L'odore del caffè mi solletica le narici.
Sorrido istintivamente.È da quando vivo con Andrea, circa due anni, che ogni mattina posso godere di un dolce risveglio al profumo di caffè.
Mi stiracchio prima di scendere dal letto e dirigermi in cucina.
Andrea è girato di spalle, sta sorseggiando il suo caffè.
"Hey"
Si volta.
"Già sveglio? Strano"
Ridacchio.
"La Nutella c'è ancora?"
Alza le spalle.
"Controlla"Rabbrividisco mentre apro l'anta della dispensa.
"Uhm, eccola. È quasi finita però"
La prendo insieme al pane e a un coltello, poi mi siedo al tavolo.
Un altro brivido mi attraversa la schiena.
Penso di non aver mai visto prima d'ora un gennaio tanto freddo.
Andrea lo nota, e sbuffa.
"Ti prenderai un raffreddore"
"Non siamo mica all'aperto"
"Col sistema immunitario che ti ritrovi, non faticherei comunque a crederlo"
Dice prima di uscire dalla stanza.
Ritorna poco dopo con una delle sue felpe.
"Tieni"
Sorrido, piacevolmente sorpreso.
"Grazie"
La felpa è calda, ha un buon profumo.
È decisamente troppo grande, ma mi piace anche per quello.
"Non è che..."
Sbuffa di nuovo.
"Si, puoi tenerla"
Sorrido di nuovo e gli porgo la mia fetta di pane con la Nutella.
"Per ringraziarti"
Cerca di non sembrare troppo compiaciuto quando la prende.I due anni di convivenza con Andrea sono stati così: caffè e chiacchiere alla mattina, dolcezza malcelata da parte del mio coinquilino, nerdate di ore sui nostri giochi preferiti.
I momenti che preferisco sono quelli in cui alle quattro di notte ancora non ho preso sonno, quindi vado in camera sua.
Non facciamo mai nulla, sia chiaro.
Non che io non lo voglia.Ma quando mi vede entrare nella sua stanza (non mi spiego come io lo trovi sempre sveglio, indipendentemente dall'orario) si limita a sbuffare seccato e farmi spazio sul letto.
All'inizio dormivamo e basta.
Il calore del corpo di Andrea vicino al mio mi calmava, mi insonnoliva.
Ho iniziato a sdraiarmi sempre più vicino a lui, finché abbiamo assunto quella che ora è la nostra posizione abituale.
La mia testa appoggiata alla sua spalla, il suo braccio che mi tiene vicino a sé.
Una gamba gli circonda la vita, un braccio poggiato sul suo petto.
Tale vicinanza mi riscalda corpo e anima, rilassa i muscoli e mi tranquillizza.
Inizialmente stavamo in silenzio.
Lui mi accarezzava i capelli finché non mi addormentavo, e quando mi risvegliavo l'indomani la sua mano era ancora nella stessa posizione.Dopo un po' abbiamo iniziato a parlare.
Adoro le nostre conversazioni in questi momenti, quando Andrea rinuncia del tutto al sembrare apatico o indifferente.
Trovo adorabili i momenti in cui ci prova e fallisce miseramente, ma è bello sentirlo parlare sinceramente.
La sua voce si fa morbida, pacata.
Sentirlo parlare diventa rilassante.
Sono questi i momenti in cui mi sembra di riconoscerlo davvero.
Il vero Andrea salta fuori raramente.Anche se so che non è del tutto sincero con me.
Vorrei solo che trovasse il coraggio.
Io i miei segnali glieli ho tirati.
Li ha anche colti.
Ma ha paura.Ecco, anche stasera non riesco a dormire.
I pensieri nella mia testa si ingarbugliano tra di loro, e so che per sbrogliarli ci metterei ore.
Non che mi dispiaccia.
Un brivido mi attraversa mentre mi alzo dal letto.
Cammino a piedi nudi per il corridoio, fino ad arrivare alla porta di camera sua.
Busso prima di aprirla.
"Posso...?"
"Vieni"
Mi chiudo la porta alle spalle.
Le braccia calde di Andrea mi accolgono, scacciando anche la minima traccia di freddo dal mio corpo.
Non parliamo. Non so perché. Di solito non è difficile aprire una conversazione, ma stasera sento che c'è qualcosa di diverso.
È lui a rompere il silenzio, dopo svariati minuti.
"Giovi... Stai bene?"
La mano che stava giocherellando con i miei capelli scende ad accarezzarmi una guancia.
"Perché lo chiedi?"
"Non so... Di giorno sei più taciturno del solito.
La notte capita sempre più spesso che tu non riesca a dormire.
C'è qualcosa che non va?"
Mi stringo a lui.
L'idea che si preoccupi per me mi piace da matti.
"Mh... Non direi proprio qualcosa che non va"
"Allora qualcosa c'è"
"Si... Diciamo di sì"
"Riguarda qualcuno in particolare?"
Esito.
"Si"
"Chi? Lo conosco?"
Mi viene quasi da ridere.
"Oh, lo conosci eccome"
Segue qualche secondo di silenzio.
"Non ho capito"
È la sua perplessa risposta.
Rido.
"Sei tu, Andrea"
"Io... In che senso?"
Adesso il suo braccio mi circonda il fianco.
Chiudo gli occhi per godermi al meglio il tepore.
"Andrea... Provi qualcosa per me?"
Non risponde.
Sospiro, iniziando a tracciare scie invisibili sul suo petto.
"Hey, senti... So che ti rende nervoso. So che per te è difficile parlare di quello che provi. Ma ti giuro, ne vale la pena. Non devi nascondere ciò che hai dentro"
"Io ti ho già esternato tutto ciò che c'era da esternare. Che vuoi di più?"
La sua voce non è più morbida, ma di nuovo la voce dura e sarcastica che mostra di giorno.
Gli accarezzo il braccio.
"Andrea, non nasconderlo. Ti prego"
Alzo la testa e guardo dritto nei suoi occhi, e vedo le sue difese crollare.
"Io... Giova, non te l'ho mai detto, ma spero con tutto me stesso che tu rimanga sempre con me. Questo potrebbe farti andar via"
Lo stringo a me.
"Fidati di me"
"Lo faccio già"
"Allora parlami. Dimmi ciò che senti"
Sospira.
"Ci provo"
Io gli sorrido tornando ad appoggiare la testa sulla sua spalla, un po' più vicino al suo volto.
Le sue dita tornano a intrecciarsi ai miei capelli, mentre lentamente inizia a parlare.
Posso sentire la sua voce apparentemente tranquilla tremare di tanto in tanto, ma rimango zitto ad ascoltare.
Riversa il cuore in quelle parole, dicendomi tutto ciò che ho sempre sognato sentirmi dire da lui.
Quando finisce, rimango a lungo a ripensare alle sue parole.
Ho quasi preso sonno quando sento di nuovo la sua voce tremante.
"Giovanni?"
Mormora.
Torno a guardarlo, gli sorrido dolcemente.
Mi chino su di lui al punto di far toccare le nostre fronti.
"Non devi nascondere tutto questo"
Dico.
"Giura che non lo farai più"
"Tu... Tu mi..."
"Si. Si, Andrea"
Lo bacio. Lui mi bacia di rimando.
Quanto giusto è il mondo in questo momento.
Tutto è al suo posto, tutto è come dovrebbe essere.
Lo sento sussultare sotto di me prima di riprendere lentamente il controllo.
Mi poggia una mano sulla nuca, avvicinandomi a sé.
L'altro braccio mi circonda la schiena.
Il bacio dura ancora a lungo.
Non è nulla di eccessivamente passionale o approfondito.
Non ci stiamo ficcando la lingua in gola.
È un bacio tranquillo, rilassato.
Come se fosse una cosa che facciamo tutti i giorni.
Quando ci stacchiamo nascondo il viso nell'incavo del suo collo, lui ancora mi accarezza la schiena."Sai, credo che dovremmo svuotare la tua stanza"
Dice dopo un po'.
"Dormi sempre qui, tanto vale che ti ci trasferisci"
Sorrido.
"A me piacerebbe"
"Anche a me"Come ho già detto, convivo con Andrea da due anni.
Ormai mi sono abituato alla quotidianità con lui.
Tutto questo però sta per cambiare, lo percepisco.
Però sembra già tutto così naturale, così normale.
Non c'è nulla di imbarazzante, nulla che ci mette a disagio.
Non riesco a immaginare un contesto in cui mi sentirei a disagio con lui.
Ci viene naturale."Sai, credo che non farò fatica ad abituarmi a tutto questo"
Mi dice.
"No, nemmeno io"Credo che nel nostro rapporto cambierà tutto, ma allo stesso tempo non cambierà nulla.
È difficile da spiegare.
Ma è così.Non cambierà nulla.
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Ueeeeee, scusate l'assenza amori della mia vita but ho avuto vari problemini.Comuuuuunque sarò abbastanza inattiva durante l'estate credo, ma da settembre ritorno come prima giuro ;)
Tranquilli che ho ancora un sacco di oneshot pronte più un sacco di idee ancora da scrivere, sooo rimanete connessi.
Asganaway! (Us gone away)
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Raccolta di oneshot Camperkiller
FanfictionIl titolo è abbastanza autoesplicativo, direi. Non so che altro dire, quindi vi lascio a questa raccolta di folli e brevi racconti che la mia mente partorisce solitamente verso le 3:00 di notte, quando faccio tutto tranne che dormire. Spero che vi p...