Questa giornata sembra interminabile. Dopo che Tim è andato via e mi sono concessa un pianto liberatorio di circa 20 minuti, ma poi mi sono aggiustata il trucco e ho ripreso a lavorare. Ho incontrato clienti e scritto un paio di atti da presentare lunedì in tribunale. Sono le 17 di venerdì spengo il computer e mi avvio verso il mio appartamento. Chiamo mia mamma per dirgli che salterò la cena. Le dico che ho da sistemare gli ultimi scatoloni in casa. In realtà non ho voglia di vedere nessuno, soprattutto gli sguardi indagatori di mio padre, che si aspetta che ceda da un momento all'altro e dire che ancora non sa niente. Saluto Marlen con un segno della mano, non ho voglia neanche di parlare. Salgo sopra. Mi chiudo la porta alle spalle, corro in bagno a farmi una doccia di circa 20 minuti. L'acqua bollente mi scorre addosso e mi scioglie i muscoli. Solo ora mi accorgo che sono stata tesa tutto il giorno. Mi asciugo in fretta e indosso la camicia da notte e una vestaglia. Mi verso un grosso bicchiere di vino bianco, accendo la musica a volume cosi alto da superare i pensieri. Prendo il mio ultimo romanzo rosa e mi metto sul terrazzo sulla poltrona e inizio a leggere, ma non capisco niente. Non riesco a tenere il filo, chiudo il libro, mi accendo una bella sigaretta e mentre inspiro a pieni polmoni, mi perdo nella musica e nei pensieri. Mi porto le ginocchia al petto e da sola mi svuoto la mia bella bottiglia di vino mentre fisso il vuoto davanti a me. Credevo di essere forte per affrontare il mio passato. Ma a volte il passato torna, ti travolge e quella forza che credevi di avere e che ti sembrava invincibile, sparisce e rimani lì in balia di quelle emozioni, che non ti danno tregua. Ormai il cielo è nero, qualche nuvola copre le stelle e a tratti la luna. Rientro in casa, spengo la musica prendo qualche pillola per dormire e vado a letto.
Un rumore in lontananza mi fa svegliare. Il campanello. Mi rigiro nel letto e guardo la sveglia, le nove di sabato "chi cazzo è" chi osa disturbarmi di sabato. Mi alzo di sbotto, indosso la vestaglia e vado allo porta. Guardo dallo spioncino, un ragazzo che non conosco. Allora urlo "chi è" da dietro la porta una voce "il fioraio" tra me e me penso "questo Joey fa sul serio". Apro la porta e guardo direttamente tra le sue mani. Quando mi accorgo del grosso mazzo di fiori d'arancio che ha tra le mani, mi cade il mondo addosso. So per certo che non è Joey. "Signora buongiorno, una firma qui" metto la firma, lo ringrazio. E chiudo la porta e guardo il grosso mazzo di fiori, non c'è bisogno di avvicinarmi per sentire il profumo che mi invade le narici. Invade la mia casa. Invade me, ogni parte di me. Apro il bigliettino e come sospettavo "nessuno ti conosce meglio di me. Ho bisogno di te. Tim" e sotto c'è il suo numero di telefono. Chiudo gli occhi e mi perdo in quel profumo, in quel ricordo.
17 anni prima
"Dove mi porti?" dico mentre mi prende per mano. "Ti fidi di me?" si volta a guardarmi "credo di si, cioè si!" alzo gli occhi verso il suo viso. "Perché stiamo lasciando la festa?" "Devo farti vedere un posto. Oggi mentre aiutavamo Parker a sistemare le casse di bibite, sulla piscina ho visto questo cancello, l'ho superato e ho trovato questo piccolo parco" oltrepassiamo il cancello e vedo un piccolo parco davanti a noi, recintato con un steccato in legno bianco, un sacco di giostrine da bambini. Infondo c'è un altalena sotto un grande albero. Ci sediamo sempre mano nella mano "appena ho visto l'altalena, ho capito che ti sarebbe piaciuta." "In effetti è bellissimo e c'è un profumo qui fortissimo!" ispiro a pieni polmoni. Questo profumo è avvolgente. Lui mi indica l'albero sopra le nostre teste "sono i fiori d'arancio. Hanno un profumo bellissimo." Abbassiamo la testa e io guardo le nostre mani intrecciate. "E come mai hai pensato a me?" lui scoppia a ridere "in verità, ultimamente penso sempre a te" e io divento rossa dall'imbarazzo. Lui lascia la mia mano, passa il braccio sulle mie spalle e mi fa appoggiare la testa sul suo petto. Sento che mi tocca i capelli. "Mi piaci JJ" e io mi accoccolo più a lui. "Mi piaci dal primo giorno che ho messo gli occhi su di te. Dal primo istante in cui ti ho guardato negli occhi e mi accorsi che erano neri come la notte ma che brillavano più di una stella. Mi sei piaciuta ancora di più quando ti ho conosciuto. Più ti conoscevo e più mi piacevi. Più mi piacevi e più ti pensavo. Più ti pensavo e più volevo stare con te, e facevo di tutto per vederti, anche solo 10 minuti. Non vederti per un giorno era un'astinenza troppo lunga." Alzo il viso verso di lui. Ed ora stiamo occhi negli occhi, così vicini che i nostri profili si sfiorano. "Io..." balbetto "io credevo che fossimo amici". "Un amico? Oddio mi stai uccidendo. Un amico? Tu mi vedi come un amico" si alza d'improvviso e io rimango lì seduta. Avanza e poi si gira verso di me "oddio forse ho frainteso tutto. Io credevo. Cioè io avevo creduto che l'interesse fosse reciproco. Se è così lascia stare, fa finta che non ho detto niente" restiamo li a guardarci, e io penso tra me e me questo è pazzo. Sono due mesi che aspetto che lui faccia una mossa e ora dice che devo lasciare stare. Non esiste proprio. Non ha capito un cazzo. Mi alzo, mi avvicino a lui, gli metto le mani sul viso, mi alzo sulle punte, gli sfioro le labbra "e io che pensavo che non l'avresti mai detto! Sono due mesi che aspetto. Ma tu sembravi, freddo, scostante. Avevo paura che questa scintilla che sentivo quando ti stavo vicino la sentivo solo io. Ma tu mi piaci da morire, da impazzire" non finisco neanche di parlare. Tim mi bacia. E che bacio. Il mio primo bacio. Un incrocio di labbra, di lingue, di sospiri, di anime. Le sue mani mi tengono stretta a se così forte, talmente forte che mi sembra che non ci sia miglior posto al mondo dove perdermi. Sento i nostri cuori, stretti in questo abbraccio, battono talmente veloce, talmente vicino da avere lo stesso ritmo. I suoi occhi, oro colato che affondano nei miei neri come la notte. Incatenati, quasi come a dirsi perditi in me, non arretrare, non andare, resta qui. Lascio andare le mie mani dal suo viso. Scendendo fino al suo petto, le poso sul suo cuore e lo sento battere cosi forte che mi si spezza il fiato. Ci sfioriamo le labbra, che quasi tremano al distacco. Tim appoggia la sua fronte sulla mia, le sue labbra si aprono in un sorriso disarmante, alzo gli occhi. Li punto nei suoi. Non abbiamo il coraggio di parlare, forse per non spezzare quest'attimo così pieno di niente eppure così strapieno di noi. Mi inchioda a se con lo sguardo e poi sussurra un "mmm" e io sorrido. "Oddio hai rovinato tutto" dico in un sospiro "perché" sorride sornione. "Immaginavo un finale più intenso per questo momento" Mi prende il viso tra le mani, mi sfiora le labbra tra un sospiro e mi sussurra "non c'è un finale per questo momento" un altro bacio a fior di labbra. "E' solo un inizio" impaurita, rallento la presa sui suoi fianchi. "Inizio di cosa?" "Jenni io non so di preciso di cosa o di come o di quando. Sarò sincero, ho 14 anni un po' poco per dirti cosa ne sarà di me domani, o tra un mese o tra un anno. Ma posso dirti cosa voglio adesso e voglio te" mi bacia di nuovo e porta le mie braccia al suo collo. Io le intreccio d'istinto. Mi prende per i fianchi. Alzo lo sguardo. Si avvicina al mio orecchio e sussurra: "voglio ancora baci come questi, voglio abbracci sotto le stelle, sotto la pioggia, alla luce del sole. Voglio milioni di questi abbracci. Voglio i tuoi sorrisi, tutti e voglio essere io a farli spuntare. Voglio tutto. Voglio tutto questo. Voglio te. Tu lo vuoi?"
Colta da una valanga di brividi, abbasso lo sguardo. Ora come ora non saprei mantenere il suo. Ora come ora non saprei mantenere niente. Forse neanche me stessa. Ho le gambe che mi tremano. Le mani mi sudano. Io voglio questo? Certo che lo voglio. E' stato talmente forte, dolce, coinvolgente. È stato talmente tutto. Che vivere un solo istante così mi fa talmente paura. Paura che non riuscirò più farne a meno di uno solo. Figurati di tanti istanti così. Come potrei alzarmi un mattino e sapere che non ci sarà più tutto questo per me. Ho paura di buttarmi in questa cosa. È stato troppo intenso. "Ho paura" sputo fuori. "Di me?" "Si, cioè no, non so come dirlo" mi stringe ancora di più. "Parlami" tiro un sospiro. "Ho paura di stare male, di soffrire" "oh Jenni credi che io non abbia paura?" mi alza il mento e mi guarda. "Sei la ragazza più bella che abbia mai visto. Sei intelligente, divertente. Sei diversa da tutte le altre. Tu hai guardato me, nonostante non sia una cima a scuola. Nonostante non sia il solito belloccio palestrato che corre dietro un pallone. Stai guardando proprio me adesso, che ho qualche chilo in più e ho un carattere di merda. E cazzo si ho paura, una fottuta paura. Perché un giorno non ti accontenterai più di questo disastro. Ma non posso lasciarti andare senza averci almeno provato." "Tu non sei un disastro, certo hai i tuoi momenti no, sei un po' arrogante, a tratti insopportabile. Sei fastidioso il più delle volte..." "la lista è lunga?" sorrido, lo stringo forte, mi avvicino al suo orecchio. "Nonostante tutto sei perfetto per me" e poi di getto mi butto sulle sue labbra. Lo bacio mossa da una paura fottuta ma anche da una scarica di adrenalina. E sulle labbra gli dico "si lo voglio, lo voglio davvero" mi tira a se. "Diavolo pensavo che non l'avresti più detto. Mi hai fatto sudare." "Devo dire che il tuo discorso è stato perfetto. Soprattutto quando hai detto che sono bellissima, intelligente..." mi zittisce con un bacio. "Signorina faceva tutto parte del copione, non sono il tipo da grossi slanci affettivi!" "Dai che sei un romanticone" dico sorridendo. "In effetti sarei un romanticone, se adesso ti facessi notare che dalla festa arriva questa musica. E sarei ancora più romantico se ora ti stringessi a me e ci dondolassimo in questo goffo ballo" balliamo e guardandoci negli occhi, sorridiamo. Improvvisamente mi ritrovo a testa in giù in uno sgraziato casquè e io mi perdo in una risata a cuore aperto. Lo guardo e compare la mia ossessione, il suo viso splende quando il suo sorriso si allarga e arrivano quelle maledette ma bellissime fossette. Mi riporta su, stringendomi ancora più forte "e sarei ancora più romantico se ora ti sussurrassi le parole dolci di questa canzone. "Although loneliness has always been a friend of mine. I' m leaving my life in your hands. People say I' m crazy and that I am blind. Risking it all in a glance and how you got me blind is still a mystery. I can't get you out of my head" Lui continua a sussurrare dolci parole nel mio orecchio, continuiamo a dondolarci mentre la luna ci illumina e un intenso profumo di arancio ci avvolge in un attimo che sembra eterno.
STAI LEGGENDO
Fiori D'arancio. Ancora noi.
Chick-LitJenni ha 31 anni è un avvocato matrimonialista e la sua vita a Los Angeles è tutta lavoro e carriera. Ma dopo anni trascorsi così, decide di tornare a casa. A Roseburg, Oregon. Non è più la ragazzina insicura e timida che a 21 anni scappa dalla sua...