Training Wheels

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È un ricordo annebbiato.
Le mie mani sul retro del tuo sellino, la strada accidentata.
Le mie gambe erano molto più insanguinate delle tue, ma i cerotti che tenevo in tasca erano tutti per te.

Ricordo quella cavolo di rotelle che non ti decidevi a togliere, neanche toccavano terra. Avevi comunque paura di stare senza.

Penso che fosse chiaro già allora, ma eravamo solo bambini.
Ho sempre amato tutto quello che fai.
Anche le tue paure infondate.
"Eddai, Giova! Credi davvero che ti lascerò cadere?"
"Si"
"Okay, sarebbe divertente, ma ti prometto che non lo farò"
"Non ti credo"
Non ti biasimavo.
"Te lo giuro"
Un respiro profondo.
"Okay"

Fa male.
È scontato dire che fa male?
Si, lo è.
Perché sono seduto sotto lo stesso albero.
Ma tu non sei qui.
Le mie ginocchia sono intatte, ma mi sembra di sentire ancora il bruciore delle cadute di quei giorni.

Amo tutto quello che fai.
L'ho sempre fatto.
Peccato che tu non faccia lo stesso.

"Piano, vai piano!"
"Non imparerai mai se vado piano"
"Andrea, ti prego"
Stavi per scoppiare a piangere.
"Fidati di me. Ti fidi?"
Mi fermai.
"Ti fidi, Giovanni?"
Non ti avevo lasciato cadere una singola volta quel giorno.
Ti ho visto asciugare frettolosamente l'unica lacrima che ti eri fatto scappare.
"Ti fidi?"
Ho chiesto di nuovo.
"Mi fido"
"Okay"

Ti fidi?
Lo facevi.
Ma quel tempo è passato.
Quest'albero è secco, così come questo giardino.
Le biciclette si sono arrugginite.
Le nostre ginocchia sono guarite.
C'è stato un giorno in cui ho finito i cerotti, e non c'è stato bisogno di ricomprarli.
Crescere è la cosa peggiore che abbiamo mai fatto.

"Non lasciarmi!"
Hai strillato.
"Mi si stancano le braccia, Giova. Prima o poi devo lasciarti"
"Non ora!"
"Si, ora. Al 3. Sei pronto?"
"No!"
"Ce la puoi fare"
"Andrea"
"Fidati"
Non hai risposto.
"Uno..."
Ti ho visto concentrarti sulla strada.
"Due..."
Hai raddrizzato il manubrio più che potevi e hai iniziato a pedalare più velocemente.
"Tre"
Ti ho lasciato andare, e ce l'hai fatta.
Almeno per una decina di metri.

Sei caduto accanto a un grande albero, per poco non ci sei andato a sbattere contro.
Ricordo come ti ho asciugato le lacrime con i pollici mentre ti incerottavo le mani soffici.
"Sei stato bravissimo"
"Non è vero"
"Si invece. È normale cadere"
"Mi aiuterai a migliorare?"

Ecco, forse lì ero vicino a capirlo.
Perché ho guardato i tuoi occhi gonfi e le tue labbra rosee, e ho sentito il cuore saltare un battito.
Ti ho stretto le mani.
"Certo che sì"
Hai sorriso.
"Mi fido"

E hai fatto bene a fidarti.
Perché ad andartene sei stato tu.

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Non mi ero scordata di pubblicare, nooooo

Scusate se non è il massimo ma mi sto concentrando soprattutto sull'altra storia, gli aggiornamenti qui da ora potrebbero essere meno frequenti.

Non ho assolutamente intenzione di abbandonare questa raccolta, anzi.
Siamo arrivati a 8000 visualizzazioni.
Otto cazzo mila visualizzazioni.

Non saprei spiegare quanto sono felice di riuscire a trasmettere qualcosa, di riuscire a emozionarvi, farvi ridere, tenervi incollati allo schermo.
È davvero una bella sensazione, e io vi ringrazio.

Okay momento serio finito, se non l'avete fatto andate a leggere il secondo capitolo della storia che è uscito ieri :33

Asganaway! (Us gone away)

Raccolta di oneshot CamperkillerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora