Capitolo XXXVI.

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Eravamo troppo nervosi quella sera.

Io avevo accumulato una massiccia dose di terrore e ansia per la consapevolezza che qualcuno volesse attentare alla mia vita. E il fatto che Xavier non prestasse alcuna considerazione ai miei sospetti mi aveva mandato su tutte le furie.

Lui, invece, anche se non lo avrebbe mai ammesso, era sicuramente preoccupato per la situazione accaduta quel pomeriggio a Tanya, e lo irritava non aver ancora capito chi si celasse dietro la sua manipolazione.

Ma quanti segreti erano appena affiorati alla luce del sole, anzi, della lampada nella stanza di Xavier. 

Mi aveva appena rivelato, sbraitando rabbioso, che sua madre non solo era stata in grado di costruire un efficiente androide -ovvero la povera Tanya che giaceva mezza scassata nel suo bunker- ma, il laboratorio di cui tanto lui amava vantarsi, era proprio opera della signora Leblanc.

Che era stata perfino un membro della N.U.A.T., colei che ritenevo essere la potenziale colpevole del disastro. 

Perché Xavier mi aveva tenuto nascosto la marea di verità fino a quel momento?

«Oh, non lo pensavo minimamente...» risposi sbalordita.

L'arrogante cercò di calmarsi dopo aver sferrato un calcio contro il letto. Ma continuava a guardarmi con stizza.

«Quanto... quanto tempo ha lavorato tua madre all'interno della società?» gli chiesi.

«Diversi anni, non ricordo il numero preciso.»

«Perciò, se ho ben capito, tua madre... era una scienziata. Esattamente come lo sei tu.»

Ed ecco la spiegazione all'interrogativo che mi era sempre frullato nella testa, ossia da quale fonte derivasse l'intelligenza di Xavier. Si trattava di un'enorme dote ereditata dalla madre, che pareva essere stata una grande mente geniale.

«Perché non me lo hai mai detto prima d'ora?»

«Ero tenuto a farlo? Non mi pare.»

«Mi hai fatto credere di aver realizzato personalmente Tanya e il tuo laboratorio, penso proprio che sarebbe stato corretto non prenderti il merito per qualcosa che non hai mai costruito. Oltretutto non mi avevi neppure parlato del lavoro di tua madre, che è sempre stata una collaboratrice della N.U.A.T.»

«Non ne ha sempre fatto parte. Dopo un po' di tempo lasciò la società e ogni ruolo che ricopriva.»

I miei dubbi tornarono alla ribalta. Quella frase assomigliava molto alla simile storia personale che mi aveva proferito Martin. «Per quale motivo? Magari ha avuto qualche problema con il capo?» Ricordai il suo racconto sulle minacce. «Aveva compreso di non essere proprio al sicuro rimanendo lì?»

Xavier mi rifilò un'altra occhiata tetra.

«Se ne andò perché la sua salute aveva iniziato a peggiorare.» 

Il timbro cupo mi mise soggezione. Avevo dimenticato che la signora Leblanc era scomparsa per via di un tumore ai polmoni.

«Ah, giusto. Perdonami, non ci avevo riflettuto.»

«Io credo che tu debba ragionare su tutte le scemenze che hai detto stasera.»

«Sei tu quello che ha bisogno di aprire gli occhi.» Desiderava riprendere la discussione da quanto pareva. «Xavier, ti ho soltanto riferito i miei sospetti. Sospetti che non sono, poi, così lontani dalla realtà! Prova a spostarti per un attimo dal tuo irremovibile punto di vista.»

«Ti ho già spiegato quello che penso.»

«Capisco perché non vuoi prendermi in considerazione. Pensi a tua madre, a quanto stimasse la N.U.A.T., credi di poterti fidare ciecamente visto che lei lavorava all'interno.» Sì, era probabile che quella questione gli impedisse di guardare oltre le sue convinzioni. «Forse, però, nemmeno tua mamma era a conoscenza della sua possibile maschera. La N.U.A.T. potrebbe nascondere anche un lato oscuro.»

Il mio Ricco e Arrogante ScienziatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora