Capitolo XIII

188 19 20
                                    

«Perché tu non mi convinci.»

Xavier mi disse quella frase posizionandosi in una maniera inusuale: braccia incrociate al petto e sguardo fisso sui miei occhi.

Ma non era il solito sguardo presuntuoso nei miei confronti, no. Era serio e quasi... preoccupato.

Anche se era ben difficile pensare che le cose stessero così.

«Come, scusa?» chiesi immediatamente.

Lui rimase in piedi al centro della mia stanza, senza muovere un muscolo.

«Vuoi negare l'evidenza?»

«Evidenza di cosa?»

Xavier si avvicinò a me. Mi afferrò un braccio e mi fece accomodare sul mio letto.

Rimasi alquanto sorpresa: da quando il pallone gonfiato mi invitava a sedere? Oltretutto vicina a lui?

Si tirò fino ai gomiti le maniche della giacca di pelle nera che indossava, come se sentisse caldo.

Poi mi guardò dritta negli occhi.

«Cosa c'è che non va?» domandò.

Io feci finta di nulla. «A cosa... uhm... a cosa ti riferisci?»

Il mio batticuore iniziò ad accelerare.

«Al tuo atteggiamento. Quando ci incontriamo scappi, fuggi ogni volta che intraprendiamo una conversazione, mi ignori completamente... Non sento più la tua stressante presenza accanto a me, a scocciarmi come al solito.»

«Credevo che ne saresti stato felice...» borbottai facendo spallucce.

«Non posso negare che le mie giornate siano migliori...» rispose schiettamente «ma ormai sono giorni che non ti presenti neppure nel mio laboratorio. E questa situazione puzza di bruciato.»

Non avevo certo il coraggio di rivelargli la verità. Che cercavo di allontanarmi dal mondo di Xavier Leblanc e da lui per riprendermi dai sentimenti che stavo provando e che non mi piacevano affatto.

«Avevo da fare» mentii.

«Sempre? Sette giorni su sette?» Xavier aggrottò la fronte. Era evidente che avesse intuito la bugia.

«Beh? Qual è il problema?»

«Me lo devi dire tu qual è il problema.» I suoi occhi azzurri si avvicinarono di qualche centimetro al mio viso.

Perché era così scorretto? La scena del bacio mi venne subito alla mente.

«Sono sicuro che qualcosa ti turba. È dalla sera in cui siamo ritornati a casa dopo la mostra scientifica che ti comporti come se io fossi invisibile.»

Ma com'era possibile che non arrivasse da solo alla soluzione?

«Sono solamente tue impressioni, fidati.»

«No che non mi fido. Tu...» mi puntò il dito «mi nascondi qualcosa.»

«È per questa ragione che sei venuto a casa mia?»

«Andiamo, Camille! Mi credi tanto stupido da non capire che mi stai evitando?»

«Ma io non ti sto evitando!» risposi spazientita. E anche agitata. Mi alzai di scatto dal letto. «Non ho tempo da trascorrere a impersonare il tuo cagnolino, ho molte cose di cui occuparmi in questo periodo.»

Xavier fece un sorrisetto scettico, di quelli che detestavo. Emise una breve risatina.

«Sei tanto sciocca da pensare che io possa cascarci.»

Il mio Ricco e Arrogante ScienziatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora