Hate and love

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Tutti sapevano che tipo era Andrea.
Il suo personaggio su YouTube era indubbiamente una caricatura della persona che era realmente, ma per certi versi la maschera e la persona che vi stava dietro erano molto simili.
Era un ragazzo chiuso, solitario. Rideva poco, e lo faceva solo con gli amici intimi. La sua sfera sentimentale sembrava irraggiungibile a volte, quasi inesistente, non per cazzate quali "l'autodifesa" o "la paura di soffrire", semplicemente era fatto così.
Oh, e amava il sesso.
Davvero, davvero tanto.
Il che sembrerà abbastanza singolare, vista la precedente descrizione.

Il fatto era che si comportava in quel modo solo quando qualcuno tentava di approcciarsi a lui amichevolmente, di intrattenere una conversazione.
E lui avrebbe sinceramente voluto instaurare un rapporto amichevole con qualcuno al di fuori della sua piccola cerchia di amici, ma era annoiato da tutti quelli che incontrava.
A pensarci bene, la sua vita si basava soprattutto sulla noia.
Le uniche vie di fuga da quella tortura che lo rendeva terribilmente apatico e distante dal mondo erano il suo lavoro, che adorava in maniera sincera e genuina, e andare a letto con i ragazzi.
E non importava se quei ragazzi erano gli stessi che lo avevano annoiato tanto: ponendo il tutto sotto un'altra luce ecco che il più frivolo e vanesio dei ragazzi diventava per lui grande fonte di interesse.
Tutto acquistava colore, tutto si faceva stimolante, eccitante.
Fare sesso era un piacere immane per lui.
E, oltre a innumerevoli conquiste, poteva ormai vantare un'abilità innata e una bravura quasi scandalosa in quel campo.
E forse era stato quello a contribuire alla nascita dell'etichetta che ormai Andrea era costretto a portare addosso da un bel po': per gli altri ormai era solo il classico "bad boy stronzo ed enigmatico con un passato in fiamme"
Che poi non aveva mai capito di che fiamme parlassero.

Comunque sia, a lui non importava granché.
Aveva il suo flagello e aveva ben due rimedi per sfuggirne momentaneamente, prima che la tortura riprendesse inesorabilmente il suo percorso.
Quello che non aveva assolutamente previsto era che i rimedi diventassero tre.
Il terzo rimedio, di gran lunga il suo preferito, si chiamava Giovanni.

Usciva con lui da poco più di due mesi e mezzo, ed era comunque la storia più lunga che avesse mai avuto.

I due erano l'opposto.
Luce e tenebre, candore e oscurità, purezza e impurità.

Si erano odiati dal primo momento in cui si erano visti.

Andrea aveva trovato fastidiosamente irritante il suo sorridere costantemente, il suo vestirsi in maniera sgargiante, quel comportamento lunatico che lo portava ad assumere a tratti gli atteggiamenti di un bimbo e quelli di un ragazzo incredibilmente maturo, la sua esuberanza, la sua positività.
D'altra parte, Giovanni aveva faticato a credere che potesse esistere ragazzo più arrogante: cercava di fare il misterioso, era sempre scuro in volto, si ostinava a provarci con ogni singolo ragazzo che il caso volesse passasse di lì...
Solo per lui aveva fatto un'eccezione. Non che se ne dispiacesse.

Eppure, dopo settimane di disprezzo, la verità aveva colpito Andrea come un ceffone in pieno viso: era la prima volta che non era annoiato da qualcuno.
Giovanni lo faceva imbestialire, infuriare, con il suo stupido comportamento da testardo e insopportabile so-tutto-io, ma quando era con lui si sentiva divampare.
In quei momenti quella torbida indifferenza che di solito caratterizzava le sue giornate sembrava distante anni luce, come non fosse mai esistita.

Aveva tentato un approccio diverso.
Era stato più difficile del previsto, era una cosa che non faceva da troppo: non voleva né allontanarlo né andare a letto con lui, e per anni quelli erano stati gli unici rapporti che aveva avuto con gli estranei.

Lentamente, molto lentamente, aveva dovuto ammettere a sé stesso che Giovanni non era terribile come sembrava.
I suoi capricci bambineschi erano quasi teneri, e prenderlo in giro quando faceva il professorone aveva il suo gran fascino.
Era simpatico, e il suo inguaribile ottimismo non guastava l'umore di Andrea come quest'ultimo aveva temuto.
Anche Giovanni dovette constatare che Andrea non era poi così male.
Era divertente, non era l'idiota pieno di sé che si era immaginato.
Era un po' irritante, ma sentiva di poterci fare l'abitudine. A volte era quasi piacevole.
Giovanni era a conoscenza delle sue innumerevoli conquiste, ma in qualche modo sapeva di non essere uno dei tanti.
Più lo conosceva, più cresceva la convinzione che Andrea non avrebbe speso tutto quel tempo con chiunque.
Teoricamente non stavano neanche uscendo insieme, ma Giovanni si era ritrovato a sperare che lo facessero.
Come Andrea, anche lui aveva riscontrato problemi nell'ambito della ricerca di un partner.

Il fatto era che tutti i ragazzi che incontrava volevano solo quella cosa.
Il che all'inizio della relazione andava anche bene, talvolta gli era capitato di avere anche rapporti di una notte e via, ma in una relazione duratura cercava qualcuno in grado di farlo durare.
Cercava un ragazzo intelligente, che riuscisse a seguirlo nei suoi discorsi e nelle sue esigenze, e al tempo stesso abbastanza paziente da sopportare i suoi capricci infantili.
Ma soprattutto, cercava qualcuno che lo amasse.
Perché aveva constatato che, per qualche ragione, per la maggior parte dei ragazzi amare qualcuno come lui era incredibilmente difficile.
Cos'aveva di diverso da qualunque altro?

Nonostante avesse profondamente odiato Andrea nel primo periodo e nonostante sapesse benissimo che lui non era assolutamente tipo da storie serie, in lui aveva ormai preso forma una sorta di desiderio nei suoi confronti.
Per la prima volta dopo anni non sentiva la paura di provarci.

D'altra parte, anche in Andrea stava maturando la sincera volontà di impegnarsi con lui.
Gradualmente, senza bruciare le tappe, ma sentiva che Giovanni aveva un qualcosa di piacevolmente al di fuori dell'ordinario, ed era determinato a capire cosa fosse.
Per la prima volta sentiva il desiderio, anzi, il bisogno di donare il suo cuore a qualcuno.

Ovviamente, a lui non disse questo.

La sua esperienza gli aveva insegnato che bisognava sempre andarci piano, e lui non desiderava assolutamente spaventare Giovanni.
Al tempo stesso però voleva fargli capire che lui non era come tutti gli altri con cui era stato, che aveva qualcosa che lo contraddistingueva inequivocabilmente da chiunque altro e lui voleva capire cosa fosse.

Per il momento, decise solo di invitarlo a cena.
Un appuntamento ufficiale.
Con suo grande sollievo, Giovanni accettò.
Mise subito in chiaro che da lui non voleva solo sesso, ma neanche un rapporto di amicizia.
A lui andava bene. Sembrava entusiasta.

L'appuntamento andò benissimo, e così quello dopo e quello dopo ancora.

Al quarto appuntamento si baciarono per la prima volta sulla bocca.
Il tutto potrà sembrarvi esageratamente lento, ma per loro era la prima volta.
Per Andrea la prima volta che era sinceramente interessato a qualcuno, per Giovanni la prima volta che si buttava in una relazione senza paura, fidandosi dell'altro.

Il primo bacio si fece aspettare, ma proprio per questo fu dieci volte più bello di tutti gli altri baci che avrebbero potuto dare.
Nasceva dal desiderio, dalla fiducia; nasceva dalla voglia di costruire qualcosa.

Andarono a letto insieme dopo il settimo appuntamento; come gli aveva confidato in precedenza, Giovanni aveva paura di non essere all'altezza di tutti i ragazzi con cui era stato Andrea.
In un certo senso, però, riuscire a parlargli di questo in modo disinvolto lo rese immensamente felice: era proprio quello che aveva sognato, una tranquilla intimità fatta di paure svelate, parole senza filtri e discorsi privi di freni inibitori.

E in quanto al sesso, Andrea lo rassicurò egregiamente.
Mai, mai e poi mai avrebbe pensato di poter provare qualcosa del genere.
In confronto a quello, le altre decine di rapporti che aveva avuto impallidivano fino a svanire: era eccitazione, passione, ma non solo.
Per la prima volta, Andrea vedeva il sesso come un'unione tra due persone che si amano.
Ecco. L'aveva detto. Aveva detto quella parola che inizia per a che lo disgustava tanto.

L'aveva detto ad alta voce, quando avevano condiviso la notizia con gli amici che avevano in comune.
Gliel'aveva sussurrato, la bocca a un centimetro dal suo orecchio e il cuore a un millimetro dal suo; gliel'aveva ripetuto quando, stanchi, si erano assopiti tra le coperte, ancora stretti in un abbraccio.
Aveva scoperto la genuinità e la forza del suo sentimento passo dopo passo, ne era diventato dipendente.
Si sentiva la persona più felice del mondo ogni volta che guardava il ragazzo che amava, e un luccichio nei suoi occhi gli suggeriva di essere ricambiato.

Non si sarebbero mai spiegati com'erano passati dall'odio all'amore così rapidamente.
Probabilmente non era importante.
O almeno, a loro non importava.
In quel momento importava solo cosa erano riusciti a costruire, dove erano riusciti ad arrivare.

E in fondo non c' era da stupirsi: nell'odio c'era, c'è e ci sarà sempre un pizzico d'amore.
E viceversa, ovviamente.

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Hey my loves.
Ho un botto di oneshot deprimenti pronte, ma siccome oggi è stato un gud dei vi posto questa.
Ho fatto gli esami.
Ho tre mesi di libertà.
Se sentite un grido in lontananza sono io.

I love u all, goodbye

Asganaway (Us gone away)

Raccolta di oneshot CamperkillerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora