Il cuore mi batteva all'impazzata. Ma soltanto perché ero agitata.
Gli occhi azzurri e magnifici di Xavier mi stavano fissando ancora più sbigottiti dopo aver sentito il nome di Martin.
«Che cosa significa?» mi chiese.
Io non sapevo come avrei dovuto rispondergli. Dovevo dirgli la verità, ovvero che stavo uscendo per un appuntamento insieme al suo amico, conoscente o in qualsiasi maniera assurda lo considerasse?
Mia madre, però, si era lasciata sfuggire quel nome. E io mi trovavo vestita fin troppo bene per poter fingere il contrario.
«Sto... aspettando Martin.»
«Perché mai?»
Ma, in fin dei conti, per quale ragione ero così tesa? Xavier mi aveva trattato male quel pomeriggio, si era comportato da perfetto maleducato, specialmente dopo essersi presentato l'altra sera a casa mia per capire che cosa mi passasse per la testa. Avevo creduto che tenesse a me, che finalmente aprisse quel suo maledetto -e purtroppo geniale- cervello e comprendesse da solo il mio atteggiamento evitante, invece era ritornato intrattabile come prima. Anzi, come sempre.
Quindi non c'era alcuna motivazione valida per nascondergli il fatto che uscissi con Martin.
«Stasera ho un appuntamento con lui» risposi. Fiera.
Le pupille di Xavier si dilatarono parecchio sorprese. «Con quell'idiota?»
«Esatto. Con l'idiota.»
«Oh, avrei dovuto aspettarmelo visti gli abiti che ti sei messa addosso. Un pagliaccio proprio come lui.»
Mi stava seccando.
«Sarete perfettamente ridicoli insieme.»
Ancora di più.
Non aveva alcuno scrupolo neppure davanti ai miei genitori, che ci fissavano perplessi. Insistettero affinché non attendessimo Martin in piedi. Fecero cenno all'arrogante scienziato di sedersi sul divano, lo stesso consigliarono a me, offrendosi di aprire la porta appena avrebbero sentito il campanello della nostra abitazione suonare.
Ci accomodammo entrambi l'uno a fianco dell'altro, in silenzio. Mia madre e mio padre abbandonarono il salotto appena notarono il gesto che feci con il mento rivolto a loro per intimarli di lasciarci da soli.
Anche se mi pentii subito di averli mandati via. Ora mi trovavo soltanto con Xavier e l'imbarazzo cadde pesantemente su di me. Continuavo ad aggiustarmi il vestito sulle cosce, cercando di coprirle il più possibile. Avevo vergogna, ma non sapevo esattamente di che cosa.
E sentivo il suo sguardo addosso.
«Perché sei venuto qui?» domandai di scatto.
«Credo che adesso tu sia troppo impegnata per ascoltare bene ciò che avevo da dirti.»
«Martin non è ancora arrivato.»
Xavier effettuò un'altra radiografia su di me. «Come ti è saltato in mente di uscire con lui? Te l'ho già detto che non è una persona affidabile.»
«Parli proprio tu» la rabbia mi montò «tu, che sei scorretto, impertinente e sfacciato! È di te che non dovrei fidarmi!»
«Bla, bla, bla.»
«Io esco con Martin quanto mi pare e piace. Non crederò a nessuna delle tue stupidaggini.»
«Fa' come ti pare.»
Xavier si sollevò dal divano.
«Dove stai andando?» chiesi, vedendo che si aggiustava la giacca plurifirmata che indossava.
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Il mio Ricco e Arrogante Scienziato
RomansaCamille pensa di conoscere tutto di Xavier Leblanc, il figlio del ricco fondatore della Star Corporation, un'importante azienda di Parigi che ha creato la Star Phone. Lo considera una "scatola vuota", un ragazzo dall'accattivante bellezza esteriore...