Capitolo XXIII.

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La mattina seguente non andai a scuola. Non avevo proprio l'intenzione di rivedere il volto da schiaffi di Xavier.

Ai miei genitori raccontai che la sera prima avevo pasticciato con il cibo e perciò mi ero svegliata aggredita da un tremendo mal di pancia. Loro ci credettero senza troppi dubbi, dopotutto non mi avevano sentita rincasare presto dalla festa perché, quando ero tornata, li avevo trovati già assopiti sul divano. Poi avevo scritto loro un messaggio, dicendo che il padre di Alix mi avrebbe riaccompagnato a casa e che, quindi, potevano andare tranquillamente a dormire. Così non si erano accorti che fossi rientrata da un bel pezzo.

Riconoscevo che era un'idea stupida saltare un giorno di scuola per un motivo del genere. Ma avevo anche l'interrogazione di matematica sugli integrali, limiti e derivate, e immancabilmente non ero per nulla preparata ad affrontarla. I miei compagni, invece, si stavano esercitando da almeno una settimana in base a quello che avevo origliato durante le loro chiacchiere. Ero sicura che, nonostante avessero fatto tardi per la festa di Xavier, si fossero presentati ugualmente per l'interrogazione. 

Che studenti modello. Mi sentivo un completo fallimento a paragone.

Ovviamente io non avevo neppure aperto il quaderno degli esercizi. In quei giorni mi frullavano tremila pensieri per la mente ed ero distratta a causa degli ultimi avvenimenti.

Come in quel momento. Benché fossi lontana dall'idiota, continuavo a rimuginare sulla sera precedente: il suo tono imperioso, le sue pretese, il suo stupido menefreghismo delle emozioni altrui. Non mi ero ancora pentita di essere fuggita dal suo compleanno. Alix e Martin mi avevano inviato numerosi messaggi chiedendomi perché diavolo fossi sparita. 

Insomma, la serata sarebbe andata solamente peggio, non avrei potuto scatenarmi nuovamente insieme a Martin, sarei dovuta rimanere incollata al riccone viziato e seguire ogni suo spostamento, sopportando le sue braccia attorno al mio corpo prive di qualsiasi calore. Mi avrebbe almeno concesso di andare alle toilette?

Da grande magnanima che ero -potevo permettermi anch'io un po' di spocchia personale ogni tanto- mi ero assicurata di allontanarmi cercando di non rovinare il suo piano, ovvero senza farmi notare dai due uomini della N.U.A.T. che ci fissavano. Anche se, beh, non sapevo fino a che punto fosse servito. Era impossibile che non si fossero accorti della mia prolungata assenza entro la fine della serata.

Tentai di liberare il cervello dall'immagine del suo irritante viso e nel pomeriggio iniziai a studiare seriamente. Ero sicura che la professoressa Morel, una trentenne dai bellissimi boccoli biondi e un ghigno malefico sulle labbra, avrebbe rimandato la mia interrogazione per l'indomani poiché ci sarebbero state altre due ore di matematica. Mi trovavo in alto mare.

Rimasi concentrata per un bel po' di tempo, fino a quando incappai in alcuni esercizi impossibili da risolvere, almeno per me, ero certa che Xavier li avrebbe conclusi in cinque minuti -stavo ancora pensando a lui, basta!- e desiderai immediatamente poter avere qualcuno accanto che avesse la pazienza di spiegarmeli.

Ma chi? Chiedere ad Alix come al solito era escluso, le avevo raccontato che ero scappata dalla festa perché non mi sentivo molto bene e, se mi avesse visto così pimpante, avrebbe capito all'istante la bugia. Lei mi conosceva meglio di quanto io conoscessi me stessa, infatti non ero del tutto sicura che si fosse bevuta facilmente la scusa della mia fuga.

Scartai a priori anche l'idea di domandare aiuto a qualche anima buona fra i miei compagni, non avevo intenzione di fare la figura dell'ottusa e loro, per di più, erano inclini al giudizio, sapevo perfettamente che avrebbero abbassato la mia autostima già scarsa con il loro tono saccente.

Xavier... assolutamente no.

Riflettendoci meglio, però, c'era una "persona" a cui avrei potuto rivolgermi senza venire criticata per la mia ignoranza. 

Il mio Ricco e Arrogante ScienziatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora