Children

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"Andrea, vieni! Giovanni è caduto!"
Il bambino di nome Andrea, che al momento si trovava seduto su una panchina vicino al campetto da calcio, si vide correre incontro il suo compagno di giochi Leo.
"Sbrigati, corri!"
Lo prese per mano strattonandolo verso il campetto.
"Ma che ha?"
Chiese Andrea preoccupato.
"Ha sbattuto la testa cadendo, quando ha provato a rialzarsi ha vomitato"
Il bimbo impallidì leggermente, poi corse in aiuto del suo migliore amico.

Quando arrivò al campetto vide subito un capannello di persone in un angolo attorno a una figura per terra, e si affrettò a raggiungerle.
"Fatemi passare, spostatevi!"
Disse brusco ai bambini che gli bloccavano il passaggio.
Quelli si affrettarono a scansarsi, e finalmente lui lo vide.

Era seduto per terra, i pantaloncini da calcio sporchi di erba e una scia di sangue che gli colava sulla tempia mischiandosi con le lacrime che gli rigavano le guance.
Aveva la bocca ancora sporca di vomito, e accanto a lui giaceva un secchio.
"Cos'è successo?"
"Sono caduto"
Rispose lui.
La sua voce rotta lo fece rabbrividire.
Andrea si guardò rabbiosamente intorno.
"Qualcuno lo ha fatto inciampare?"
"No, no! È caduto da solo!"
Leo si affrettò a rispondere. Conosceva bene Andrea: era un bambino chiuso, che parlava di rado e con poche persone, ma era davvero meglio non farlo arrabbiare.
Lui guardò intensamente Giovanni negli occhi.
"Sono caduto da solo...aiutami, mi fa malissimo la testa"
Due lacrimoni si aggiunsero alla scia che gli scrostava lo sporco dalle guance.
"Vieni qui"
Tese le braccia per sollevarlo.
"Fa' piano...mi fa male anche il gomito, ha sbattuto contro qualcosa di duro"
Nonostante il suo fisico mingherlino Andrea si caricò Giovanni, poi si incamminò verso gli spogliatoi.
"Leo, vai a chiamare un adulto. Voialtri, fate quello che vi pare ma lasciateci in pace"
Tutti si affrettarono ad obbedire.
La maggior parte di quei bambini detestava Andrea, ma quando lui chiedeva qualcosa non si poteva fare altro che accontentarlo.

"Secondo te che cos'ho?"
Chiese Giovanni debolmente.
Andrea entrò nello spogliatoio e lo fece stendere su una panca, poi gli accarezzò i capelli dolcemente.
Con lui il bambino diventava totalmente un'altra persona.
"Non lo so...ma sono sicuro che non è nulla di grave. Cosa ti fa male?"
"La testa, mi sento come se qualcuno ci stesse suonando il gong dentro. E il gomito"
"E va bene, vado a prendere il kit del pronto soccorso"
Gli diede un bacio sulla guancia prima di allontanarsi in cerca della cassetta.
Sebbene fosse molto preoccupato, cercava di risultare calmo sotto gli occhi di Giovanni.
Uscì dallo spogliatoio ed entrò nel piccolo ripostiglio del campo. Perlustrò le pareti fino a trovare la cassetta, la prese e tornò di corsa da Giovanni.
"Eccomi...come stai?"
Il bimbo era impallidito.
I capelli chiari gli ricadevano scompigliati e leggermente insanguinati sulla fronte, gli occhi azzurri quasi del tutto chiusi fissavano il soffitto.
"Non ce la faccio più...la testa mi fa troppo male"
"Tranquillo, ho mandato Leo a chiamare qualcuno. Ora ti fascio il gomito, poi arriverà Leo e andremo in ospedale.
Giovanni gli strinse la mano e negò con la testa.
"Ho paura degli ospedali"
"Giurin giurello che resterò con te tutto il tempo"
Disse Andrea porgendogli il mignolo. Lui lo intrecciò con il suo, anche se un po' riluttante.
"Okay...fammi vedere il gomito adesso"
Giovanni alzò lentamente il braccio, mettendo in mostra il gomito insanguinato.
"Okay...meglio lavarlo"
Tirò fuori dalla cassetta un panno bianco, si avvicinò a una doccia e lo posizionò sotto il getto prima di aprire l'acqua. Lo lasciò così per qualche secondo, prima di chiudere l'acqua e tornare da Giovanni.
Iniziò a tamponargli il gomito con un panno bagnato.
"Ahia...fai male"
"Non lo faccio apposta, devi sopportare un po'"
Una volta lavato via tutto il sangue rimase un taglio abbastanza profondo.
Mentre il bimbo lo disinfettava, Giovanni gli strinse forte il braccio con l'altra mano.
"Ora te lo bendo, okay?"
Annuì senza parlare.
Andrea avvolse delicatamente il gomito dell'amico nella garza bianca, per poi bloccarla con un adesivo.
"Meglio?"
"Un po'. Andrea, perché non sono ancora arrivati?"
"Arriveranno presto, te lo prometto. Nel frattempo parliamo di qualcosa"
Giovanni annuì, poi accennò un sorriso.
"Sai... sono caduto come uno stupido. Nessuno ha riso solo perché ho sbattuto la testa davvero forte"
Andrea non rise.
Gli accarezzò la testa e gli stampò un bacio sulla fronte.
"Mi hai fatto paura, sai?"
"Scusa, non volevo"
"Non è colpa tua"

Rimasero in silenzio per un po': Giovanni sdraiato sulla panca di legno e Andrea inginocchiato accanto a lui, mentre gli accarezzava il braccio.
"Sai...l'altro giorno in televisione ho visto una cosa un po' strana"
Disse a un tratto Giovanni.
"Cioè?"
"C'erano due maschi che si baciavano"
"Sulla guancia, vero?"
"No, sulla bocca...sai, come i grandi"
"Davvero? Strano. Un maschio dovrebbe amare una femmina"
"Si, lo so... Ho chiesto al mio papà, e lui mi ha detto che ci sono maschi che amano altri maschi e femmine che amano altre femmine. Ha detto che è normale"
"Ah, okay. In effetti non ho mai provato, magari è anche bello. Tu hai mai baciato una femmina?"
"Io sì, tu?"
"No"
"Quindi non hai mai baciato nessuno?"
Andrea negò con la testa.
"Allora magari... Magari potremmo provare io e te"
"A baciarci come...come i grandi?"
Andrea deglutì.
"Si... Perché no?"
"Ehm, okay"
I due bambini si erano avvicinati, i loro nasi erano arrivati quasi a toccarsi.
Fu Andrea a farsi coraggio e annullare le distanze.
Le loro labbra entrarono a contatto molto lentamente, in un bacio casto.
Erano solo bambini, dopotutto.
Quando però Andrea si staccò prese tra le mani il volto di Giovanni.
"Che ne pensi?"
"Penso che è bello. Più bello di baciare una femmina. Forse noi siamo come quei maschi che amano altri maschi"
"Già. Secondo te è una cosa sbagliata?"
Giovanni alzò le spalle.
"Il mio papà ha detto che è una cosa normale. E poi perché dovrebbe essere sbagliato?"
"Non so"

In quel momento la porta dello spogliatoio si spalancò ed entrò la madre di Giovanni, seguita da Leo.
"Oh, piccolo! Cosa ti fa male?"
"Io...la testa, e il gomito. Andrea me l'ha fasciato"
Mostrò la fasciatura legata alla menopeggio.

In seguito, quando Giovanni fu portato in ospedale accompagnato da sua madre e da Andrea, e quando i genitori di quest'ultimo arrivarono a prenderlo, tutti non poterono fare a meno di notare quanto i due bambini fossero silenziosi.
Erano ancora scossi dall'accaduto: già da così piccoli stavano avendo a che fare con il sentimento più forte, più bello e orribile di tutti: l'Amore, quello con la A maiuscola.

E non lo sapevano ancora, ma quell'amore li avrebbe accompagnati per tutta la vita, non abbandonandoli mai.

Ed era normale che fossero taciturni, un sentimento del genere sarebbe bastato per fare girare la testa anche a un uomo adulto.

Avrebbero dovuto fare i conti anche con il lato oscuro dell'amore, questo era poco ma sicuro.
Avrebbero sofferto a tal punto da domandarsi se ne valeva la pena, sarebbero arrivari spesso al punto di mollare, avrebbero desiderato strapparsi il cuore dal petto.

Ma per ora erano bambini, ingenui ed innocenti.

Il futuro non era certo affar loro.

Raccolta di oneshot CamperkillerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora