Capitolo 12

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Novembre era iniziato ancora con la pioggia. Per fortuna avevo ritirato l'auto. E spostarmi tra l'ufficio e il tribunale era diventato più facile. Da quel giorno di ottobre, non ho più visto nessuno. Mio padre ha cercato di contattarmi più volte, ma io staccavo la telefonata. Non ero arrabbiata con lui. Mi vergognavo. Vedere il dolore sul suo viso ancora una volta per colpa mia, mi aveva devastato. Ero stata per troppo tempo la sua preoccupazione più grande. Da adolescente l'ho fatto disperare, il motivo sempre lo stesso. Tim. Lui voleva che io interrompessi quella relazione che definiva "malata", ma più lui mi imponeva di lasciarlo più io facevo di tutto per portare avanti il nostro rapporto. Nonostante anch'io mi era reso conto che era una relazione strana. Ma lo amavo tanto, troppo, non sapevo rinunciare a lui. Lo adoravo. E speravo che un giorno con il tempo, Tim sarebbe cambiato. Avrebbe lasciato il suo modo di amare come se fosse una guerra e mi avrebbe amato a modo mio. Ma nessuno impara ad amare se non c'è qualcuno che glielo insegna. E io all'epoca ero solo una bambina, non potevo insegnargli niente. Non perché non sapessi cosa insegnarli, ma perché avevo paura che se il mio modo non sarebbe andato bene per lui e allora lo avrei perso. E la piccola JJ poteva soffrire, poteva morire dal dolore, poteva annientarsi, poteva plasmarsi a lui, al suo amore, ma una cosa, una cosa sola non poteva fare. Ed era perderlo. Non potevo. E allora preferivo assecondarlo. L'importante è che non sarebbe andato via da me. Ma quando tenti di cambiare te stesso, per accontentare gli altri, ferisci più gli altri che te stesso. Perché quando arriva quel punto del non ritorno. Perché prima o poi arriva, esplodi con una forza devastante. E ad essere colpito per primo è proprio colui che volevi accontentare.

Le ragazze mi hanno aggiunto al gruppo, rinominato "sesso per JJ". A quanto pare queste donne sposate con figli fanno più sesso di me e non accettano che io stia digiuna da 3 anni. Ho cercato di spiegargli che la mancanza di sesso, non è un problema per me, ma loro insistono che una sana scopata senza complicazioni sia quello che mi serve. Bastasse un po' di sesso! Comunque abbiamo riso e scherzato sul problema ma nessuno di loro ha più accennato al mio crollo emotivo. Mi sono tenuta per me il bacio che c'è stato tra me e Tim. Non avrei retto i commenti. In realtà non volevo commenti. In effetti ho cercato io stesso di non pensarci. Perché troppe domande mi giravano in testa. E poi il mio stupido cuore ha iniziato a battere in uno strano modo, come quando ci si aspetta qualcosa. E quel qualcosa non è arrivato. Da quel bacio, Tim è praticamente scomparso. Non mi ha fatto ancora recapitare i documenti. E forse è meglio così. Si sarà reso conto che per noi non è possibile avere un rapporto professionale. Avrà trovato un altro legale. Meglio così. Perché udite udite stasera ho un appuntamento. Dopo due mesi di avance, corteggiamento serrato, fiori, paroline accattivanti ho accettato la famosa cena di Joey. Le ragazze dicono che è la volta buona che faccio un po' di sano, ricostituente sesso occasionale. Lo dicono, ma non ci credono neanche loro. Il sesso occasionale non fa per me. So fare l'amore, ma il sesso fine a stesso mai fatto. Poi se Joey farà il miracolo lo scopriremo solo vivendo.

Ed eccomi qui, dopo aver passato tutto il giorno in un centro estetico, dove mi sono fatta praticamente da capo. Manicure, pedicure, ceretta completa e persino un massaggio mi sento pronta. Mi sono fatta aggiustare i capelli ricci, in uno chignon spettinato, con qualche ciocca che mi scende sul viso. Mi sono truccata, con una bella sfumatura nera e rossetto rosso sangue. Ho indossato il mio body in pizzo e satin nero, che tiene la mia 4 perfettamente su. Metto le autoreggenti nere e il mio bellissimo abito di velluto nero, con corpetto a cuore super scollato, che copre le braccia e la scollatura con un velo sottilissimo trasparente. Calzo le mie decolté di vernice nera, con punta stretta e tacco a stiletto. Prendo il cappotto e la clucth nera di vernice, ci metto dentro il rossetto il portafoglio e il telefono. Una spruzzata di profumo e orecchini a goccia oro. Mi do un ultimo sguardo allo specchio. Joey ha detto mettiti elegante, più di così non posso. Il vestito è corto ma non troppo, stringe sulla pancia e scende a ruota sui fianchi. Voleva passarmi a prendere, ma ho detto che lo avrei raggiunto con la mia auto. Andare con una macchina, troppo pretenzioso per il primo appuntamento. Magari se sto in difficoltà, salgo sul mio SUV e scappo via. Come nella mia logica già collaudata. Non sarebbe la prima vota che scappo via da una cena galante. Guardo l'ora quasi le 20. Metto il cappotto lo abbottono tutto perché fa un freddo cane, chiudo la porta e scendo le scale avviandomi verso il garage. Alzo lo sguardo e vedo un SUV blu, fermo nel mio vialetto. Socchiudo gli occhi come a dire Dio perché mi fai questo, proprio ora. È un incubo. Mi avvicino all'auto. Tim abbassa il finestrino "ciao" e mi guarda dalla testa ai piedi. "Stai uscendo? Ero venuto a portarti questi", io guardo la cartellina che ha tra le mani. "Ciao" me la da, la apro e trovo i documenti che gli avevo chiesto. "Oh si i documenti! Avresti potuto portarmeli lunedì. È venerdì sera." Lui continua a guardarmi, mentre io spulcio tra i documenti "stai uscendo?" non demorde. "Si, una cena!" "Con Trevor il coglione?" e io sorrido, ancora guardando i documenti. "No con Joey" e lui spara secco "ah, quindi ci sei cascata?" io chiudo la cartellina. E gliela ripasso. "Tranquillo è una vita che non ci casco più. Comunque mancano gli assegni. Quelli di tua moglie. Riportamela quando sarà completa." Lui è in macchina, io fuori in piedi. "Aspetta, guarda in queste altre cartelline. Entra in macchina ti congelerai." Furbo. "Tim, ho un appuntamento, sono pure in ritardo. Ci vediamo lunedì e controlliamo tutto." Ma lui apre la chiusura centralizzata e mi fa segno di entrare. "Dai JJ che ci vuole. Entra e controlliamo, giusto due minuti. E poi non sai che la donna deve farsi desiderare?" certo certo stronzo. Entro in auto. Appena chiudo la portiera, sento che si è attivata la chiusura centralizzata, mentre mi poggia in mano un altra cartellina. Non faccio neanche in tempo ad aprirla, che sento la macchina ripartire. Vedo che abbandoniamo il vialetto e stiamo già in strada. "Tim dove cazzo vai?" e lui non curante del mio tono incazzato nero mi lancia uno sguardo "a prendere gli assegni!" "Ma vai da solo a prendere gli assegni." Tento di aprire la portiera ma è bloccata. Lo guardo, lui mi guarda inarca le sopracciglia e le riabbassa velocemente con un sorriso a 24 denti "la fortuna di avere le portiere a prova di bambine capricciose." Batto un piede a terra "Tim fermati immediatamente! Tu sei pazzo. Completamente pazzo. Riportami indietro. Subito." Ma lui continua guidare e accelera ancora di più. In quest'auto fa un caldo infernale. E mentre sbraito e impreco senza alcun ritegno mi tolgo il cappotto. Non l'avessi mai fatto. Frena di sbotto e sono costretta a mantenermi sul cruscotto. Mi volto e lo trovo a fissarmi, intensamente. Il suo sguardo fa un rumore assurdo dentro me, su di me. Mi sta letteralmente divorando. Abbasso lo sguardo, imbarazzata. Lo sento sta scoppiando la scintilla. La sento. La avverto nell'aria. L'abitacolo è saturo di elettricità. "E tu stavi andando ad un appuntamento, con Joey, vestita così." Una risata ironica. "Avessi tolto il cappotto prima, non avrei neanche fatto la scenetta dei documenti. Ti avrei caricata in spalla e portata via." E mi balena un idea. Lui riprende a camminare. "Tu sapevi del mio appuntamento. Tu sapevi di Joey. Di stasera. Ooooo ora capisco la pantomima dei documenti. Tu sei il demonio in persona!" "Puoi ben dirlo! E non ti sprecare a telefonarlo. L'ho già avvisato io che non saresti andata. Ne stasera, ne mai." Lo schiaffeggio sulla spalla, lui alza il gomito per difendersi e ride. Lui ride. "Brutto stronzo, non ridere sai." E continuo a schiaffeggiarlo "e poi questo è un reato. È sequestro di persona. Non puoi portare in giro la gente contro la propria volontà!" "Si si avvocato, continui pure. Mi denunci. Mi faccia arrestare. Mi faccia rinchiudere. Ma sappia che neanche la prigione potrà tenermi più lontano da te! Ci siamo intesi?" mi imbroncio. Metto le mani incrociate sotto il seno. "Ecco resta cosi per tutto il viaggio. Ma non credo che durerà molto. Ci schianteremo in due minuti. Metti in mostra qualcosa che attira tutta, ma proprio tutta la mia attenzione." "Pervertito." Tolgo le braccia. Mi fingo incazzata. Ma dentro, dentro sto morendo di eccitazione. Solo lui può farmi incazzare ed essere felice di essermi incazzata. Solo lui, mi fa sentire così viva. Pronta a tutto. Solo lui. Da sempre. E ormai credo per sempre.

Fiori D'arancio. Ancora noi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora