Sadness

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Avete presente quella specie di tristezza malinconica?
Quella in cui ti sdrai sul letto, fissi il soffitto e desideri solo stare immobile e in silenzio per sempre, fingendo di non esistere.
I motivi la maggior parte delle volte non sono nulla di che presi singolarmente, ma sono così tanti da risultare quasi insostenibili.
Chiudi gli occhi, l'amaro in bocca, un peso sullo stomaco e una morsa attorno ai polmoni, e vorresti piangere ma non ci riesci.
E desideri solo che una persona, anzi, Una Persona ti stia accanto. Tutti gli altri risultano quasi fastidiosi.
Peccato che quella persona non sia lì.
Probabilmente non sa neanche del tuo malessere, probabilmente non gli interessa.
Ma tu ne hai un dannato bisogno.

In quel momento Giovanni fissava il soffitto, e desiderava avere una sola persona accanto a lui.
Voleva Andrea.
Lo voleva in tutti i sensi.
Voleva baciarlo, toccarlo, spogliarlo e farsi spogliare, ma non solo.
Voleva possederlo, non solo fisicamente.
Lo voleva tutto per sé.
Voleva che Andrea fosse pazzo di lui come lui lo era di Andrea.
Voleva che tenesse a lui come non teneva a nessun altro.
E allo stesso tempo voleva essere suo, in tutti i modi possibili.
Peccato che il ragazzo in questione non sapesse nulla del malessere dell'amico.
O meglio, aveva intuito qualcosa, ma non aveva idea di essere lui la causa.
Probabilmente se l'avesse saputo gli avrebbe riso in faccia.

Gli giunse alle orecchie lo squillo del telefono.
Chiuse gli occhi cercando di ignorarlo, ma vi rinunciò quasi subito e si alzò per recuperarlo dalla scrivania.
Rispose senza neanche guardare il nome.
"Pronto?"
"Giova, ma dove cazzo sei? È un quarto d'ora che ti aspetto fuori dal garage!"
Era lui.
Giovanni non avvertì palpitazioni, né farfalle nello stomaco, né altre cazzate del genere.
Ebbe solo un tuffo al cuore, e non seppe dire se sentire la sua voce lo fece stare meglio o peggio.
"Dovevamo registrare oggi?"
"Oh no, sono qui sotto la neve da una cazzo di eternità perché avevo voglia di una bella polmonite! Sbrigati coglione"
"Non posso"
Durante i pochi secondi di silenzio che seguirono, Giovanni si preparò ad una sfuriata da parte dell'amico.
Sfuriata che, miracolosamente, non venne.
Quando parlò di nuovo, invece, sembrava  preoccupato.
"Sei sicuro di stare bene? È successo qualcosa?"
Giovanni tornò a sdraiarsi a peso morto sul letto.
"Sto bene"
"Ma non fare il cazzone"
Quasi sorrise.
"Sto salendo, aprimi"
"Non ce n'è bisogno Andrea, davvero"
Sentì provenire dall'ingresso il suono del campanello, e sbuffò.
"Sei impossibile"
Mormorò prima di chiudere la chiamata per andare ad aprire.

E adesso era un quarto d'ora che i due erano nella cameretta del più grande, senza che nessuno riuscisse a proferire parola.
Giovanni sapeva che Andrea stava solo aspettando che lui parlasse, ma non aveva idea di cosa dire.
Quella non era una favola.
Non era una stupida favola in cui ti dichiari al tuo migliore amico e scopri che anche lui era innamorato di te da una vita, non c'erano finali perfetti.
O almeno, il finale di Giovanni non lo sarebbe stato.
Gli bastava guardare negli occhi del suo migliore amico per capire che non lo sarebbe stato.
In quelle perle verde-grigio vedeva amicizia e nient'altro.
Un'amicizia meravigliosa, per carità: Giovanni era profondamente grato di essere uno dei pochi - se non l'unico - di cui Andrea si fidava, sapeva che era solo con lui che il piccolo non si sentiva a disagio ad essere sé stesso.
Anche per questo motivo, se Andrea fosse stato gay lui lo avrebbe saputo.
Era anche vero che Giovanni aveva lo stesso rapporto con il castano, ma non gliel'aveva comunque detto.
Sapeva anche che con lui era diverso.
Giovanni era sempre rientrato nella simpatia di tutti, aveva pochi amici veri ma era in buoni rapporti con praticamente tutti quelli che conosceva.
Andrea no.
Andrea stava su ad un sacco di gente.
Anche lui aveva altri amici oltre Giovanni, ma non si fidava di loro come si fidava di lui.
Andrea era stato deluso e ferito tante volte, era stato lui stesso a confessarglielo.

Giovanni era stato ed era sinceramente felice di ciò, era felice che la persona che amava tenesse a lui. Pensare di essere davvero importante nella sua vita lo riempiva di gioia.
Non voleva rovinare tutto.
Non voleva che la loro intesa andasse persa.
Non voleva che tra loro nascesse imbarazzo.
Ma guardava in quei grandi occhi verdi, che tanto si fidavano di lui, e non poteva fare a meno di pensare che non sarebbe riuscito a mentire. Non a lui.

Era ancora profondamente assorto nei suoi contraddittori pensieri, quando sentì la mano del piccolo poggiarsi sul suo ginocchio.
Era ovviamente un gesto amichevole, lui non immaginava lontanamente cosa avesse scatenato in Giovanni con un semplice movimento della mano.
"Hey... Hey. Cos'è successo?"
Scosse la testa.
"Io..."
Non riusciva a continuare. Non voleva continuare. Voleva solo lanciarsi tra le sue braccia e rimanerci, ma sapeva benissimo che quello non era possibile.

Si alzò in piedi.
"Senti, grazie per esserti preoccupato per me, ma..."
Anche Andrea si alzò.
"Si può sapere perché è così difficile parlarne?"
Giovanni chiuse gli occhi. Non poteva farcela.
Non poteva più fingere, non con lui.
Quando riaprì gli occhi, il suo sguardo si posò subito nelle pupille di Andrea.
E lo disse.
Senza cerimonie, senza premesse, senza averlo neanche premeditato.
"Ti amo"

Silenzio.
Il silenzio più doloroso della sua vita.
Non poteva fare così male, era inconcepibile, Giovanni non poteva sopportarlo.
Fece un passo indietro.
"Mi dispiace"
Mormorò.
Si accorse di star piangendo a dirotto.
"Mi dispiace così tanto, ma non potevo più fingere che tutto questo mi andasse bene, perché non è così, io non sto bene Andrea, e ora ho rovinato tutto"
Sussurrò quelle parole come se ogni sillaba gli infliggesse un dolore disumano, ed in effetti era così che si sentiva.

Andrea non aveva ancora aperto bocca.
Non si era mosso.
Era rimasto immobile a fissarlo, lo sguardo indecifrabile.

Poi aveva mosso un passo verso di lui.
Un altro.
E lo aveva circondato con le sue braccia.
Giovanni si era aggrappato a lui come se ne andasse della sua vita, stringendo il tessuto della sua maglietta leggera tra le dita e affondando il volto nell'incavo del suo collo.
"Oh, Giovanni..."
Tremava e singhiozzava, mentre lui gli accarezzava i capelli.
Sapeva di essere patetico, ma per fortuna ad Andrea sembrava non importare.
"Giovanni, mi dispiace così tanto..."
"È-è col-pa mia. Scu-scusa-mi, è tu-tutta colpa mia"
"No, hey, non dirlo. Non è vero. Calmati, ti prego calmati"
Si strinsero per minuti che sembrarono ore.
Giovanni sentiva che non si sarebbe mai stancato di quel contatto, sarebbe rimasto avvinghiato a lui per tutta la vita senza saziarsene mai.
Nonostante questo, dopo un po' si impose di spostarsi.
Si sedettero sul letto, uno di fianco all'altro.
Andrea racchiuse le sue mani con le sue.
"Andrea, non... Non devi sentirti in colpa o altro se vuoi chiudere i rapporti. Lo capisco"
A quelle parole, la stretta sulle sue mani si rinvigorì.
"No... No, no, no, ti prego, non voglio farlo"
Giovanni lo guardò stupito.
"Non ti dà... Questa cosa non ti dà fastidio?"
Scosse la testa.
"No, sono solo... tremendamente dispiaciuto per te. Non te lo meriti, non meriti di essere innamorato di qualcuno che non ti ricambia"
Giovanni si strinse nelle spalle.
Il piccolo sospirò.
"Oh Giovi, mi dispiace così tanto..."
Il moro si lasciò sfuggire un sorriso.
"Giovi... Non mi chiamavi così da quando avevamo tredici anni"
Anche Andrea sorrise.
Poi si avvicinò a lui.
Ancora una volta lo avvolse in un abbraccio mozzafiato, che stavolta serviva a calmare sé stesso.
"Ce l'hai con me?"
"No... No Andrea, no. Per nulla"
Lui si lasciò scappare un sospiro tremante.
"Okay. Ti voglio tanto bene Giovanni, non immagini quanto. Anche se..."
Deglutì.
"Anche se non ti ricambio, voglio che tu sappia che sei importante per me. Davvero, davvero tanto. Non so come farei senza di te. Ti prego, resta con me"
Giovanni lo strinse più forte.
Non aveva mai pensato di andarsene.
"Rimarrò con te, lo giuro. Anche io ti voglio tanto bene"
Malgrado la situazione insopportabilmente triste, i due non poterono fare a meno di sorridere.
Perché stavano bene. Perché quello era il loro posto.

Giovanni sapeva che sperare di essere ricambiato un giorno era ottimista fino alla stoltezza.
Ma non importava.
Non in quel momento, almeno.
In quel momento Andrea lo stava abbracciando.
Davvero, andava bene così.
Gli bastava far parte della sua vita, gli bastava l'affetto fraterno che lui gli dimostrava ogni giorno, gli bastava stargli accanto.

Gli bastava.

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Heilà.
Sono deprimente, I know, ma secondo me questa roba ci stava da Dio.
E poi "deprimente" è come mi sento io, ma lasciamo perdere.
Fatemi sapere se vi è piaciuto!

Asganaway! (Us gone away)

Raccolta di oneshot CamperkillerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora