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"Lilith!" Tuona la forte voce di Morfeo. 
Un tuono squarcia il cielo preceduto da un passo pesante che fa tremare il pavimento sotto il mio letto. 
"Lilith, cosa hai combinato questa volta?" Quasi urla Morfeo entrando nella mia stanza.
"Non ho fatto nulla! Ero qui, immobile" Esclamo difendendomi. 
"Combini sempre qualcosa, bambina" Incrocia le braccia affermando con sicurezza.
"Questa volta non sono stata io" Scuoto la testa convincendolo.
"Bene, andrò a vedere, tu non muoverti" Esce dalla mia camera sbattendo la porta. 
Mi chiamo Lilith Bane, ho 18 anni e vivo all'inferno. Mia madre, Euridice era una suddita nell'olimpo, ma rimase incinta di me da un'altro servo. Nell'Olimpo il rapporto tra sudditi è vietato, li può stabilire soltanto Zeus, ma i miei genitori si innamorarono e quando Zeus ne venne a conoscenza si arrabbiò e li cacciò dall'Olimpo. 
Chi viene cacciato dall'Olimpo ha due scelte: vivere come un comune mortale, o vivere all'inferno. Scegliere la caduta o scegliere Ade, il Re degli inferi. 
Mia madre scelse la seconda. 
Ade non si fa mai vedere, é un mutaforme quindi si nasconde tra di noi per controllarci, ma non ci da' mai la possibilità di poterlo vedere.
L'inferno non é proprio come nei film, regna l'oscurità, ma é tranquillo. 
Osservo la mia camera alla ricerca del mio telefono. La mia camera si contraddistingue, é a colori e non nera come le altre. Ho del sangue angelico nelle vene, quindi sarebbe impossibile essere una demone a tutti gli effetti.
"Ade!" Urla Morfeo "Ade! Un angelo é caduto!" 
Morfeo é anziano, sulle spalle si porta i suoi 2000 anni. Mi ha preso in custodia, come un nonno con la sua nipotina. Abita insieme a me e la mamma. 
Sono la nipotina che combina sempre guai. 
"Lilith" Dante, il mio migliore amico, apre la porta della mia stanza "vieni! É caduto un angelo" Quasi urla. 
"Non ne ho voglia Dante, credo che rimarrò qui a studiare" 
"La solita noiosa" Alza gli occhi al cielo.
"Stai zitto!" Schiocco le dita e gli lancio una palla infuocata che schiva giusto in tempo. Esce ridendo e chiudendo la porta. 
L'inferno é una piccola cittadina. Ognuno ha i suoi appartamenti ed io vivo con mia madre e Dante. Al piano di sotto c'é Morfeo. 
Dante é il mio migliore amico da quando ho tre anni, da quando, si trasformò in una pagnotta di pane, ed io affamata la stavo per mangiare. I suoi genitori sono morti in battaglia. Dante é un mutaforme. 
Io mi comporto come un'essere umano semplice, vado a scuola e poi torno qui. Ade lascia la scelta a chi è giovane di poter gestire da soli la propria vita. 

Un vortice si apre nella mia stanza e da esso compare una donna dai capelli neri ed il volto coperto da una maschera. Lucifero. 
"Buonasera, Ade" Chiudo il libro che stavo studiando. 
"Ragazzina" Si siede sulla panca nella mia stanza "ho un compito per te"
 "Mi dica" Ruoto con la sedia ed aspetto che parli. 
"É caduto un Dio" Si alza in piedi osservando la stanza "il tuo sangue angelico mi fa raggelare" fa una smorfia notando i colori della mia stanza. 
"Un Dio?" Quasi urlo "non é mai successo!"
 "Ares é il peggior Dio che esista" Afferra una cornice con la foto di me e mamma. "Dovrai cercarlo" mi guarda.
"É sparito?"
"É sulla terra, ma non sappiamo dove, ha la tua età. Quindi cercalo" Scompare di nuovo nel vortice.
Sbuffo alzandomi. 
Noi abbiamo poteri particolari, sappiamo quando siamo a contatto con un demone, con un immortale, stregone, vampiro, Dio o anima infernale. Per questo mi sarà facile poterlo trovare. 
Indosso un jeans ed una maglietta semplice, poi le scarpe. Lego i capelli in una coda. Ho un tatuaggio con una piccola fiamma sul polso. É il mio dono infernale. 
Afferro la mia giacca ed esco. Salgo le enormi scale fino al portone principale. 
"Bambina" Morfeo rientra ora. 
"Mi hai accusato ingiustamente prima" Incrocio le braccia al petto "ne riparleremo dopo" Esco dal portone, ora ho un impegno da portare a termine. 
Percorro il piccolo sterrato, siamo in un piccolo bosco, poco lontano dalla città. L'inferno, da fuori, appare come una casa di un'anziana, quando dentro é tutt altro. 
Cammino per la via fino ad arrivare in città. Fiuto l'aria alla ricerca del Dio perduto, ma ancora nulla, solo demoni. 
Entro in un locale dove l'odore é piú forte. 
"Lilith" Una voce rauca "che piacere vederti" 
"Rilan!" Lo abbraccio velocemente passando in rassegna lo sguardo in tutto il locale. 
"Il sommo stregone é tornato in città, visto?!" urla lui abbracciandomi. 
Rilan é il sommo stregone della città. É un bel ragazzo, immortale e particolarmente simpatico. Il suo potere da stregone è immenso e spesso lavora per Ade. Io e Dante siamo molto suoi amici.

"Hai percaso notato un Dio?" Domando avvicinandomi a lui per non farmi sentire. 
"Un Dio? Cosa dovrebbe farci qui? Non hanno il loro amato Olimpo o cose simili?"
 "No, é caduto" continuo a guardarmi attorno. 
"Cosa?" Urla "un Dio?" Urla di nuovo attirando lo sguardo delle persone attorno a noi.
"Già" Abbasso lo sguardo imbarazzata. Non amo l'attenzione. 
"No, tesoro, non l'ho visto, se dovessi farlo te lo direi" 
"Trovato" Lo noto entrare nel locale. 
I capelli castani sono corti e tendenti al riccio, continua a passare una mano tra questi. Il fisico è possente e si aggira senza avere paura di nulla, con tenacia. Lo sguardo vaga per tutto il locale, i lineamenti sono duri, diffondono la paura e la rabbia che lo avvolge. 
"Ares?" Domanda sussurrando Rilan, quasi impaurito. 
"Il Dio della guerra" Sussurro a mia volta. Il ragazzo in questione schiocca le dita e ben presto sono tutte ai suoi piedi. 
"Non lo facevo cosí sfacciato" Alzo gli occhi al cielo. 
"Lui é sempre stato arrogante. Ares viene conosciuto per il suo carattere" Rilan mi guarda "sull'olimpo lo odiano tutti, l'unica che é sua amica é Afrodite" Beve un sorso del suo drink. 
"Devo portarlo da Lucifero" 
"Non puoi, Lilith" Mi afferra un braccio appena provo ad allontanarmi "non vivrebbe a lungo" "Devi aiutarmi, Rilan" Lo supplico sapendo che con i suoi poteri potrebbe aiutarmi. "Assolutamente no!" Esclama "se si incazza é una bestia, ci tengo alla mia vita"
 Lo sguardo del ragazzo incrocia il mio. La sua fronte si corruga mentre si avvicina lentamente. "Fai l'indifferente, Lilith" Mi sussurra Rilan. 
"Lo sa che sono mezzo demone, lo vede"
 "Una demone, ed uno stregone" Ci osserva mentre parla.
 "Mi chiamo Ares, ma penso sappiate già il mio nome"
 "Cosa hai fatto per essere cacciato?" Domando incrociando le braccia al petto. Rilan mi pizzica un braccio ed io sussulto. 
"Cose che non ti riguardano, bellezza" Mi accarezza i capelli. 
Ha gli occhi scuri, tra il blu ed il nero. "Gli Dei non hanno gli occhi chiari?" Domando curiosa.
"Ce l'hanno grazie al sangue angelico, quando un Dio viene cacciato il sangue angelico diminuisce e gli occhi si scuriscono" Mi risponde lui. 
Indossa una maglietta bianca, con dei pantaloni neri. "E non vestite di bianco?" Domando ancora. 
"Senti, com'é che ti chiami? Anzi no, non m'interessa. Io non sono un buon Dio. Io sono Ares il Dio della guerra, chiunque ha paura di me, chiunque" Ringhia a poco da me. 
"Io non ho paura di nulla" Ringhio vicino a lui, sfidandolo. 
"Okay, calmiamo gli animi" Rilan si mette in mezzo. 
Ares schiocca le dita e parte una bachata, risuona in tutto il locale. Afferra la prima ragazza che gli capita ed inizia a ballare con lei.

Odio questo finto Dio. 





ARES - quando un Dio cade dall'OlimpoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora