Capitolo XXIV.

147 14 20
                                    

Spalancai gli occhi.

Le labbra di Xavier non si separarono dalle mie, erano bollenti. O forse ero io in iperventilazione. Fui attraversata da un calore indescrivibile che ravvivò il mio cuore, il quale era praticamente diviso in due. 

Non capivo più nulla, il mio cervello era in blackout.

Il suo bacio, dapprima delicato, diventò più intenso. Mi stringeva ancora le braccia, ma la sua presa aveva perso la rudezza con cui mi aveva appena obbligato a fermarmi. In quel momento sembrava irradiare affetto e un disperato bisogno di non lasciarmi andare.

Non potevo credere a ciò che stava succedendo.

Xavier si staccò dalla mia bocca senza che fosse passato un minuto. Ci fissammo l'uno negli occhi dell'altro, i nostri volti distavano pochissimi millimetri e potevo avvertire il suo respiro sulle mie guance.

Non era stato un bacio lunghissimo, tantomeno passionale come i baci che si scambiano gli innamorati dei film, accompagnati dalla perfetta soundtrack di sottofondo. Ma mi aveva ugualmente tolto il fiato. Perché non mi sarei mai aspettata un gesto così eccessivo da lui.

«Che cosa significa?» gli domandai, la mia voce era un sussurro.

Xavier si allontanò maggiormente dal mio viso. «Non devi andartene.»

Non mi aveva dato una risposta. Anzi, era tornato il dittatore di sempre.

Eppure, nonostante la sua espressione neutra, avevo notato qualche accenno di imbarazzo. Non era certo abituato a comportarsi così.

«Perché mi hai baciato?» Decisi di essere più diretta. Non era da me, ma quella sera stavo superando i miei limiti.

«Non lo so.»

Eh?

«Che vuol dire?»

Xavier si massaggiò la nuca, schivando chiaramente la domanda.

Mi stava prendendo in giro? «Non credo che tu mi abbia baciato per caso! E se fosse vero, allora sei un grandissimo...»

«Non so precisamente perché lo abbia fatto.» Mi interruppe. «So solo... che non voglio che tu sparisca... che ti allontani da me.»

Rimasi stupita. Sentivo che fosse sincero. E non potei evitare di spiccare un dolce sorriso. Quel presuntuoso desiderava la mia presenza, mi aveva perfino baciato per farmelo capire.

Ma che cosa avrebbe implicato questo desiderio? Adesso stavamo insieme? Eravamo fidanzati per davvero?

«Provi... qualcosa per me?»

«Chissà.» Alzò le spalle. Ecco il ritorno di Apatia featuring Arroganza.

«Che razza di risposta è?»

«Non lo so, Camille, te l'ho già detto.» Fu fermo. Poi, però, il suo tono si ammorbidì.

«Vorrei solamente che restassi. E magari che tu abbia ancora voglia di aiutarmi con il nostro problema.» Sapevo che si stesse riferendo alla N.U.A.T. «Mi dispiace per come ti sei sentita in questi giorni. Per come io ti abbia fatto sentire. Non lo... immaginavo.»

Non dissi nulla.

«Mi dispiace anche per quel gesto che... ho fatto senza pormi degli scrupoli», ovvero il bacio alla mostra scientifica, «hai completamente ragione. Non è stato galante da parte mia agire così.» Le sue braccia stringevano le mie, trasmettevano al mio corpo un calore piacevole. Era piuttosto risentito, lo avvertivo proprio da quel tocco.

Il mio Ricco e Arrogante ScienziatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora