Capitolo XX.

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«Tu farai cosa?»

«Domani passeremo un pomeriggio al centro commerciale!» Strinsi la mano destra in un pugno.

Xavier corrugò la fronte. «Perché mai?»

«Beh, poiché dobbiamo mostrare agli stalker che siamo una coppia...» mi tremò la lingua al solo pronunciarlo «il luogo, almeno per una volta, vorrei deciderlo io.»

«Si dà il caso che quel genere di posti, soprattutto durante il fine settimana, sia affollato.»

Mi sarei aspettata una lamentela da parte di Brontolo.

«Si dà il caso che tu debba finalmente trascorrere un sabato come un qualsiasi ragazzo della tua età» imitai il suo stesso tono. «E ciò vuol dire non rinchiuso dentro quello stupido laboratorio.»

«Che cavolo dovremmo fare in un centro commerciale?»

«Si vede che non ci vai mai.»

«Certo che no, perché non ne ho il bisogno. Inoltre c'è troppa gente per i miei gusti.»

Il pesante sbuffo che tirai lo fece zittire in un lampo, visto che stava per aggiungere un'altra seccante lagna.

«E' mai possibile che non ti vada bene nulla?» esclamai, e in quell'attimo ero furiosa. «Non ho intenzione di trascorrere tutto il sabato a eseguire i tuoi ordini assurdi per colpa degli spioni là fuori! Perciò, scegli: o vieni con me al centro commerciale oppure il tuo bel piano andrà a farsi friggere.»

Mi accorsi di aver parlato a raffica e tentai di calmarmi. Mi aveva veramente irritato. Sapevo che se non avessi preso posizione, l'arrogante idiota se ne sarebbe approfittato.

Xavier era ancora seduto sul mio letto, mi fissava con serietà. Non riuscivo a indovinare che cosa stesse pensando dal suo sguardo. I suoi occhi azzurri, e maledettamente splendidi, erano indecifrabili.

«Accontentiamo i bambini...» disse, alzando le spalle.

Mi morsi il labbro a più non posso per evitare di mandarlo direttamente a quel paese.

«Domani pomeriggio per le 16. Ci troveremo davanti all'ingresso.»

«Va bene.» Era fatta! Ero stata capace di portare avanti una mia idea a discapito delle sue proteste.

Peccato che avesse dovuto comunque farcire la sua risposta con l'ennesimo ordine. Ma quella volta ci avevo messo una pietra sopra.


Arrivai puntuale all'appuntamento. Mi provocava una strana sensazione usare quel termine. Insomma, in fondo non era un vero e proprio appuntamento. Perlopiù si trattava di un incontro di convenienza, uno spettacolino da mostrare ai tizi che ci pedinavano ovunque.

Vidi da lontano le porte scorrevoli del centro commerciale, il quale distava solamente dieci minuti da casa mia, infatti avevo chiesto un passaggio a mio padre che si fermò nel grande parcheggio per permettermi di scendere. Davanti all'ingresso, verso alcune panchine strapiene di varie persone sedute con le mani occupate da tante buste, c'era Xavier in piedi. Non avrei dovuto stupirmi che Mr. Puntualità si fosse presentato prima di me.

Chiusi la portiera dell'auto, salutando mio padre e dicendogli che lo avrei richiamato per tornare a riprendermi. Dovevo assolutamente darmi una mossa e iscrivermi a scuolaguida, mi dispiaceva dipendere sempre da lui.

Accelerai il passo e corsi verso la figura che mi puntava da lontano. Notai che si era vestito pressappoco come lo avevo visto al concerto di Stromae per cercare di non dare nell'occhio in mezzo alla gente che avremmo incontrato. Aveva solo cambiato il cappello di lana, quello che teneva sulla testa era nero ma di sicuro non realizzato da uno stilista sconosciuto.

Il mio Ricco e Arrogante ScienziatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora