Capitolo IX.

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La settimana seguente arrivò in fretta e io non vedevo l'ora di poter atterrare a Bruxelles e visitare la mostra scientifica mondiale di cui mi aveva parlato Xavier.

Lui era piuttosto indifferente, ma in realtà sapevo benissimo che cosa celasse ai miei occhi: era desideroso di partecipare alla mostra e nemmeno lui stava più nella pelle.

Ma ci fu una cosa che mi sconcertò. Quando arrivammo in aeroporto superammo i controlli e ci avviammo verso le scalette esterne dell'aereo su cui una lunga folla stava salendo per entrare all'interno. Xavier, mentre stavamo in fila indiana, mi strinse un braccio dicendomi: «da ora in poi chiamami Henri.»

Lo guardai perplessa. «Come, scusa?»

«Non ho partecipato alla mostra con il mio vero nome. Mi iscrivo sempre in borghese, utilizzando un falso nominativo.»

«E perché mai dovresti farti chiamare Henri?»

Xavier mi tamburellò la fronte con le dita. «Forse perché tutti scoprirebbero il mio segreto se mi presentassi come Xavier Leblanc, genietto? Mio padre crede che io sia in gita scolastica.»

Mi dava una stranissima sensazione chiamarlo Henri. «Va bene, spero di ricordarmi di non chiamarti Xavier.»

Lui mi fissò minaccioso. «Devi.»

«E comunque Henri non ti si addice proprio. È adatto per una persona gentile, non altezzosa e viziata come lo sei tu.»

«Anche Camille sembra un nome angelico mentre tu sei una vera stupida.»

«Prova a ripeterlo!» strillai, mentre i passeggeri in fila alle spalle di Xavier mi guardarono immediatamente.

Il viaggio in aereo, come era ben prevedibile, non andò certo meglio. Il pallone gonfiato decise di starsene bello comodo in prima classe e io dovetti necessariamente sedermi nel posto economy che mi aveva prenotato. Lo detestai per tutta la durata del viaggio: avrebbe potuto fare un sacrificio e sedersi accanto a me, invece aveva deciso di non rinunciare ai comfort offerti dal lusso.

Ero tanto arrabbiata per il suo comportamento che all'improvviso, nel bel mezzo del viaggio, mi alzai dal mio posto e andai in prima classe per spiare che cosa stesse facendo.

Trovai Xavier accomodato in un bel sedile di pelle marrone, che guardava fuori dall'oblò dell'aereo mentre sgranocchiava tranquillamente delle patatine dentro una ciotola di vetro.

«Le patatine c'erano anche nella classe standard, sai?» gli dissi.

Xavier si girò verso di me. «Vuoi dire quelle sottospecie di patatine discount?»

«Ma chi te lo ha detto che sono di sottomarca??». Quel ragazzo viveva veramente nell'oro!

«Io sto bene qui.»

«Beh, e io sono dall'altra parte dell'aereo. Da sola» gli feci notare.

Cosa che non lo toccò minimamente. «Qual è il problema?»

«Tu sarai anche abituato a stare da solo ma io no e mi sto sinceramente annoiando.»

«Guarda un film, leggi qualcosa.»

«Perché non vieni da me?» gli chiesi a bruciapelo.

«Nella classe economy?» Lui aggrottò la fronte.

E io ero pronta per tirargli qualche pugno.

«C'è un posto libero al mio fianco.»

«Non se ne parla, io sto bene dove sono.»

Il mio Ricco e Arrogante ScienziatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora