Capitolo VI.

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«Buongiorno signorina» mi disse uno dei cinque professori da cui era composta la giuria «siamo lieti di ascoltarla mentre esporrà il suo progetto.»

Io ero rimasta immobile, dalla bocca non mi uscì neppure un sussurro.

Xavier aveva tolto lo straccio che copriva la sua invenzione. Adesso tutti potevano vedere ciò che credevano fosse stato partorito dalla mia mente. Sul tavolino accanto a me c'era un computer portatile dalle dimensioni più spesse rispetto ai modelli soliti e Xavier aveva pure portato una grossa bottiglia d'acqua. A che cavolo serviva?

«Ci illustri il suo lavoro» proseguì un professore.

«Oh, ehm...» non facevo che balbettare «questo...questo è un...»

Guardai Xavier, il quale non sembrava affatto intenzionato a farmi una mano, anzi: si era messo a contemplare la sua opera con aria soddisfatta, non rivolgendomi neppure un'occhiata.

I giudici attendevano una mia risposta che non arrivava.

Indicai quell'aggeggio di cui non capivo la particolarità. «Questo è... un computer.»

«Sì, lo abbiamo constatato» commentò uno della giuria, un po' seccato. Probabilmente stavo facendo perdere tempo a ciascuno di loro.

«Bene, allora saprete che i computer, di norma, sono dispositivi molto sofisticati...» tentavo in tutti i modi di allungare il discorso «e che non è semplice utilizzarli...»

«E quindi?» mi domandò ancora lo stesso professore.

Confermato, era impaziente.

Ma io non sapevo proprio che cosa dire sul progetto sistemato sul mio tavolino. Non ne conoscevo il nome, neppure il funzionamento.

E Xavier, nel frattempo, si era messo pure a lucidare lo schermo.

Lo stavo per strangolare.

Proprio mentre serravo i pugni pronta per agguantargli il collo e spezzarglielo, lo vidi voltarsi con un sorrisetto di chi sa già di essere il migliore verso i giudici e indicare il progetto.

«Credo sia meglio che vi spieghi io che cosa ha creato la signorina Camille» disse con orgoglio. «Questa ragazza è troppo spaventata da voi e non è assolutamente in grado di gestire la sua stupida ansia...»

Ovviamente non perdeva occasione di esibire la sua arroganza. Ma mi stava aiutando sebbene non ci avrei scommesso qualche minuto prima.

«Il computer che potete vedere si ricarica utilizzando solamente l'acqua, basta inserirla in questa fessura...» Xavier cominciò a descrivere il funzionamento della sua invenzione utilizzando il suo solito linguaggio scientifico e fu capace di rapire la giuria, così tanto che, dopo aver osservato Xavier attivare il computer semplicemente con l'acqua, si girarono verso di me.

«Signorina, la sua creazione è praticamente geniale!» Erano tutti concitati. 

Peccato che non fosse opera mia.

«Lei è un incredibile genio» come no «ha una mente brillante che potrebbe essere molto utile a un sacco di società scientifiche!»

«Non è proprio nulla di che...» commentai sentendomi fuori luogo. Guardai leggermente Xavier a braccia conserte, soddisfatto dei complimenti che stavo ricevendo perché era ben consapevole che il merito era dovuto interamente a lui.

«Su, non essere modesta...» disse, battendomi una pacca sulla schiena.

Possibile che non si rendeva conto di ciò che aveva appena fatto? La giuria era assolutamente convinta che fossi io l'artefice di quel progetto, che fossi io la mente geniale della mostra. Bensì ero un mezzo disastro in tutte le materie scientifiche.

Il mio Ricco e Arrogante ScienziatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora