Listen before I go

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Take me to the rooftop
I wanna see the world when I stop breathing
Turnin' blue

Te la ricordi?
Questa maledettissima canzone.
Dicevi che ogni volta che la ascoltavo ti veniva la pelle d'oca.
È una canzone che parla di suicidio, di morte.
Tu avevi continuamente paura che io potessi compiere qualche gesto estremo.
Ogni volta che lo dicevi mi facevi sorridere.
Mi sentivo amato, sentivo che non avevo bisogno di "gesti estremi" per sentirmi dire che sono una brava persona.

Ti ricordi, Andrea?
Non mi hai mai detto di amarmi.
Io te l'ho detto invece.
Tu mi hai sorriso e mi hai stretto tra le braccia, ma non hai detto una parola.
Ha fatto male, sai?
Ma poi ho pensato che probabilmente i miei sentimenti erano ricambiati, solo non sapevi come dirmelo.
Dio, se potessi tornare indietro...
Probabilmente rifarei lo stesso errore, perché per te ne vale sempre la pena.
Eppure ora, mentre scrivo queste parole su un foglio che probabilmente getterai via, mi domando se sia davvero così.
La mia vita vale così poco?
Evidentemente si, visto che sto per buttarla via a causa tua.
È che, vedi, è proprio come dice quella fottutissima canzone: stavolta non potrai salvarmi con un semplice "mi dispiace", scusa ma non vedo altra via d'uscita.
Non mi resta che andare giù.

Ho ancora sulle labbra il sapore del tuo ultimo bacio, sapeva di lacrime salate.
In qualche modo sapevamo entrambi che era l'ultima volta.
L'ultima volta che potevi toccarmi, spogliarmi, l'ultima volta che potevi "amarmi".
E lo scrivo tra virgolette perché probabilmente l'unico che amava nella nostra malsana relazione ero io.

E sai, in fondo è anche colpa mia.
Tutti mi avevano messo in guardia da te, persino tu mi avevi detto di stare alla larga, ma io non ho ascoltato nessuno.
Mi hai stregato, ammaliato.
Mi hai usato e poi mi hai gettato via.
Probabilmente tra qualche mese non ricorderai neanche come mi chiamavo, né che aspetto avevo.
"Com'è che si chiamava? Guido, Gabriele...e gli occhi? Erano neri, se non sbaglio..."
Dovrei avercela con te, ma proprio non ci riesco.
Sento solo una rassegnata disperazione, e un leggero sollievo al pensiero che tra poco tutto questo finirà.
Ma questa lettera te la devo.
E sai una cosa?
Spero che possa provocarti almeno un centesimo del dolore che tu hai fatto provare a me, perché sarebbe abbastanza.
Sarebbe abbastanza per tenerti sveglio per almeno quattro notti di fila.
Ma probabilmente ti farai una risata, se arriverai a questo punto prima di bruciare questa lettera.
Penserai a me come a un ingenuo e insulso ragazzino che stupidamente credeva ancora nell'amore, e non potrai fare a meno di ridere.

Ma magari tra qualche anno, quando avrai una famiglia tua e sarai diventato un uomo diverso, ti capiterà di pensare a me.
Guarderai in alto verso il cielo stellato e i tuoi occhi si poseranno su una piccola stella, eclissata quasi del tutto dallo splendore delle sue compagne, e ti concentrerai su quella.
E magari capirai che se l'amore esiste davvero, allora Giovanni Leveghi ti amava.
Ti amava con tutto sé stesso.

️◼️◼️◼️

Questa è la lettera che è stata ritrovata nella tasca del ventiseienne suicida Andrea Grassi.
Il ragazzo è stato trovato morto a casa sua il venti febbraio 2020. Giaceva in una pozza di sangue sul pavimento del bagno, con le vene tagliate e una lametta insanguinata in mano. L'autopsia stima che il decesso sia avvenuto alle 02:45 del diciassette febbraio, a un mese esatto dalla scomparsa del presunto scrittore della lettera Giovanni Leveghi.
Assieme a quest'ultima è stato rinvenuto un biglietto spiegazzato con quattro parole scritte in una grafia sbilenca:

"Perdonami Giovanni, sto arrivando"

Raccolta di oneshot CamperkillerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora