Capitolo 26

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Rispondo al cellulare senza neanche guardare chi è. "pronto?" "Jenni" sento dal mondo in cui ha detto il mio nome che è preoccupato. "Oh Tim dimmi?" "Tutto bene?" ok ha saputo di Evelyn. "Si a parte che oggi ho ricevuto una visita." Sospiro. "Tua moglie" lo sento esitare. "Si, lo so mi ha appena chiamato. Sembrava una pazza isterica. Tu tutto bene?" sospiro anch'io mentre mi accascio sulla mia poltrona. "Tutto bene. Le sue parole sono state forti. È stato davvero dura ascoltarla. Però infondo... la capisco." Tentenno ma poi riprendo "Tim la sua famiglia, il suo matrimonio sta andando in pezzi. Il suo mondo sta crollando. E poi sa di me, della cena con le sue figlie. E normale che mi odi. Sto mettendo le mani su qualcosa che non mi appartiene. È dieci anni che tenta di mettere insieme i pezzi, io vengo e glieli rimescolo. La capisco..." mi interrompe "JJ tu non centri niente. Il nostro matrimonio era finito già prima che tu tornassi. A dirla tutta credo che non sia mai iniziato. Amo le mie figlie e non smetterò mai di ringraziarla per avermele date. Ma se lei non fosse stata incinta di Lauren non ci sarebbe mai stato nessun matrimonio. E poi era finito anche prima che arrivasse Olly, ma poi era di nuovo incinta e io..." "Si ma sei rimasto con quella donna 10 anni" Silenzio. "Tim?" "Sono rimasto è vero. Perché non c'era nulla che valesse di più di quello che avevo. Sono rimasto perché non avevo nient'altro." "E ora? Tim sei sicuro? Vuoi davvero rinunciare, a lei alla vostra famiglia. Io non posso... io non posso darti di più di quello che già hai." "Io non voglio di più. Io voglio solo te. Solo te." E io sorrido. "Ti chiedo solo, ti chiedo solo di non arrenderti con me. è una situazione di merda, tuo padre mi odia, mia moglie ti pressa. Ma non mollare. Ok? Non scappare di nuovo. Questa volta davvero non lo reggerei." Mi scappa una lacrima. "Non si scappa più. Lo giuro. Non scappo più. Se io sono quello che vuoi. Se ti basto io, se dici di essere felice con me. Lo giuro non scappo più!" lui sospira forte "dio mio... credevo di averti persa di nuovo! Non voglio altro che te. Che noi. Lo voglio da tutta la vita" mi asciugo le lacrime che sento piene di gioia. Piene di felicità. Erano anni che non piangevo. In tre mesi ho versato fiumi di lacrime. Ma queste lacrime hanno il sapore delle cose buone. "Ok ora devo lasciarti. Stasera mi aspetta un'altra battaglia. Vado a cena dai miei." "Cazzo!" "Si cazzo, ma devo affrontare mio padre. Non posso rimandare più" "ok, buona fortuna. Ricordati che ti amo. Ok?" "ok." Riattacco, spengo il pc. Esco dallo studio insieme a Marlen e prego tutti le divinità del mondo di saper affrontare Dominick Dorey.

Entriamo in casa. Appena entriamo vedo tutti miei nipoti in soggiorno che fanno un gran casino. Il salotto è pieno di giocattoli ovunque. Appena mi vedono mi corrono tutti incontro. Dio quanto amo vederli tutti intorno a me che si dimenano per attirare la mia attenzione. Io mi abbasso e mi saltano al collo. Persino la piccola Julia la vedo arrivare gattonando. Mi buttano a terra "aiuto mi state massacrando" "su bambini lasciate stare la zia JJ" Taylor prende il suo marmocchio. Madison interviene anche lei. "Forza piccole zecche lasciatela respirare che mai come stasera la zia ha bisogno di tutte le sue forze" e io la guardo terrorizzata. Marlen prende la piccola Julia. Sono tutte tese. Avranno già visto mio padre. Mia madre esce dalla cucina. Mi viene vicino. Mi accarezza il viso. "Tesoro. Tutto bene?" "Tutto bene. Lui... lui dov'è?" mia madre mi guarda come a dire sei sicura. Io annuisco. "E' in giardino, sul retro. È appena tornato dal lavoro. JJ lui è solo preoccupato. Lui ha paura, che finisca di nuovo tutto in malora e che scappi di nuovo" mi alzo di scatto. In un solo giorno due persone mi dicono che io scappo. Che davanti alle difficoltà io taglio la corda. È successo una sola volta e me lo stanno rinfacciando tutti. Sono agitata. "Cazzo, ma pensate che io sia Forrest Gamb?" e nonostante la situazione sia tutto fuorché che divertente scoppiano tutte a ridere. "Non scappo più cazzo. Non scappo più." Mi passo le mani nei capelli. "Io voglio stare qui con voi, con tutti voi. Si, 10 anni fa sono scappata ma ero una ragazzina. Impaurita. Terrorizzata. Non sapevo che diavolo fare. Ma ora sono una donna e so quello che voglio. E voglio voi, tutti voi. Le cene del venerdì sera. Voglio vedere crescere i miei nipoti. Voglio le litigate, voglio il brunch della domenica, i saggi di Betany, le partire di Ben. Voglio vedere mia nipote imparare a camminare, a parlare. Voglio vederla crescere tra le mie braccia. Voglio le riunioni con le mie sorelle." E guardo Taylor, Madison e Jamie negli occhi. Mi scappa una lacrima. "Ma voglio anche Tim. Voglio averlo affianco. Voglio condividere con lui tutto questo. Voglio che voi lo accettiate. Voglio vedere le sue figlie giocare con i miei nipoti. Io voglio tutto questo. Voglio solo questo" singhiozzo "e voglio che voi lo accettiate, voglio che lo amiate, come lo amo io, come amo voi, i vostri mariti. Io non voglio altro che questo. È tutta la vita che lo voglio." Jamie si avvicina a me mi prende la mano "e noi vogliamo solo vederti felice. E se quello che vuoi è questo noi ti appoggeremo, sempre. Ma ora quello che hai detto a noi, lo devi dire anche lui. Va è di là. Sono sicura che ti aspetta" l'abbraccio, lascio tutte in salotto a piangere ed esco fuori.

Lo trovo seduto a fissare il giardino, mentre sorseggia una birra. Mi siedo, sulla sedia affianco a lui. "Papà" lui scrolla il viso, mi guarda e poi torna a fissare il vuoto, davanti a sé "ti aspettavo." "Lo so." Lo fisso. La sua postura non è di un uomo arrabbiato. Neanche distrutto. La sua postura è di un uomo, di un padre stanco. "Sai quando eri bambina, eri così fragile. Ti ammalavi spesso. E ogni volta che facevi un colpo di tosse o avevi la febbre, io avevo sempre una fottuta paura. Camminavi incerta sulle tue gambe cicciottelle, con la testa piena di ricci neri e quegli occhi scuri ma così vispi. Eri così curiosa, più crescevi e più volevi scoprire. Eri una mitragliatrice di perché" sul suo viso nasce un sorriso e sul mio una lacrima, che asciugo in fretta. "In un attimo da bambina, sei diventata adulta. Con i tuoi ricci ribelli lunghi, bella come non mai e io cazzo ero terrorizzato. Avevi solo 14 anni ed eri già un piccola donna. E quando ti ho visto, che lui ti ha accompagnato a casa e ti ha baciato. Io volevo uccidere con le mie stesse mani quel ragazzino impertinente che allungava le mani su di te." Prende un grosso respiro, caccia via l'aria. E continua. "Ero geloso marcio, la mia piccola bambina, aveva il ragazzo e io ero distrutto. Ma l'ho accettato. Mi ripetevo è la vita Dominick, sta crescendo. Ma poi ti vedevo spesso piangere. Ti vedovo soffrire e crescere tra le lacrime. Ho provato a separarvi ma niente, tu non mollavi né tanto meno lui" lacrime continuano a scendere "e avevo capito che non avrebbe mollato quando ti ho messa in punizione per un mese. E lui ogni sera passava, ti lasciava fuori la porta quel fiore bianco e scappava via. E tu correvi sulle scale come una pazza per prenderlo prima che io me ne accorgessi. E allora vi ho lasciato fare. Ma poi tu sei scappata e io ti ho perso. E mi rimprovero sempre di averti lasciato fare, se avessi insistito di più magari vi sareste lasciati molto prima e io... io non ti avrei persa per dieci anni" "no papà, no papà non è colpa tua. Io ero confusa. Ero solo impaurita. Ero una ragazzina che provava un amore immenso e che doveva convivere con lui che mi amava in un modo così totale da far paura. Non è colpa tua. Forse non è neanche colpa nostra. Non lo so di chi è la colpa ma sicuro non è la tua." Gli vado vicino, mi inginocchio a suoi piedi e i suoi occhi neri come i miei sono rossi e brillano per le lacrime. "lo ami?" io annuisco senza esitazioni. "Certo che lo ami, lo hai sempre amato" "papà..." "aspetta, ti chiedo scusa Jenni, non avrei dovuto dire quelle cose." "Non fa niente eri arrabbiato" lui mi accarezza il viso. "Si ero arrabbiato, ma non avevo il diritto di dire quelle cose. E poi... lui, cazzo ha osato dirmelo in faccia." Io mi siedo sulle sue gambe, gli prendo il viso "papà lui non l'ha fatto per offenderti, lui..." "lui l'ha fatto perché ti ama. Ti ama davvero tanto Jenni" e io scoppio a piangere "per affrontare me a viso aperto e dirmi quelle cose senza alcuna paura. Ti ama. E io non voglio altro per te, Jenni. Io voglio un uomo che sfidi il mondo per te. Voglio un uomo che ti ami a tal punto da mettersi contro tutti e tutto per te, perfino contro tuo padre. Io voglio un uomo così per te Jenni e se lui è quell'uomo, se tu vuoi quell'uomo. Io ti appoggio." Lo abbraccio tra le lacrime "grazie papà, grazie..." "resta sempre un coglione, ma se ti piacciono i coglioni mica è colpa mia!" scoppio a ridere tra le lacrime "su entriamo dentro che tua madre ha preparato la lasagna e tu ne vai pazza." Guardiamo la porta e vediamo le ombre di tutte dalla tenda "piccole spione che fate lì?" urla mio padre e scappano tutte. Mi mette un braccio sulle spalle. Mi dà un bacio in fronte "ti voglio bene papà" "anch'io piccola mia. Anch'io"

Fiori D'arancio. Ancora noi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora