Capitolo XXXIV.

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Martin mi aveva gettato a terra, salvandomi da una Tanya di colpo impazzita. Sentii il rumore fragoroso di qualche oggetto di vetro rompersi e alcune schegge caddero a pochi centimetri da me.

«Che cosa succede?» esclamai sgomentata.

L'androide era immobile, al centro del laboratorio. Ruotò soltanto la testa verso di noi. Ci fissava ancora con i suoi occhi totalmente rossi.

«Non ne ho idea» rispose Martin, cercando di rimanere abbassato. «Deve aver perso il controllo.»

«Cosa?»

Vidi Tanya muovere un altro passo nella nostra direzione. Le sue pupille brillarono proprio come pochissimi istanti prima.

«Sta per lanciare un altro raggio!» mi avvisò lui e afferrò di scatto il mio braccio per spostarmi dal punto in cui ci eravamo impietriti.

Tanya scagliò un altro fascio luminoso e letale, che colpì la scrivania di Xavier, provocando un grosso danno. Il tablet sistemato sopra di essa scivolò sul pavimento con un pesante tonfo e notai che lo schermo si era crepato.

«Cosa significa che ha perso il controllo?» chiesi quasi urlando. «Perché si sta comportando come se volesse eliminarci?»

«Non lo so, non conosco il funzionamento degli androidi, purtroppo!»

Guardai Tanya. Era veramente terrificante con quello sguardo assassino. Dei tremiti agghiacciati percorsero la mia schiena.

Mi rizzai in piedi e agitai le mani. «Sono io, Camille! Che ti è preso? C'è qualcosa che non va?» Pensai subito che, magari, avesse avvertito Martin come una minaccia. Xavier non avrebbe assolutamente permesso che il suo rivale piombasse nel suo laboratorio e l'androide stava semplicemente eseguendo gli ordini in una maniera un po' insolita. «Martin non è un pericolo, mi sta solo aiutando a cercare la penna!»

Ma lei ci ripropose il luccichio delle sue pupille. A breve sarebbe partito un nuovo raggio fatale da queste ultime.

«Cam, dobbiamo uscire da qui!»

«Come facciamo? Non abbiamo possibilità di raggiungere le scale senza essere colpiti!»

Martin mi buttò ancora di lato insieme a lui appena Tanya lanciò l'ennesimo raggio laser, che andò a colpire un angolo della parete del laboratorio.

Feci per rimettermi in piedi, ero atterrata sul pavimento sbattendo le ginocchia, che mi dolevano. Il cuore palpitava fortissimo nel mio petto dalla confusione. Non avevo idea di quello che stesse accadendo, ma non avrei dovuto smarrire la lucidità. 

Quando riuscii ad alzarmi mi accorsi della presenza di una porta davanti a noi, la quale ricordavo che conducesse al passaggio sotterraneo che sbucava all'esterno della villa di Xavier. Me lo aveva fatto scoprire proprio Tanya dietro ordine del signorino, quella sera in cui avrei dovuto cominciare le ripetizioni di matematica e lui mi aveva convinto a presentarmi lì fingendo di essere lei.

«Di qua! Seguimi!» gridai rivolta verso Martin. Tanya ci avrebbe seguito ugualmente anche se avessi sussurrato.

Spalancai la porta e cominciai a correre, Martin mi stava dietro. Il tunnel sotterraneo era lungo meno di un chilometro se la memoria non mi ingannava, e alla fine di questo avremmo trovato una scaletta per risalire in superficie, che ci avrebbe portato direttamente al di fuori del cortile dei Leblanc.

Quando arrivammo al punto tanto atteso salimmo in fretta e in furia i gradini. Spostai con un po' di fatica il tombino che ostacolava la nostra fuga e uscii per prima. Allungai una mano a Martin per far sì che potesse fare la medesima cosa.

Il mio Ricco e Arrogante ScienziatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora