrorizzata. mi abbraccia "Io voglio solo te. Ho sempre voluto solo te. E vorrò sempre e solo te" piango tra le sue braccia "come devo fartelo capire che esisti solo tu. Da sempre. Ed ora che c'è lui o lei" e sorride "ti voglio più che mai" Mi perdo nel suo abbraccio. Piango sulla sua spalla. Mi abbandono a lui, sopraffatta da tutte queste emozioni. E attanagliata da questa paura che ho nel cuore e allora abbasso tutte le difese. Tutte. "Ho paura, Tim" lui mi allontana dal suo abbraccio, mi prende le mani. Le stringe forte. "Ci sono io, amore non devi avere nessuna paura" ma io nego con la testa. "Ho paura di perderlo! Ho una paura fottuta di perderlo" lui mi guarda con sguardo interrogativo e ci vuole tutto il coraggio del mondo per dirlo, ma lo dico. "E' già successo un'altra volta" "ma se mi hai detto che con il tuo ex non sei mai rimasta incinta" io scuoto la testa "il bambino che ho perso, non era di Jimmy" ci guardiamo, lui aspetta che io parli. E so che questo che sto dicendo potrebbe allontanarci nuovo, ma devo dire la verità, se la merita. "Era tuo." Lui sussulta. "Era tuo" e scoppio a piangere di nuovo ancora più forte, ma le parole escono fuori, nonostante il pianto che mi dilania "Ero appena partita, ero da sola, mi sentivo persa. E una sera mi sono trovata inzuppata di sangue." Tiro su con il naso. Lui mi guarda ma è come se fissasse il vuoto. "In ospedale, mi hanno detto che era un aborto spontaneo. Avevo perso il nostro bambino. Era un maschietto." Mi tuffo fra le sue braccia, lo stringo forte a me, ma lui, non risponde all'abbraccio, tiene le braccia sulle gambe. E lo sguardo fisso "ero sola ed impaurita. Avevo appena mandato a monte la mia vita, la nostra vita. E poi ho perso il bambino ero distrutta. Ancora di più quando mi dissero che l'avevo perso per la mia patologia. Fu allora che scoprii della mia malattia" singhiozzo, tremo, tra le sue braccia, ma lui è rigido come una statua non parla, non si muove, non mi guarda. Ma io continuo, voglio, devo essere sincera fino infondo. "Chi ha la PCOS come me non solo è difficile rimanere incinte, ma c'è il 70% delle possibilità in caso di gravidanza che lo perda entro il terzo mese. E io ora ho paura. Non voglio perdere di nuovo il mio bambino, il nostro bambino" piango e mi dispero. Il dolore di quel giorno torna e mi spezza ancora una volta. Poi però sento due braccia forti stringermi. "Non lo perderai, non lo perderemo" mi stringe fortissimo e io torno a respirare. Mi prende il viso tra le mani "hai capito? Andrà tutto bene" "Tim perdonami, perdonami." Dico tra i singhiozzi. "e di cosa amore, di cosa. Eri piccola, sola, sperduta. Eri una ragazzina che ha dovuto affrontato una tragedia da sola. Di cosa dovrei perdonarti. Di cosa." "Perdonami perché non sono stata capace di metterlo al mondo. E forse anche adesso andrà così. E io ho paura, troppa. Io non voglio perderlo. Io voglio questo bambino. Fosse l'ultima cosa che faccio. Io voglio avere questo bambino. Partorirlo, stringerlo tra le braccia. Voglio vederlo tra le tue di braccia. Voglio questa felicità. Io me la merito. Non voglio perderlo." Mi accarezza il viso "Jenni, guardami" alzo lo sguardo e lo punto suoi occhi limpidi. "Andrà tutto bene. Ok? Andrà tutto bene. Avrai questo bambino, il nostro bambino. Te lo prometto. E tu, tu non sarai più sola. Ci sono io con te. Comunque vada ci sono io con te. Ok?" annuisco "ci sono io" e mi stringe forte sul suo petto.

Fiori D'arancio. Ancora noi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora