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Sono appena arrivata al campus, non è male come avevo pensato, ma l'idea di dover stare qui per le prossime sei settimane è stressante.
Ci troviamo pressoché in collina, quindi siamo circondati dalla natura.
C'è un edificio con i dormitori, e attaccato ad esso c'è quello dove invece studieremo, decisamente più grande.
Mia madre mi guarda.
"Che ne dici? Non male eh?" mi incoraggia a sorridere spingendomi leggermente.
Annuisco semplicemente, è evidente che non le va di sentire le mie lamentele. Sospiro.
"Forse hai ragione" aggiungo, poi, subito dopo aver preso le mie valige, la saluto.
dopo le rampe di scale estenuanti fatte con le valige in mano, provo un senso elevato di sollievo nell'arrivare alla stanza che mi è stata assegnata.
è abbastanza piccola, anche se munita di una finestra molto luminosa. ci sono solo due letti, due armadi e due rispettivi comodini.
osservando i letti, noto che uno dei due è già fatto, quindi mi butto su quello ancora da fare.
Prendo il cellulare in mano non dando peso alla montagna di vestiti da dover mettere a posto.
La connessione non è delle migliori, ma non mi da problemi.
Noto che la mia migliore amica, Emily, mi ha inviato centoquaranta tre messaggi, quindi senza leggerli la chiamo, e inizio a sistemare mentre parliamo.
"hey! come sta andando?"
"bene, più o meno" ridacchio io
lei mi parla della sua vacanza, e di come sta andando.
sono felice per lei, almeno i suoi hanno un minimo di buon senso da mandarla a fare una vera e propria vacanza invece di farla partecipare ad un campus estivo per crediti extra.
appena finito di fare il letto, mi ci butto sopra, e sento qualcuno entrare nella stanza, probabilmente si tratta della mia compagna. O del mio compagno.
"ti chiamo dopo" dico, chiudendo la chiamata con Emily.
mi giro, e vedo un ragazzo alto e un po' scuro, indossa gli occhiali da sole, una maglietta grigia, degli shorts e un paio di sneakers. ha la testa abbassata ma mi sembra abbastanza familiare.
alza il viso e mi guarda, poi inizia a ridere.
"ma tu guarda chi abbiamo qui, Aurora Peterson" toglie gli occhiali e lo riconosco: è Mattia Polibio.
Odio questo ragazzo, e ci ho dovuto passare praticamente tutta la mia vita. forse è per questo che i miei mi hanno portata qui, probabilmente i suoi genitori ne hanno parlato ai miei.
la mia e la sua famiglia sono in affari insieme, nonché buone amiche, e ciò ha portato al mio odio verso Mattia. È un egocentrico egoista, antipatico e presuntuoso figlio di puttana. Non per offendere sua madre, Mirna è una donna fantastica.
"Cristo santo" sbuffo io, pensando a tutti i modi possibili per evitare questa situazione.
lui continua a ridere, e si butta sul suo letto.
"Sei sicura che questa sia la tua stanza?" mi chiede lui, sempre con quel suo sorrisetto beffardo, come a prendersi gioco di me.
Metto una mano in fronte e mi getto sul letto, credo mi stia venendo un mancamento.
"no, non può essere" penso.
sei settimane da passare con questo idiota, come se non bastassero tutti i giorni di scuola, i sabati, le feste, le cene di lavoro di mio padre alla quale ovviamente devo partecipare anche io. E invece non bastano perché devo sopportarlo anche qui, dove sono stata mandata anche per staccarmi dai miei drammi adolescenziali.
mi alzo e mi avvicino alla porta, quando mi prende per un braccio e mi blocca.
"dove vai?" dice sorridente. Lo prenderei a schiaffi.
"Vado a cambiare stanza" dico sbuffando, liberandomi dalla sua presa.
"Sono contate, non ne troverai un'altra, e poi è meglio stare con me, no? almeno mi conosci, e odiandomi puoi permetterti di fare cose che con uno sconosciuto non faresti." dice demoralizzandomi.
una delle cose che non sopporto di Mattia è la sua intelligenza.
Ha ragione, con lui starei meglio: posso permettermi più spazio del necessario e di dire le cose liberamente. Non lo farei con un altro coinquilino. anche se odio la sua presenza.
Il suo modo di essere urta i miei nervi, mi verrebbe da prenderlo a sberle ogni volta che dalla sua bocca esce uno di quei suoi discorsi maschilisti e da egocentrico.
A scuola è probabilmente il più popolare, e non ha mai esitato una volta ad infastidirmi nei corridoi, anche con le più piccole cose.
È insopportabile e insensibile, non gli importa di nessuno se non di se stesso.
Cambia ragazza ogni volta che cambia i boxer, sempre che li indossi. O che a cambiargli i boxer siano le ragazze con cui sta.
Quindi lo guardo, faccio roteare gli occhi sbuffando per l'ennesima volta in cinque minuti e mi siedo sul suo letto.
"Va bene" dico solo, fingendo un sorrisino.
Lui mi guarda, sorride e aggiunge "Ci divertiremo insieme, Peterson"

revisionato :)

the one // mattia polibio wattys 2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora