«Possiamo parlare in privato?» mi domandò Xavier.
Lo guardai perplessa e allo stesso tempo infastidita. Se desiderava discutere della mia esclusione nei suoi confronti, nonostante fossi molto soddisfatta dell'esito di quella sorta di vendetta non volontaria, non ne avevo l'intenzione.
Chinai lo sguardo verso la tazza di cioccolata calda, senza rispondergli.
Xavier non demorse. Irremovibile, ma sincero, disse con calma: «per favore.»
Aveva scandito per bene le parole. Non riuscii a rimanere indifferente. Lui non era solito utilizzare la formula magica che si apprende fra le basi della buona educazione durante la tenera età. Proprio per questo mi stupì.
Avrei dovuto assecondarlo? «Di che cosa vorresti parlarmi?»
«Vieni da me e lo scoprirai.» Figuriamoci se fosse capace di darmi una spiegazione chiara ed esaustiva sul momento. «Puoi presentarti stasera, verso le otto. Mio padre presiederà una riunione, perciò saremo da soli.»
L'idea non mi entusiasmava un granché. Anche se, tutto sommato, la situazione contraria mi avrebbe provocato lo stesso effetto. Se Vincent Leblanc fosse stato a casa avrebbe trovato la maniera di farci uscire insieme come l'ultima volta e, francamente, non sarei stata in grado di compiacerlo di nuovo. Non dopo gli avvenimenti di quei giorni.
«Va bene» risposi infine. Ma sì, ero veramente curiosa di sapere la ragione dello strano atteggiamento serioso e quasi gentile che stava ostentando.
«Ti aspetto, allora. Buona continuazione a tutti.»
Ci diede la schiena e si affrettò a raggiungere l'uscita del bar del liceo.
Mi seccava ammettere che, per l'ennesima volta, Xavier aveva ottenuto ciò che voleva con estrema facilità. Quel maledetto scienziato aveva un dono innato per costringere la gente a seguire i suoi desideri.
«C'è qualcosa che non va fra voi due?» Alix iniziò a ficcare il naso nei nostri affari. Thomas, intanto, fingeva di non ascoltare il discorso.
Io scossi la testa. Ma lei fece una smorfia ostile. «Ho capito che avete discusso. E che stai cercando di evitarlo. Non credere che non me ne sia accorta, è bastato osservare la velocità con la quale hai diviso il tuo banco dal suo e il fatto che non lo degni nemmeno di un saluto.»
Ovviamente la mia cara amica aveva decifrato la situazione in pochi secondi. Intelligente e intuitiva come al solito. Proprio come adorava Xavier. «Sì, abbiamo... discusso.»
«Perché?»
«Incomprensioni.» Troppe, e causate solamente dalla sua limitata facoltà di ragionamento per le questioni al di fuori della scienza. «Ma niente di grave. Probabilmente stasera vorrà risolvere questa storia.»
«Ieri pomeriggio, mentre lavoravo nel suo laboratorio, Xavier mi ha domandato se tu stessi bene visto che continui a schivare ogni contatto con lui.» Uh. «Fidati se ti dico che sembrava preoccupato.»
«Sembrava» ripetei.
«Non significa che non lo fosse. La sua fidanzata smette di rivolgergli la parola inaspettatamente, senza neppure riferirgli una motivazione, come credi che possa reagire?»
«Non sono la sua fidanzata.»
«Cam, piantala» mi zittì severa. Anche lei era stranamente seria. «Xavier avrà mille difetti, però non è rimasto incurante ai tuoi gesti. Il fatto che ti abbia chiesto di parlarne lo dimostra.»
Purtroppo aveva ragione. Sapevo che lui si fosse accorto del mio cambiamento, quella mattina mi aveva giustamente interrogato in merito al perché gli stessi distante. Ma mi irritava ugualmente. Mi irritava che ancora non avesse scovato la soluzione da solo, una soluzione così lampante, che gli avevo fatto indirettamente provare sulla sua pelle quel giorno.
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Il mio Ricco e Arrogante Scienziato
Roman d'amourCamille pensa di conoscere tutto di Xavier Leblanc, il figlio del ricco fondatore della Star Corporation, un'importante azienda di Parigi che ha creato la Star Phone. Lo considera una "scatola vuota", un ragazzo dall'accattivante bellezza esteriore...