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 Apro gli occhi lentamente, sono sdraiata sul suo letto, indosso i vestiti di ieri. 
Ieri sono stata tutto il giorno in casa, ignorando qualsiasi chiamata da parte di mamma, di Dante o Wendy, anche quando questi sono venuti a bussare alla porta, in quel caso ha aperto Ermes dicendo che volevo restare sola. 
"tutto bene?" il Dio è seduto sul tavolo, tra le mani un pacco di biscotti. Annuisco afferrando un pacco di biscotti dalla credenza, poi mi siedo a gambe incrociate sul divano. 
"Zeus mi ha detto di dirti di fare allenamento"
"e per quale motivo?" faccio zapping tra i canali della televisione. 
"dice che siccome sei sola sarebbe meno preoccupato se facessi un po' di allenamento con il tuo potere"
"e con chi dovrei farlo? l'unico a cui non faccio male ha deciso di andarsene" alzo le spalle in modo indifferente. 
"Lilith" Ermes scende dal tavolo "Ares tornerà, ora non puoi pensare solo a lui, devi allenarti, pensare a proteggerti"

Annuisco soltanto continuando a guardare la televisione indifferente dalle sue parole. 
"bene, troverò qualcuno che sopporta le fiamme" dopo aver parlato sparisce lasciandomi di nuovo sola. 

Mentre sono intenta a guardare la televisione mentre mangio le patatine sdraiata sul divano, davanti a me compaiono due figure. Ermes sorride e poi mi indica il ragazzo al suo fianco. 
"questa è Lilith?" mi indica. Alzo un sopracciglio osservandolo. 
I capelli biondi sono leggermente lunghi, gli occhi sono quasi di ghiaccio. La sua belezza non è affatto paragonabile a quella di Ares. 
"e tu saresti?" domando alzandomi. 
"impossibile che non mi conosci, ragazzina" 
"aspetta, controllo" mi fermo per qualche secondo "un coglione?" 
"Lilith!" mi rimprovera Ermes. 
"sono Efesto, Dio del fuoco e dell'artigiano" incrocia le braccia al petto facendo risaltare i suoi muscoli sulle braccia. 
"l'unico che può aiutarti con le fiamme" parla Ermes, ma si ammutolisce dopo una mia occhiataccia. 
"ed ora muoviti" mi indica il Dio "fammi vedere cosa sai fare, non ho tempo da perdere ragazzina" 
Con tutta la rabbia che ho in corpo schiocco le dita e lo colpisco. 
"oh andiamo, cos'era?" scoppia a ridere "bene, ci serve un spazio aperto" va verso la cucina ed esce dalla porta sul retro. 
"ritieniti morto, Ermes" 
"cosa? ma che ho fatto!?" 
"non puoi portarmi un altro Dio, già mi basta quel coglione" dico riferendomi ad Ares. 
"vedi come torna in fretta sapendoti con Efesto" ammicca seguendo il Dio. 
"cosa intendi?" lo seguo. 
"non vanno molto d'accordo" alza le spalle "sono gli unici figli di Zeus ed Era, gli altri Dei sono nati da Zeus e qualche sua fiamma, ma Ares ed Efesto sono frutto di Zeus ed Era. Non vanno d'accordo" 
Nel giardino noto intorno alla casa una sorta di aurea "che diavolo hai fatto?" domando al Dio avvicinandomi. 
"ho messo tutti in protezione, le nostre fiamme non potranno uscire da qui" alza le spalle. Si scrocchia le dita delle mani, poi passa al collo e alla schiena. Inizia ad agitare le mani tra di loro e poco dopo tiene un'enorme palla di fuoco. 
"vacci piano Efesto, è legata ad Ares" parla Ermes sedendosi per terra "tuo fratello si potrebbe incazzare" 
"non gli interessa di me" intervengo io. Sistemo i pantaloncini che indosso e la maglietta che mi va larga. 
"bene" inizia lui "pensa a tutta la rabbia che hai in corpo, devi concentrarla sulle mani" 
Penso a tutto quello che è successo fino ad ora e concentro la rabbia sulle mani le quali mi prudono. 
"ora pensa al fuoco" e così faccio, immagino una fiamma grandissima, qualsiasi cosa che va a fuoco. "ora lancia" 
Colpisco il suo petto e lui sorride appena "bene, meglio, ma senti" forma la stessa fiamma di prima e me la lancia contro. La potenza della fiamma mi butta per terra a qualche metro da dove ero prima, mi fa male il petto e respiro affannata. 
"ecco, io te l'avevo detto" Ermes si alza mentre davanti a me la terra trema e poco dopo compare la figura di Ares in piedi, davanti ai miei piedi. 
"stai bene?" mi domanda, annuisco appena "che cazzo hai fatto?" urla contro Efesto girandosi. 
"fratellino" sorride l'altro Dio. 
"non sono tuo fratello" la voce di Ares è roca e bassa, ringhia contro il fratello mentre Ermes si avvicina. 
"come scusa?" mi sussurra lui "non ci tiene eh" mi aiuta ad alzarmi. 

Ares' pov 

Finalmente a casa, anche se non mi sento poi così felice. Ormai stare sulla terra mi piace, tra l'altro devo tenere d'occhio quella piccola demone impicciona. 
"Padre" saluto Zeus che è comodamente seduto su un divano. 
L'olimpo è come la terra, solo che qui i sono cori angelici nell'aria, il bianco risalta insieme ai colori felici, tutti sono felici, anche i muri. Tutti tranne me, dopo aver salutato mio padre salgo nella mia stanza: il nero regna. La mia anima non ha paura di nulla, amo l'oscurità, fare del male, uccidere, ma con Lilith al mio fianco sembro diventato un pappamolle. 
"tesoro" Afrodite entra nella mia stanza, l'abbraccio e poi inizia a baciarmi. Passiamo tutto il resto della giornata e della notte insieme. 
"Ares" mi chiama Era entrando nella mia stanza. 
"madre" mi alzo dal mio letto, Afrodite se n'è andata da poco. 
"dobbiamo parlare" 
"non credo ci sia da parlare, sai come la penso: io sono fedele ad Afrodite, è lei la mia donna, ma non posso lasciare Lilith da sola. Fanno entrambe parte della mia vita ora" mi siedo sul letto, ammettere quest fa male per me, il Dio spietato ha dei sentimenti.
"ma tu non puoi vivere lì con quella squaldrina del sotto mondo" urla indicando la porta. In me si accende come una fiamma di rabbia, ma più forte del solito, come se qualcuno avesse toccato qualcosa di mio. 
"non permetterti" ringhio avvicinandomi "non parlare di lei" urlo mentre sento le mani andare a fuoco. 
"E' stato tuo marito a cacciarmi dall'Olimpo" le ricordo "quindi io non c'entro nulla!" Esco dalla stanza sbattendo la porta e dirigendomi verso quella di Afrodite, ma un bruciore al petto, mi fa fermare nel bel mezzo del corridoio. Lilith. 

ARES - quando un Dio cade dall'OlimpoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora