A reason to stay

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Noia.
La vita di Giovanni era basata su di essa.

Gli sembrava di vivere costantemente sotto anestesia, incapace di provare alcunché.
Solo noia, minuto dopo minuto, ora dopo ora, giorno dopo giorno.
Non provava nulla.

E credetemi, aveva provato di tutto.
Era persino arrivato all'autolesionismo.
Sapeva che era stupido, pericoloso e apparentemente insensato, ma era l'unico modo per sentire qualcosa.
Aveva smesso, da anni.
Sua madre lo aveva scoperto e l'aveva mandato da uno stupidissimo strizzacervelli, che ovviamente non era servito a nulla.
Giovanni era allo stremo.
Che senso aveva andare avanti giorno dopo giorno in un mondo uguale, freddo, indifferente?
Che differenza faceva?

Si era risposto una mattina di febbraio, dopo mesi di tormento.
Nessuna. Assolutamente nessuna differenza.
In quel momento era a scuola, seduto sul banco in fondo vicino alla finestra.
Il suo compagno di banco Leonardo picchiettava la matita sulla superficie legnosa da mezz'ora buona, ma Giovanni non si curava neanche di chiedergli di smettere.
Aveva lo sguardo fisso fuori dalla finestra: da lì si vedeva la strada principale, delle case e qualche palazzo, delle montagne in lontananza. Si focalizzò sul palazzo più alto; che effetto avrebbe fatto cadere da laggiù?
Forse avrebbe provato qualcosa.
Il vento che gli sferzava la pelle, la caduta libera, il suolo via via sempre più vicino...
E poi più nulla. Buio.
Magari sarebbe servito.

Venne distratto dalle sue riflessioni da un colpo sul braccio.
"Giovanni"
Mormorò il suo compagno di banco.
"Leveghi"
Alzò la testa verso la fredda voce del professore.
Sentì vagamente le risatine malcelate dei suoi compagni, mentre il professore gli poneva una domanda a cui ovviamente non sapeva rispondere.
"Prof non sto bene, posso andare in infermeria?"
Era stufo.
"Si sbrighi"
Stufo marcio.
Radunò in fretta le sue cose, le ficcò nello zaino e uscì a passo spedito dalla classe.

Non ci andò neanche in infermeria, aspettò che l'ingresso fosse libero per poi uscire.
Si guardò intorno fino a scorgere il palazzo che guardava dalla finestra.
Era decisamente alto, minimo una trentina di piani. Andava bene.

Percorse la strada che lo separava dal suo obiettivo come in trance, non accorgendosi realmente di cosa stava facendo, assistendo alla scena come se non lo riguardasse, come se stesse semplicemente guardando un film di blando interesse in cui il protagonista incasinato decide finalmente di farla finita.
Anche stavolta, non provò nulla.
Gli sembrò strano non incontrare nessuno nelle scale del palazzo, ma non si soffermò troppo a pensarci.

Quando arrivò in cima si fermò a prendere fiato dietro la porta del tetto.
Ecco. Stava per finire.
Pensò alle persone che stava abbandonando, che a dire la verità erano molto poche.
I suoi genitori.
Leo.
In realtà in quell'ultimo periodo anche lui sembrava odiarlo, come tutti gli altri.
Anche se cercava di nasconderlo Giovanni sapeva che era profondamente infastidito dal suo menefreghismo, e non poteva dargli torto.
"A Giovanni non frega un cazzo"
Era una frase che ripeteva spessissimo, anche se ultimamente il suo tono non era molto scherzoso.
Non sapeva cosa provava per lui.
All'inizio delle superiori credeva di essersene innamorato, ma aveva cercato in tutti i modi di  soffocare quel sentimento.
Adesso provava solo affetto.
Leonardo era l'unico in grado di fargli provare qualcosa.
Peccato che adesso neanche lui volesse parlargli.
Leo avrebbe potuto essere l'unico motivo che lo ancorava alla sua vita, ma se n'era andato anche lui. Non aveva motivi per restare.

Prese un respiro profondo e varcò la porta del tetto, pronto ad affrontare gli ultimi minuti della sua vita.

Peccato che il tetto fosse già occupato.

Il ragazzo seduto sul cornicione era bellissimo.
Capelli castano chiaro e barba dello stesso colore, pelle chiara e occhi verde-grigio.
C'era qualcosa nel suo sguardo, qualcosa di orribilmente profondo, tanto da portargli la fortissima tentazione di distogliere lo sguardo.
Quegli occhi erano struggimento, disperazione pura.
Gli facevano venire voglia di rannicchiarsi in un angolo e restare lì, fermo per ore, con la testa nascosta tra le braccia.
Sostenne lo sguardo con enorme fatica.

Raccolta di oneshot CamperkillerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora