Febbre

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Aveva gli occhi socchiusi, puntati sul soffitto.
Tremava dal freddo nonostante le innumerevoli coperte, il mal di testa era così forte da lasciarlo tramortito.

Ad un tratto qualcuno bussò alla porta.
"Hey, sono io"
Si voltò lentamente, gli parse di vedere Giovanni.

Si sedette sulle coperte accanto a lui e prese a carezzargli i capelli.
"Come stai?"
Chiuse gli occhi, godendosi quel contatto.
Tese le braccia verso di lui.
"Vuoi che mi sdrai accanto a te?"
Annuì, e gli sembrò di vederlo sorridere.
Aveva la vista annebbiata.

Pochi secondi dopo avvertì le coperte che si spostavano mentre il corpo minuto del moro si insinuava accanto a lui.
"Ti... Ti mischierò la febbre"
Riuscì a biascicare.
"Poco importa"
Si girò a guardarlo.

I suoi occhi celesti brillavano, sorrideva.
Quello sguardo gentile, quel sorriso cordiale.
E poi c'era la sua pelle chiara, i lineamenti dolci e la barbetta che gli cresceva sul mento e sulle guance.
Le labbra rosee, così soffici e morbide.
Il suo fisico a sigaretta, le dita sottili.
Erano questi i dettagli che preferiva di lui.
Era così facile innamorarsi di lui.

"Perché mi guardi così?"
Scosse la testa.
"Non è nulla. Mi coccoli, Giova?"
Lui gli sorrise.
Con Andrea, i momenti di dolcezza erano a dir poco rari.
Sentì le sue braccia che lo circondavano e gli facevano poggiare la testa sulla sua spalla, con il volto vicino al collo.
Poi le sue mani delicate presero ad accarezzargli i capelli, la schiena, le braccia.
Lui alzò un braccio e gli posò una mano sulla guancia.
"Speravo che venissi a farmi compagnia"
"Avresti potuto chiamarmi"
"Mi sento in colpa a mischiarti la febbre"
Giovanni lo strinse a sé.
"Non importa"

Andrea non sapeva da quanto tempo erano in quella posizione.
Si era addormentato un paio di volte, perdendo del tutto la cognizione del tempo.
Sarebbero potuti essere venti minuti come tre ore.
"Giova, che ore sono?"
Sentì il piccolo che muoveva il braccio, probabilmente per controllare l'orologio.
"Le 5 e mezza. Dovresti prendere la Tachipirina"
"La prenderò dopo, stiamo così un altro po'"
"E meglio che io vada a prenderla, ci metterò un attimo"
"Resta qui un altro po'"
"Torno subito"
Si liberò delicatamente dalla sua stretta e scivolò fuori dalle coperte.
Lui sbuffò.
"Ti odio, Leveghi"
Mormorò.
Gli parse di sentirlo ridacchiare, ma non me fu sicuro.
Ebbe la sensazione che ci fosse rimasto un po' male.

Il grande tornò poco dopo, con un bicchiere di liquido rosato in mano.
"Bevi"
Si sedette accanto a lui e lo aiutò a mettersi seduto.
Lui prese il bicchiere e bevve tutto il contenuto in pochi sorsi, via il dente, via il dolore.
Dopo aver finito porse il bicchiere a Giovanni, che lo poggiò sulla scrivania e si sdraiò accanto a lui, facendogli poggiare nuovamente la testa sulla sua spalla.
Rimasero in silenzio per un po'.

"Ce l'hai con me, Giovi?"
Sussurrò.
"Perché dovrei avercela con te?"
"Non so, per... Per quel 'ti odio'. Sai che non dicevo sul serio"
"Ma certo"
Gli accarezzò una guancia.
"Certo, stai tranquillo"
"No, è che..."
Poggiò la mano tra i capelli del moro.
"Sai, non è una cosa che dico spesso, e di solito sono serio. Pensavo che te la fossi presa"
"È tutto okay, tranquillo"
Andrea si lasciò cullare per un po' dalle braccia del grande.

"Forse però un po' ti odio"
"E perché?"
Si strinse a lui.
"Perché mi fai sentire un idiota"
"Come ti faccio sentire un idiota?"
"Mi fai sentire tutte quelle cose che ho sempre reputato stupide. Mi fai accorgere che il vero stupido sono io"
"No, io non direi"
Giovanni gli pettinò il ciuffo con le dita.
"Non sei l'unico a reputare stupide queste cose. Credo succeda un po' a tutti, almeno fino a quando non ci si innamora sul serio"
"Rimango comunque un idiota"
"Non sei un idiota, sei Andrea. E io ti amo"
Un brivido gli attraversò la schiena.
Lo sentì arrivare da dentro, si sentì tremare dal midollo.
Si strinse a lui più forte che poteva.
"Anche io ti amo"
Mica male come prima volta.
Pensava che dirglielo sarebbe stato molto più difficile, e invece le parole erano venute da sole.
Dirgli che lo amava era la cosa più naturale del mondo, forse proprio perché era la verità.

Sentì il petto di Giovanni sotto al suo che si sollevava in un sospiro.
"Sono felice che tu mi ricambi. Io... Pensavo che ti avrei spaventato, non stiamo insieme da molto"
"Lo so, tranquillo. Provo le stesse cose che provi tu"
Alzò la testa verso di lui solo per vederlo sorridere.
"Dormi ora, mh? La medicina deve fare effetto"
Gli poggiò un bacio leggero sulle labbra, per poi sistemarlo tra le coperte accanto a sé.

Le sue mani si strinsero attorno a quelle del grande, mentre il sonno lo prendeva lentamente.
'Giovanni'
Fu l'ultima cosa che ebbe il tempo di pensare.
Poi scivolò nel sonno.

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Mi sono accorta solo adesso che non posto dal 3 settembre.
Vi amo, lo sapete.

Buona fortuna a tutti quelli che iniziano la scuola domani :)
Voi come state? Io sono stranamente calma.
Dovrei essere terrorizzata dato che sarà il mio primo giorno al liceo scientifico, e da quel che mi dicono nei prossimi 5 anni la mia salute mentale verrà compromessa in modo irreversibile.
Ma sto bene :)

Ditemi se il capitolo vi piace, notte stelline.

Asganaway!

Raccolta di oneshot CamperkillerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora