Era seduto sulla panchina più in fondo, era quasi impossibile scorgerlo.
Dire seduto era un eufemismo.
"Ma cosa cazzo stai facendo?"
Lui rise.Era a testa in giù, con la schiena poggiata a dove normalmente ci si siede e i piedi che prendevano oltre lo schienale.
Due bottiglie vuote e una mezza piena erano poggiate sull'asfalto accanto a lui.
"Qualcosa mi dice che non hai bevuto solo quelle"
Rise di nuovo, senza proferire parola.
Sospirò, poi sistemò accanto a lui nella sua stessa posizione.
"Non ti va il sangue alla testa?"
"Un po'. Ma non mi interessa"
Si accorse che si era sistemato fin troppo vicino al sui volto, ma non aveva voglia di allontanarsi.
Neanche lui era propriamente sobrio, anche se sicuramente aveva bevuto meno del castano.
"Che ci fai qui?"
Chiese di nuovo, con tono più serio.
"Nulla di che"
Afferrò la bottiglia non ancora del tutto vuota per poi berne un lungo sorso.
"Come fai a bere a testa in giù?"
Lui fece le spallucce.
"Vuoi provare?"
"No, grazie, sto bene così"
Andrea rise ancora.
"Che pussy, Giovanni"
"Fottiti"Il minore si era avvicinato.
Giovanni poteva chiaramente distinguere la spalla premuta contro la sua, così come il profumo di caffè amaro che sprigionava.
"Come va con Erica?"
"Non va. Ci siamo lasciati"
"Oh... Non lo sapevo"
"Sei l'unico a cui l'ho detto"
Giovanni si sentì inspiegabilmente lusingato dalla cosa.
"Perché?"
"Perché di te mi fido, credo"
"E questo che c'entra?"
"Oh, sai come sono fatto. Non mi va di parlare delle cose che mi fanno stare male, mi fanno soffrire o mi indeboliscono"
"Insomma, le cose che ti rendono umano"
Lui esibì una smorfia.
Giovanni non si era neanche accorto di non riuscire a staccare gli occhi da lui.
"No, non credo sia vero"
"E allora cos'è che ci rende umani?"
"È..."
Fece una pausa.
"Nulla, lascia stare"
"Perché?"
"Mi prenderesti di sicuro in giro"
"Se ci sei arrivato sei meno brillo di quanto sembri"
Risero.
"Ti va di parlare di Erica?"
Andrea sospirò, guardando altrove.
"Non direi, no. Ma so che ti offenderai se non lo farò"
Giovanni non riuscì a smentirlo.
Sentì la mano del piccolo intrecciarsi con la sua.
"È che certe cose perdono il loro significato se si cerca di spiegarle. Ho amato Erica, che tu ci creda o no"
"Ne parli al passato"
"Cosa?"
"Hai detto 'ho amato', al passato"
Lui si voltò a guardarlo, e i loro nasi quasi si sfiorarono.
"Si, al passato"
Rimase per un attimo a riflettere sulle sue parole.
"Cos'è successo?"
Lui distolse lo sguardo.
"Quello che succede un po' a tutti, immagino. Solo che io, a differenza di altri, ho fatto qualcosa. L'ho lasciata, invece di continuare a stare con lei solo per abitudine"
"E allora perché soffri?"
"Credo sia inevitabile soffrirne, anche se non la amo più. Ma mi chiedo continuamente se sia stata la scelta giusta"
"Come potrebbe non esserla?"
"E se l'amassi ancora? E se quello fosse stato solo un periodo, una cotta passeggera?"
"Cos- di chi parli?"
Gli parse di sentirlo imprecare sottovoce, ma non ne fu sicuro.
Eppure a quella distanza avrebbe dovuto sentirlo bene.
"Il punto è che sono stato con lei per anni, fa male separarmi da lei. È comunque una persona con cui mi sono condiviso"
"Che intendi?"
Lui gli accarezzò il palmo con il pollice.
"Sai... Lei conosceva lati di me che condivido con pochi, con lei mi sono messo del tutto a nudo. Mi sono condiviso, ho condiviso con lei il me stesso di cui mi vergogno tanto"
"E ora lo stai facendo con me"
"L'ho fatto con te già molto tempo fa"
Lo guardò senza capire.
Lui gli sorrise.
"Sai tutto di me, anche i dettagli più imbarazzanti. Che altro c'è da dire?"
"Oh... Non so. Pensavo ci fosse altro, qualcosa che magari non mi avevi mai detto"
Gli sembrò di vederlo arrossire mentre scuoteva la testa in segno di diniego.
"Sai tutto"
Ci rimase un po' male.
Sperava che quella sera gli avrebbe detto qualcosa.
Qualcosa che desiderava tanto sentirgli dire.
Ma nonostante questo, la mano del piccolo rimaneva ancorata alla sua.Andrea chiuse gli occhi e abbandonò la testa all'indietro.
Giovanni fissò il suo collo chiaro, illuminato dalla fioca luce di un lampione difettoso.
Sentiva le labbra formicolare dal desiderio.
Non era del tutto sobrio...
Sentì il battito accelerare.
Lasciò andare un sospiro profondo, nel tentativo di calmarsi.
"Stai bene?"
Aveva riaperto gli occhi.
Giovanni fu tentato di dirgli che no, non stava affatto bene, perché lui non faceva altro che parlargli della sua ex ragazza e di quanto l'avesse amata, poi però gli sorrideva e gli stringeva la mano, e non gli faceva capire nulla, e nella sua testa il disordine cresceva, insieme alla confusione e la voglia di bere, bere fino a vomitare, e baciarlo fino a farsi sanguinare le labbra, e continuare ancora e ancora, consapevole del fatto che non se ne sarebbe mai saziato.
Ma sorrise comunque.
"Sto bene"
Anche Andrea gli sorrise.
"Sei carino a testa in giù"
Ridacchiò.Andrea Grassi, tu non puoi farmi questo.
"Sei ubriaco"
"E tu sei carino"
"Più carino di Erica?"
Si maledisse da solo.
"Ohhh... Si. Si"
Rise, stringendogli la mano.
Giovanni sbuffò, tentando di nascondere il rossore.
"Non sai quello che dici""No, è che..."
Lo colpì la sua espressione, che si era fatta improvvisamente seria.
Gli poggiò la mano libera sulla guancia.
"Hai... Gli occhi molto più azzurri dei suoi"
"I suoi occhi non sono azzurri"
Giovanni trattenne il respiro mentre Andrea lo accarezzava.
"E poi hai... Il naso perfetto, e... Le labbra rosse..."
Fece scorrere il pollice sul naso, fino a giungere alle labbra.
Giovanni chiuse gli occhi.
"Cosa stai facendo, Andrea?"
"Probabilmente hai ragione. Probabilmente sono solo ubriaco. Ma il cuore batte forte anche a te..."
Portò le loro mani intrecciate a poggiarsi sul suo cuore, che batteva come un tamburo contro la cassa toracica.
Fu questione di un attimo.
Un attimo, e Andrea lo stava baciando.
Sapeva di birra, con un leggerissimo retrogusto di caffè amaro.
Non riusciva a capire perché quel sapore piuttosto ambiguo gli piacesse tanto.
Strinse tra le dita della mano libera il tessuto della maglietta di Andrea che gli copriva i fianchi, quasi ad ancorarsi a lui per non cadere.
Neanche a dirlo, a un movimento brusco del piccolo caddero entrambi sull'asfalto.
Risero come poche volte prima di allora.Si sedettero sull'asfalto, vicini.
Nessuno dei due aveva idea del perché non tornassero sulla panchina.
Giovanni vide un pizzico di lucidità riemergere negli occhi di Andrea.
"Giovanni, io..."
"Ancora"
"Cosa?"
Gli poggiò le mani sulla nuca, tirandolo a sé.
"Per favore"
Stavolta fu lui a prendere l'iniziativa.
Socchiuse le labbra, lasciando che la sua lingua si insinuasse tra esse.
Sentì una mano che gli stringeva i capelli, mentre l'altra era allacciata attorno al suo busto.
Si sedette sul suo bacino.
Quando si staccò per riprendere fiato sentì la bocca di Andrea lasciare una scia umida sulla guancia, sulla mascella, fino a giungere al collo.
Strinse delle ciocche dei suoi capelli tra le dita.
"Siamo... In pubblico..."
"Chi vuoi che ci guardi?"
Mormorò tra un bacio e l'altro.
Sospirò.
"An-Andrea..."
Gli rispose con un gemito soffocato.
Riuscì a fatica a sottrarsi dai baci del castano.
"Andiamo... Andiamo a casa"
"In quale casa andiamo?"
"La più vicina"
Stava già per rituffare il volto nel suo collo, ma lui lo fermò.
"Se non andiamo ora finiremo a farlo per strada"
"Non sarebbe male"
"Andiamo"Si diressero alla macchina di Giovanni, mano nella mano.
Mentre entravano nell'abitacolo la consapevolezza di cosa era appena successo, che fino ad allora era stata attutita dall'alcool, lo colpì come un ceffone in pieno viso.
Lo guardò timoroso.
"Andrea..."
Lui sembrò capire.
"Ti prometto che domani ne parleremo seriamente. Ma ti prego, sbrigati"
La sua voce suonava supplichevole, lo sguardo pure. Si sporse in avanti unendo le loro labbra in un bacio urgente.
"Parti"
Gli sussurrò.
"Parto"Mentre guidava verso casa, fremente dal desiderio, non poté fare a meno di chiedersi se il castano avrebbe mantenuto fede alla sua promessa.
Un secondo dopo si rimproverò da solo.
Lui si fidava di Andrea. Sarebbe andato tutto bene.Lo sapeva perché era consapevole del corpo del minore altrettanto fremente, del suo respiro corto, della mano poggiata sulla sua coscia.
Era consapevole del fatto che lui volesse la stessa cosa.
Perciò sarebbe andata bene.Con lui accanto, non poteva andare altrimenti.
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Raccolta di oneshot Camperkiller
FanfictionIl titolo è abbastanza autoesplicativo, direi. Non so che altro dire, quindi vi lascio a questa raccolta di folli e brevi racconti che la mia mente partorisce solitamente verso le 3:00 di notte, quando faccio tutto tranne che dormire. Spero che vi p...