Capitolo 21

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É venerdì pomeriggio. Di fronte ho i coniugi Smitt. Lui ha 40 anni, un bell'uomo, alto, distinto, occhi verdi, capelli castani un pò brizzolati sui lati. È un assicuratore. Vuole il divorzio. Lei bionda, formosa, grossi occhi azzurri. Una bellissima donna, sofisticata, con il suo girocollo in perle e il twinset Chanel. Davvero una bella coppia. Incarnano il prototipo americano della coppia perfetta. Si sono conosciuti al liceo e dopo la laurea di lui si sono sposati. Lei la mogliettina devota che lo aspetta nella loro bella casa, con la cena nel forno e il grembiulino in vita. 15 anni di matrimonio, due figli, e una vita semplice. Lavoro, casa, figli, domeniche in parrocchia e pranzi in famiglia. Un vero quadretto felice. Se non fosse che lui da due anni ha un amante, più giovane, più attraente, più disinibita, e nonostante la cosa sia venuta alla luce, la signora Smitt non molla. Non vuole il divorzio. Vuole la sua famiglia, vuole di nuovo suo marito, vuole la sua vita di facciata. Perché? Non capisco il perché una donna, una bella donna si debba accontentare di un uomo, che gli ha più volte ripetuto in faccia che non la ama più. Che per lui è finito tutto, l'amore, la passione, la voglia di stare insieme, e sta lì ad insistere ancora. "Sam, ti prego non mandare tutto all'aria. Io ti amo possiamo farcela" io guardo gli occhi di questa donna, che ha donato la sua vita e quest'uomo e la prego in cuor mio di non pregarlo più. Dio ho una rabbia dentro. Vorrei dirle svegliati, non vedi che non c'è più niente. Non puoi fare più niente è finita. Non pregare, mi stai uccidendo. "Faith no. Mi dispiace. Non posso più. Non posso. Tornare a casa la sera, guardarti mentre mi prepari la cena con devozione, prepararmi i vestiti sul letto al mattino. Occuparti di tutto della casa, dei figli. Io non posso leggere nei tuoi occhi l'amore e sapere che dentro di me non c'è più niente nei tuoi confronti. Basta, ti prego firma. Questa situazione fa più male a te che a me. Ti ho lasciato la casa, la macchina, la casa al mare, una bella rendita mensile." Ma lei si alza con gli occhi pieni di lacrime e io seduta sulla mia bella persona resto a guardare senza parole, la disfatta di un amore. E cazzo sono 8 anni che faccio questo mestiere e fa sempre male anche se non li conosci. "Non voglio la macchina, la casa, non voglio niente. Io... io voglio solo mio marito, la mia famiglia." E si risiede singhiozzando. Allora intervengo. "Ok, signori Smitt. Mi rendo conto che è una brutta situazione. I vostri sentimenti sono diversi e le vostre decisioni contrastanti. Allora facciamo così, prendetevi un altro po' di tempo per metabolizzare la cosa. E ci vediamo la settimana prossima. E vediamo come possiamo risolvere la cosa al meglio. Ok?" entrambi annuiscono. Lui agitato. Lei distrutta. "Signora Smitt" lei alzo lo sguardo su di me. "Mi dispiace, ma a volte bisogna capire quando lasciare la presa. Ci pensi su, lei merita un uomo che la ami per la donna meravigliosa che è." Lei annuisce tra le lacrime prende la borsa ed esce dallo studio. Mentre do la mano al signor Smitt, dalla porta vedo entrare Tim come una furia dalla porta. É un concentrato di rabbia.

"Davvero? Davvero Jenni?" e scoppia a ridere sarcastico. Aspetto che il signor Smitt esca e chiude la porta. E poi dall'interfono sento Marlen dire: "Jenni ho provato a fermarlo ma era una furia." In effetti. Da come ha i pugni chiusi, gli occhi ridotti a due fessure, la mascella serrata. È già tanto che ci ha provato. Mi rimetto a sedere. "Buongiorno Tim, tutto bene?" "Buongiorno un cazzo. Hai dato la mia pratica a Trevor il coglione?" Gli faccio segno di sedersi, ma lui resta in piedi di fronte a me, con le mani appoggiate alla scrivania. E allora continuo "Trevor, non è un coglione anzi è un bravissimo avvocato. Ci siamo sentiti questa settimana ed insieme abbiamo concordato i termini e tutto sia del divorzio, sia dell'azienda. E poi si, gli ho dato la tua pratica perché io non posso occuparmene. E non capisco come questo ti stupisca" lui batte una mano sulla scrivania, e io sussulto. "Oh credimi non sono affatto stupido del tuo comportamento. Sono anni che scappi, dai problemi, dalle difficoltà, da me, da tutto. Non fai altro che scappare. Dimmi JJ di cosa hai paura. Di cosa" mi alzo anch'io "io non ho paura di niente." Ma lui scuota la testa "Non mentire. Tu hai paura, una fottuta paura. Di me, di te, di noi. Hai sempre avuto paura. Cazzo Jenni, se tu capissi che oltre quella stupida paura, c'è un mondo di felicità, cazzo JJ come fai a non vederlo!" abbassa la testa. "Chi ti dice che in questo mondo di felicità centri tu. Sei sempre stato così sicuro di te." Sorrido beffarda. "Chi ti dice che io con te sarei felice. Sei così.. così.." ringhio di rabbia " sei sempre stato così presuntuoso di pensare che tu fossi il meglio per me, ma cosa ti da tutta questa sicurezza." Alza la testa, mi guarda fisso negli occhi. "Il nostro legame. Ecco cosa mi da questa sicurezza. È speciale. È sempre stato forte, intenso, a tratti folle, ma cazzo c'è tutto tra di noi. C'è passione, c'è tenerezza, c'è devozione, c'è..." vorrebbe dire amore, ma ad aver paura ora è lui. E infatti tace e io riprendo. "senti Tim, parliamoci chiaro. Io non potevo occuparmi del tuo divorzio. Non sarei stata professionale. Non sarei stata lucida." Alzo le mani sulla testa "Cristo Tim, abbiamo fatto l'amore, abbiamo parlato del tuo rapporto con tua moglie e non come legale e cliente. Ma come.." non trovo le parole. "non so neanche definirlo il come. Ma io non posso avere tu e tua moglie qui davanti e mediare il vostro divorzio. Non sarei un buon avvocato e poi io.." mi si spezza il fiato "io non voglio sentire dettagli su di voi. Su questi dieci anni. Non ce la faccio. Scusami ma non ce la faccio." Ma lui mi attacca di nuovo "e sentiamo JJ cosa puoi fare tu quando si tratta di noi, cosa? Non puoi stare con me. Non puoi stare senza di me. Non puoi darmi niente. Ma non puoi non darmi tutto e neanche te ne accorgi di quanto mi dai. Cristo!" batte di nuovo il pugno sulla scrivania "ma puoi scappare sempre. Tu riesci solo a scappare di fronte a me e questo mi fa tremare di rabbia. Per una volta in vita tua, fermati a pensare, per un attimo fermati e deciditi. Non puoi venire qui, stravolgere di nuovo il mio mondo, fare l'amore con me, aprire il tuo cuore a me. Dirmi finalmente una cazzo di verità e poi e poi lasciarmi di nuovo solo in balìa di tutto quanto." Si passa una mano tra i capelli è esausto. Io lo faccio impazzire. E infatti "mi farai impazzire, lo hai fatto 10 anni fa e lo fai ora. Lo capisci che non è un gioco. Io non sono il tuo giocattolo. Vieni, ci giochi e poi lo butti di nuovo via, io non sono il tuo fottuto giocattolino" "ma che cazzo dici? Credi che per me sia un gioco, tu, io, quello che abbiamo vissuto dieci anni fa. Quello che abbiamo vissuto ora. Tu sei pazzo se lo credi" ma lui mi guarda con gli occhi iniettati di sangue "e dimmi tu a quello che devo credere, dimmelo tu per una volta. Per una volta e per tutte dimmelo tu a che cazzo devo credere" io lo guardo e non so che rispondere. Boccheggio "appunto non lo sai neanche tu." Prende e va via.

Mi accascio sulla sedia. Entra Marlen. Si siede di fronte a me "ha ragione Jenni" la guardo come a dire come fai a dirlo. Lei mi indica l'interfono "l'hai lasciato aperto, non ho potuto fare altro che ascoltare" socchiudo gli occhi, mi massaggio le tempie. "Che devo fare Marlen. Che devo fare con lui? Io non lo so che devo fare." Sento che sospira. "Sarò diretta, forse anche troppo diretta. Ma qualcuno deve pur dirti la verità." Annuisco, e la guardo. "Jenni, Tim ha ragione tu hai paura. Hai una tremenda paura. E non capisco perché una donna come te, cazzuta, forte, sicura di sé ha così paura di un uomo. Di quell'uomo, che forse non ti ha detto che ti ama, ma diavolo più chiaro così si muore. Non sa più come cazzo fartelo capire. I suoi occhi parlano di te, le sue mani tremano per te. Il suo cuore ha scelto te e non ora credo dal primo istante. E tu non fai altro che respingerlo" cerco di ribattere, alza la mano per fermarmi "e non dire che per te non è lo stesso. Perché io ti ho vista dopo il divorzio, ti sono stata vicina e non hai sofferto neanche un giorno, come stai soffrendo oggi, oggi che lui ti ha sputato in faccia tutto. Niente ti ha mai colpito, come le parole che lui ti ha detto oggi. Se tu lo ami almeno un quarto di quello che mi stanno dicendo i tuoi occhi è ora di agire. È ora di riprenderti la tua felicità. Fanculo la paura. Non c'è più niente da aver paura. Sii felice Jenni. E fallo per te, per nessun altro. Perché te lo meriti. Davvero. Non scappare più. Accettalo. Si è una amore folle, ti prosciuga forze, energie. È spaventosamente forte, intenso. Ma se non fosse stato così, non staresti qui dopo dieci anni, su quel burrone con la paura di lanciarti ancora una volta. E questa volta credimi me lo sento, non cadrai. Questa volta spiccherai il volo. Buttati."

Fiori D'arancio. Ancora noi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora