Quella voce familiare mi fece sfilare dalle dita il telo bianco che stavo stringendo e presi un forte spavento. La busta trasparente che avevo in mano con i documenti consegnatami dalla professoressa Margot cadde a terra, spargendo i numerosi fogli sul pavimento.
Non mi chinai a raccoglierli. Ero rimasta impietrita.
Davanti a me, a qualche metro di distanza, Xavier era accanto alla scaletta che avevo utilizzato per scendere. Mi guardava confuso e colto alla sprovvista, come se lo avessi sorpreso nel bel mezzo di un reato. Era vestito come quella mattina, ma con una particolarità aggiuntiva: i suoi abiti firmati erano coperti da un camice bianco da laboratorio.
In quel momento mi resi conto che non era da solo. Alla sua destra c'era una ragazza alta e mora che mi fissava con gli occhi marroni e profondi. Sua sorella? Sua cugina? O si trattava della sua fidanzata?
Pensai al dispiacere che avrebbero provato tutte le ragazze del mio liceo.
«Tu chi sei?»
La voce di Xavier era tetra, incuteva paura. Deglutii.
«Oh, ehm...» D'istinto sollevai le mani aperte verso di lui. «Posso spiegare la situazione!»
«Sarà meglio.»
«Io... io sono Camille, una tua compagna di classe, ti ricordi di me?» parlai a raffica mentre mi piegavo per raccogliere i fogli sul terreno. «Sono... sono venuta a casa tua perché la professoressa Margot... mi ha chiesto di consegnarti dei documenti...»
Li avevo stropicciati a causa della foga con cui li avevo raccolti. Me li strinsi al petto, quasi come se potessero aiutarmi a sentirmi meno agitata.
«E dunque per quale assurdo motivo ti trovi qui?» mi chiese arrabbiato. Lo vidi avanzare di due passi nella mia direzione. «Non ti ha insegnato nessuno a suonare il campanello?»
«Ho... ho trovato il cancello e la porta aperti...»
Xavier si voltò verso la ragazza accanto, domandandole infastidito: «che cosa significa?»
«Credo di avere dimenticato di serrare tutti gli ingressi della casa» rispose quella, senza mostrare sul volto un'espressione rammaricata.
Lui cacciò un pesante sbuffo, appoggiando le mani sui fianchi. Poi spostò il suo sguardo indignato verso di me.
«Mi ricordo di te, sei la goffa ragazza di stamattina...» Annuii spaventata. «Perfetto, allora adesso ti consiglio caldamente di andartene fuori da casa mia e di non rimetterci piede né domani né mai.»
Mi indicò di risalire la scaletta per sparire dal suo territorio. La sua arroganza era ancora più palese di quella mattina.
«Che cos'è questo posto?» mi scappò dalle labbra. Sapevo che non avrei dovuto porgere una richiesta simile, ma sentivo che era molto importante ciò che avevo scoperto.
«Non ti riguarda.»
«Non penso proprio.»
Stringendo ancora i documenti al petto indicai con il mio indice l'intero luogo, soprattutto la strana poltrona che avevo adocchiato e il telo bianco alle mie spalle che celava una misteriosa struttura circolare.
«Che cos'è?» ripetei. «E chi sei tu?»
«E' il laboratorio segreto del signor Xavier.» La ragazza mora mi rispose, inclinando leggermente il collo con fare ovvio. «L'ambiente in cui lui elabora diverse...»
«Risparmia il fiato, Tanya.» Xavier la mise a tacere con un gesto della mano. Lo vidi raggiungermi a passo lento. Adesso non mostrava più l'irritazione di qualche secondo fa, quando mi aveva sorpresa nel suo laboratorio: sorrideva enigmatico, ma ai miei occhi apparve come una sorta di ghigno malefico.
![](https://img.wattpad.com/cover/157109545-288-k367230.jpg)
STAI LEGGENDO
Il mio Ricco e Arrogante Scienziato
RomanceCamille pensa di conoscere tutto di Xavier Leblanc, il figlio del ricco fondatore della Star Corporation, un'importante azienda di Parigi che ha creato la Star Phone. Lo considera una "scatola vuota", un ragazzo dall'accattivante bellezza esteriore...