Capitolo 17

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Mi alzo dal letto. Vado in bagno, mi sciacquo il viso. Prendo un pantalone di tuta dalla cabina armadio. Mi infilo sopra la felpa che avevo ieri sera. Scendo in cucina. Accendo la macchinetta del caffè. Nel frattempo prendo la borsa, afferro il telefono. Sullo schermo 250 messaggi nel gruppo delle ragazze. Sorrido. Apro la chat. Leggo i primi messaggi, in cui mi chiedono di aggiornarle sulla cena e sul dopo cena. Mi chiedono se ho fatto sesso. Man mano che avvertono la mia assenza, sento i loro messaggi preoccupati. Marlen azzarda che Joey è un serial killer e che mi ha ucciso e buttata in dirupo. Ipotesi alla Marlen. Scoppio a ridere. Leggo i messaggi di stamattina, sono davvero preoccupate. Prendo il caffè ed esco in veranda. Mi metto sull'altalena e scrivo sul gruppo.

Jenni: Buongiornoooooooooo

Dopo due secondi.

Marlen: Buongiorno un cazzo! Dove sei? Ti ho cercato ovunque! Brutta stronza irresponsabile.

Madison: stronza di merda, ci hai fatto morire di paura, dove cazzo sei?

Jamie: Buongiorno?? Buongiorno? Bastarda, non ho chiuso occhi. E tu te ne esci con buongiorno? Sei impazzita?

Taylor: e fatela parlare cazzo. Buongiorno bastarda, stronza, cretina. Dove cazzo stai?

Jenni: okok. Scusate. Ho sbagliato. Ma sono stata troppo impegnata. Ora leggete bene. HO FATTO SESSO!

Marlen: sesso? Cazzo siiiiiiiiiiiiii. E com'è Joey??

Taylor: Joey ha fatto il miracolo.

Madison: Dio grazie!!

Jamie: hai fatto sesso? Con Joey? Dove? Quando e sopratutto come è stato. Risposte immediate. Subito.

Scoppio a ridere.

Jenni: Ho fatto sesso, dopo 3 anni e l'ho fatto 3 volte. E Joy non centra niente.

Jamie. Oh!

Taylor: nooooooo

Madison:cazzo!

Marlen: e come è stato rifarlo con lui dopo dieci anni?

Jenni: e che ne sai che l'ho fatto con LUI?

Madison: Jenni, no. Cazzo.

Taylor: allora non hai fatto sesso. Non vale.

Jamie: come sei finita con lui? Dio mio papà avrà un infarto.

Marlen: Jamie non mettere tuo padre nelle conversazione di sesso. Quell'uomo mi fa tremare di paura. Perdo la mia solita verve se lo nomini. Dai brutta stronza dicci tutto.

E gli spiego tutto. E mentre mi perdo, nel racconto, sento la porta aprirsi.

Jenni: ora vi lascio è arrivato.

Marlen: dacci dentro troiaccia!!!

Vedo le altre scrivere. Ma chiudo la chat e rido.

"Perché sorridi?" mette le buste sul tavolo. "Ho avvisato le ragazze di dove stavo!" lui fa un espressione terrorizzate "mi uccideranno!" e scoppio a ridere. "In realtà, non ci crederai, non sono entusiaste che ho fatto sesso con te, ma sono contente che l'abbia fatto!" lui sorride "e perché?" e io divento rossa, in viso. Cerco di trovare le parole giuste, balbetto frasi sconnesse. Ma al diavolo la verità non è mai peccato. "Perché non facevo sesso da tre anni!" lui rimane a guardarmi. Con gli occhi sbarrati. "Tre anni?" abbasso lo sguardo. Bevo un po' di caffè. "Si, tre anni, da quando ho divorziato." Mi guardo una mano, vedo che trema. "Ho sempre fatto l'amore, non ho mai fatto sesso fine a stesso. Credo di non saperlo fare. Ho bisogno di trasporto e non solo quello fisico. Ho bisogno di provare emozioni per fare sesso. Lo sai per me il sesso è sacro!" lui si avvicina. Mi alza il viso. Lo trovo a sorridere. "E chi se lo scorda. Mi hai fatto aspettare 5 anni prima di farlo" e scoppia a ridere. Io divento ancora più rossa. "E dai!!" gli colpisco una spalla. "E la verità!" "Lo so, ma non rinfacciarmelo così!" "Non ti sto rinfacciando niente, esprimo i fatti!" continuiamo a guardarci "e ti è piaciuto? Dopo 3 anni dico? Ne è valsa la pena?" lo bacio "assolutamente"

Ci sediamo intorno al tavolo del portico, fa freddo ma il sole filtra e ci riscalda. Divoro il mio cornetto a marmellata di albicocca e il mio cappuccino con panna. Diavolo si è ricordato persino il gusto del cornetto. Mentre mangiamo mi scappa dalla bocca una frase, che mi pento di averla detta subito dopo. "E tu?" "Io cosa?" "Lascia stare" continuo a bare il mio cappuccino e guardo l'oceano. "8 mesi." non lo guardo, ma annuisco. "Da quando ho divorziato insomma." Lo sento esitare come se volesse continuare a parlare ma non trovasse il coraggio. Poi però spara a zero "con quanti uomini hai provato emozioni tali da andarci a letto?" mi volto. Lo guardo intensamente. Lo trovo a fissarmi il viso. Rivolgo di nuovo lo sguardo al mare. "Due. Tu e Jimmy, il mio ex marito. E tu?" si alza, appoggia i fianchi, sulla balaustra di fronte a me. Ci guardiamo. "Dopo di te, tante." Io sussulto. "Ma dopo mesi che eri andata via. In verità, all'inizio non ci riuscivo. Mi ubriacavo spesso, quasi tutte le sere. La tua assenza mi stava uccidendo. Non sapevo dove eri, con chi eri. Stavo impazzendo. Bevevo tanto. Mi aiutava a non pensare. Una sera una donna mi faceva compagnia mentre ci davo dentro con il gin. Non era brutta, non era un granché ma neanche brutta. Me la portai in auto, volevo far sesso. Volevo cancellarti. Ma quando si spogliò, quando mi saltò addosso. Io non sentivo niente. Niente. Il mio cazzo non ne voleva sapere. Morto. Anche lui come me, voleva solo te. Perché conosceva solo te." Mi guarda e nel suo sguardo vedo rabbia. Tanta rabbia. "La cacciai in malo modo e scappai via." Annuisco e guardo a terra. "Dopo altri tre mesi ero così arrabbiato, così furioso. Avevo bevuto tanto, troppo, vedevo il tuo viso ovunque. E cazzo ero incazzato nero. Presi la prima che mi venne vicino. La portai nel bagno del locale e la scopai forte." Una lacrima scende. "Da quella sera, ho iniziato a scopare spesso. Scopavo e basta. Dopo andavo via e di quelle donne non ricordavo neanche il viso, il nome. Poi conobbi Evelyn. Lei era diversa. Dolce. Comprensiva. Faceva poche domande. Si accontenta di quello che riuscivo a darle. E pure se era poco, non si arrendeva. E nonostante la scopassi e la mandavo via, tornava sempre. Dopo un po' che scopavamo, mi accorsi che lei iniziava provare qualcosa per me, volevo lasciarla. Ma lei mi disse che era incinta. E il resto lo sai. Ci siamo sposati. Poi è nata Lauren. E nonostante capisse che io non l'avrei mai amata come lei amava me è rimasta comunque. Anche se ad oggi mi rendo conto, che non doveva. Che io non dovevo restare. Perché lei non meritava la persona che ero con lei. Ma purtroppo, diamo sempre tutto a chi non merita niente. E niente a chi merita tutto." Su quelle parole. Mi alzo ed entro dentro e lo lascio solo. E sola entro in casa e corro sopra a piangere, chiusa in bagno.

Esco dal bagno, mi metto sul letto. Mi rannicchio su me stessa. Lui non mi ha seguita. Forse è meglio così. Ora come ora non so cosa avremmo il coraggio di dirci. Di sicuro niente di bello. Le sue parole mi rimbombano in testa e ricomincio a piangere. Credevo di aver sofferto tanto, credevo si stare per morire dal dolore più volte. Sentivo il dolore, crescere e spezzarmi, più e più volte. Ed oggi quello stesso dolore, forte, intenso, l'ho rivisto nei suoi occhi. Non ha pianto. Ma ho sentito fiumi di lacrime in quelle parole. Credevo di aver fatto la cosa giusta. Credevo che senza di me avrebbe trovato la pace. La mia versione degli ultimi tempi, quella che gli teneva sempre testa, quella che lo contraddiceva sempre, quella che chiedeva cose diverse da quelle che aveva sempre chiesto o meglio che chiedeva perché prima non l'aveva mai fatto. Quella nuova JJ che stava nascendo e prendendo forma, lo faceva impazzire. Lo faceva disperare. Più gli mostravo lati di me e più lui si incupiva. Non vedevo più sorrisi sulle sue labbra. Nell'ultimo anno avevo quasi dimenticato le sue fossette tanto che non sorrideva mai di cuore. Si era spento, la nuova me l'aveva spento. E io pur avendo sempre una paura fottuta di perderlo, pur amandolo sempre e solo alla follia, non riuscivo a tenere a bada la nuova me. Usciva spesso e vedevo lui soffrire, stare male. Non ho mai capito il perché mai. Ma sapevo di non renderlo più felice. Era l'ombra si stesso. Sempre sovrappensiero, sempre triste. E nonostante l'aria infelice, continuava a starmi accanto. Negli ultimi tempi prima che scappassi, se gli avessi detto voglio la luna, lui per non farmi andare via, avrebbe trovato il modo di portarmela. E più lui faceva così e più mi sentivo male. Eravamo caduti in un vortice di infelicità. Ci amavamo, ma eravamo infelici troppo. Scappare per me era l'unico modo per capire se quell'amore così puro bastava. Ma dopo ieri notte. Dopo stamattina. Forse bastava solo restare.

Mi addormento tra i miei pensieri. Credo di aver dormito un sacco. Infatti quando apro gli occhi. Il sole inizia a calare. Scendo in cucina e di Tim, non c'è traccia. Mi faccio un caffè, bello forte. Mi riscalda le mani, che avvolgo intorno alla tazza. Esco sul portico, l'altalena è vuota. Sospiro, alzo lo sguardo verso il mare. E lo trovo seduto sulla spiaggia con il viso rivolto al tramonto. Il vento gli muove i capelli. Le sue spalle forti, ampie ora sono piegate su loro stesse. Mi faccio coraggio e lo raggiungo. 

Fiori D'arancio. Ancora noi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora