Mi sono fatta una doccia, ho messo un leggins e un maglione largo. E ora sono sul divano, fisso un punto fisso. Poi fisso il telefono. Poi di nuovo il vuoto. Vorrei chiamarlo, dirgli che ho capito. Che non scappo più, né dalle discussioni difficili, né dai problemi. Non scappo più dal dolore né dalla verità. Non scappo più né in un altro stato, né in nessun altro posto al mondo, perché il mio posto nel mondo è tra le sue braccia. Che devo solo volerlo, devo solo accettarlo. Devo accettare il suo amore, perché a lui basto io, così come sono. A lui basto io. "Al diavolo" mi alzo di scatto. Corro alla porta mi infilo veloce le scarpe e il cappotto. Vado in garage, prendo la macchina. Accelero, devo andare da lui. Subito. Non posso più aspettare, lui non merita più di aspettare. E mentre macino metri, sorrido tra le lacrime, consapevole di questa rivelazione che mi ha folgorato. Tra le nuvole che affollavano la mia mente, un lampo di luce è esploso e nonostante il grigiore, la pioggia quel lampo mi illumina la mente, il cuore. Arrivo in pochi minuti, alla casa di suo fratello. Spengo il motore sto per scendere, alzo il viso verso la casa, verso la porta. E il cuore si ferma. In un attimo. Mi blocco. Le mani fisse sul volante. I miei occhi verso quel punto fisso. Lui, lei, le loro bocche unite. La mano di lui tra i suoi capelli biondi. Le mani di lei, sul suo viso. Il viso di lei, lacrime che scendono dai suoi occhi socchiusi. Il respiro diventa sempre più affannato. Ed anche sul mio viso, scendono lente lacrime di dolore, me ne accorgo solo perché sulle mie labbra secche, il salato mi fa tremare. Poi si staccano. Lei lo guarda, lui la guarda e sorride. E io resto ferma lì a guardare una donna che quando ama, fa di tutto per il suo amore. Non scappa, rimane sempre e comunque. Sono qui a guardare tutto quello che avrei dovuto fare io. Ma ho aspettato tanto, forse troppo e ho perso di nuovo tutto. Vedo lui voltare il capo, mi vede. Sussulta. Gira anche il corpo, getta le braccia lungo il corpo, arreso. Abbassa lo sguardo, lo vedo muoversi. Ma non aspetto neanche che lui scelga dove andare. Metto in moto e scappo via.
Giro a vuoto, credo per ore. Ho prima pianto, poi ho imprecato. Poi ho pianto di nuovo, poi ho sorriso amara. Giro, vedo il mondo scorrermi ai lati e non so più dove andare. Non voglio tornare a casa, so che lo troverei lì e ora non voglio sentirlo. Non voglio sentire. Mi dirà qualcosa e magari farà male e allora non voglio più sentire niente. Si è arreso. Me lo sento. Si è arreso perché a combattere è stato sempre e solo lui. Non si può vincere una guerra se non hai alleati. Io non lo sono mai stata per lui. In questa guerra per l'amore, io non ho mai combattuto. Non ho mai provato a combattere. E l'ho sempre lasciato solo a fare per uno quello che andava fatto in due. Mi fermo, busso alla sua porta. Sto ancora piangendo, tremo, singhiozzo. Apre la porta. "JJ" e mi tuffo tra le braccia. "Jenni che è successo?" mi prende per le spalle, mi guarda in viso "Oddio" Marlen mi stringe di nuovo a se. Mi fa sedere sul divano. Mi accarezza il viso, io non riesco a parlare "tesoro, non fare così dimmi cosa è successo" io singhiozzando "lui... lui.. lei..." prendo fiato, ma ricomincio a singhiozzare "si baciavano, io l'ho perso... l'ho perso di nuovo." "Tesoro, quell'uomo ti ama da impazzire." Scuoto la testa "ho aspettato troppo, si è arreso. L'ho perso" singhiozzo "e lei, lei ha vinto di nuovo... perché lei c'è sempre, c'è sempre stata!" mi getto tra le sue braccia. Mi stringe forte. "Ok, ora calmati. Ora calmati. Parliamo dopo che ti sarei calmata. Non sto capendo niente." Mi alzo, tiro le ginocchia al petto. "Ti faccio una tisana ok? aspettami qui." Annuisco mentre piango e tremo. Arriva con la tisana, ma come la avvicino al naso, devo correre in bagno, un conato di vomito mi sale in gola e vomito ancora. Marlen mi mantiene la fronte "tesoro, calmati. Ti prego. Mi stai facendo preoccupare." Mi alzo mi sciacquo il viso. Torniamo in salotto, mi metto a sedere. Lei sulla poltrona mi guarda. "Allora, ora che ti sei calmata mi vuoi spiegare cosa cazzo è successo." Ho smesso di piangere e allora gli racconto tutto, della casa, della nostra litigata, del fatto che ho capito che ho bisogno di lui. Gli racconto di quando arrivo a casa sua e di quando li vedo baciarsi davanti ai miei occhi e ricomincio a piangere. "JJ potevi almeno chiedergli delle spiegazioni. Non è detto che è come pensi tu." Mi viene vicino. Mi asciuga le lacrime. "Dio sono sicura che quell'uomo ora ti starà cercando per tutta la città. E sono sicura che è terrorizzato dall'idea che tu sia scappata di nuovo. Chiamalo" nego con la testa "Cazzo JJ, non puoi fare sempre così. Non puoi sempre scappare per paura. Perché hai così paura della felicità? Lo so io e lo sai tu che quell'uomo venderebbe un rene per farti felice. Quando capirai che non devi avere paura della felicità, soprattutto quando è ad un metro da te, devi solo allungare la mano e la sfiori con le dita" nego ancora "e se ha capito che io non potrò renderlo felice? E se ha capito che vuole stare con lei e che io non posso dargli niente e lui del mio niente non sa che farsene." Le mia alza il viso. "Io non credo che sia così ma cazzo se lui ha deciso questo, lo devi sentire dalla sua bocca, accettarlo e andare avanti. È già successo una volta, sopravvivrai" annuisco "sopravvivrò, sono anni che lo faccio. Ma quando anch'io come tutti potrò vivere, quando?" appoggio la testa sulle sue gambe. Lei mi accarezza il viso. Poi mi guarda il viso struccato, le scarpette, il maglione e da Marlen sbotta "Cazzo per andare in giro così conciata tu, era davvero una grande rivelazione" scoppiamo a ridere perché lei riesce sempre a farmi ridere. "Posso rimanere un po' qua? Ho bisogno di qualche giorno per riprendermi. E non voglio tornare a casa." lei annuisce. "E puoi chiamare Trevor e delegargli tutte le mie udienze per questi due o tre giorni." Annuisce ancora "sei sicura?" "Si, si ho bisogno di staccare un po', di pensare. E non dire a nessuno che sto qua. Soprattutto a lui. Per ora non voglio parlargli." Mi guarda corrucciata. "ok, ok avvocato come vuoi. Ma ti do due giorni. Capito. Ok?"
Passo due giorni a casa di Marlen e non faccio altro che dormire e vomitare. Marlen ogni volta che esco dal bagno, mi guarda e sospira. Io abbasso la testa e torno sul divano a commiserarmi. Dormo e ancora dormo. Perché quando dormo posso fingere che il mondo non mi sia di nuovo crollato addosso. Quando sono uscita di casa due giorni fa ho lasciato il telefono sul tavolino. Marlen ha avvisato tutti che stavo un po' da lei. Immagino mio padre quando ha saputo di nuovo che sua figlia è crollata di nuovo. Penso a quanto ancora una volta l'ho deluso e mi si forma un nodo in gola. Vorrei piangere ma non ci riesco credo di aver finito le lacrime. Bussano alla porta, Marlen va ad aprire ed il quartetto d'archi si è riunito di nuovo. Sono tutte in piedi di fronte a me. Mi sembra di stare davanti ad un plotone di esecuzione. Mi alzo e mi metto seduta. E parlano tra di loro, come se io non ci fossi. Jamie guarda Marlen e poi dice "da quanto tempo sta così?" "Due giorni. Dorme. Mangia un po', ma poi vomita tutto. Insomma come già vi ho accennato dorme e vomita" Taylor e Madison scuotono la testa. Vedo che Madison ha un sacchetto in mano. Improvvisamente lo apre e lo svuota sul tavolino davanti a me. Io guardo quelle tre o quattro confezioni che ho davanti. Ne prendo uno e leggo test di gravidanza. Scoppio a ridere e mi guardano tutti come se fossi pazza. "Che cazzo ridi?" sbotta Taylor. Io indico il test che ho tra le mani e scoppio di nuovo a ridere, quasi fino ad arrivare alle lacrime. Mi guardano tutte con un sopracciglio alzato. "Non dovevi portarmi questi, ma solo dei farmaci anti vomito. È solo influenza." Madison mi guarda furiosa "Non fare la stupida. Non ho mai visto un'influenza che va e viene. Non è che una ha l'influenza solo di prima mattina, ho quando tenta di mangiare qualcosa. Queste sono nausee gravidiche, le ho avute in tutte due le gravidanze. So di che parlo." Lancio il test sugli altri "tu sei pazza." E torno a ridere. Queste stanno fuori. Incinta, io? E rido ancora di più. Mi sono quasi massacrata per avere un bambino con Jimmy. Migliaia di dollari bruciati in cure che hanno fallito miseramente. Jamie si siede affianco a me "da quanto non hai il ciclo?" "Mesi, ma è sempre stato così. Forse due o tre che cazzo vuoi che ricordi. Non lo noto neanche più se arriva o no" Taylor prende parola "hai fatto sesso non protetto?" butto gli occhi al cielo. Chi mi ha mandato queste tre pazze oggi. Già sto a pezzi, non voglio sentire anche i loro vaneggiamenti. "Ma insomma è il tribunale dell'inquisizione? Comunque si ho fatto sesso non protetto. Già mi ha protetto la natura non mi serviva un preservativo." Ma Marlen si avvicina come una furia, prende un test me lo sbatte in mano "Insomma brutta stronza, prendi questo test vai in bagno e piscia sopra sto coso. E se non è, non è. Sarà influenza come dici tu. Ma fallo così buttiamo tutto e vai dal dottore per l'influenza ok?" è rossa in volto. Alzo le braccia in segno di resa "ok, ok. Ma lo faccio solo per tranquillizzarvi." Vado in bagno, scarto il bastoncino. Per fortuna faccio subito pipì lo lascio sul lavandino. Torno in cucina. Le trovo tutte sul divano a fissarmi. "fatto contente?" Madison annuisce "dove sta il test?" sbuffo "di là sul lavandino." Vado in cucina, mi servo un bicchiere di acqua, lo sorseggio. E guardo fuori dalla finestra. Sarà il milionesimo test che faccio. Dio ancora ricordo ogni volta la delusione negli occhi di Jimmy quando guardava il risultato. E io mi spezzavo di nuovo in mille pezzi. Tutte le speranze infrante. Ogni cura un fallimento. Ogni volta una tragedia che mi dilaniava, mi spezzava il fiato. Le gambe cedevano. Crollavo sul letto e piangevo e poi dormivo per giorni. Giorni e giorni a rincorrere un sogno. Ecco cos'è rimanere incinta un sogno, che s'infrange ogni volta che mi sveglio. Sento un grido. Corro di la vedo Jamie che saltella, con le lacrime agli occhi. La guardo saltare, agitarsi, stringe al petto il bastoncino. Inizio a non capire più niente. Inizio a tremare, le altre si avvicinano a Jamie guardano il bastoncino, scoppiano a ridere e a piangere. Saltellano si abbracciano. E io sono ferma lì, con il cuore in gola. Non riesco a muovere un muscolo. Jamie si avvicina, con il bastoncino in mano, mi guarda, piange a dirotto. Allunga la mano e mi mette il bastoncino in una mano. Lo stringe nel mio palmo. Non so dove prendo la forza di avvicinare la mano a viso. Abbasso lo sguardo. E lo vedo, vedo la scritta INCINTA. Alzo lo sguardo verso mia sorella, che tra le lacrime mi prende il viso "Auguri Jenni, sei incinta" e mi abbraccia. Io non riesco ad abbracciarla, stringo il test al petto. Mentre lacrime di gioia, di pura incontrollabile gioia mi scivolano dagli occhi. Sento tutte le altre stringersi intorno a noi. Piangiamo e ci abbracciamo. Incinta, sono incinta. Di nuovo. Dopo 10 anni. Sono incinta di nuovo, di lui. Perché quell'amore folle vince ancora. Sulla scienza, sulla natura, su di me, sulle mie insicurezze. Vince sul passato, sul dolore, sul destino. Vince ancora. Vince sempre. Ed è proprio ora di accertarlo, davvero.
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Fiori D'arancio. Ancora noi.
ChickLitJenni ha 31 anni è un avvocato matrimonialista e la sua vita a Los Angeles è tutta lavoro e carriera. Ma dopo anni trascorsi così, decide di tornare a casa. A Roseburg, Oregon. Non è più la ragazzina insicura e timida che a 21 anni scappa dalla sua...