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ovviamente non sono rimasta a casa con lui, ma sono in questo ristorante di lusso insieme ad Efesto.
"non capisco come hanno fatto a legarti l'anima con quel coglione di mio fratello" dice lui mentre si porta alle labbra una forchettata di pasta.
"non ho voglia di parlare di lui"
"scusami" mi sorride appena "è che sei decisamente migliore di lui.
"non è quello che tutti voi vi immaginate, Efesto" bevo un sorso d'acqua.
"se lo dici tu" ridacchia.
Efesto fa lo stesso sbaglio di tutti: giudica senza conoscere effettivamente.
Continuo a mangiare in silenzio, stanca delle sue battutine.
"dove vuoi andare?" mi domanda Efesto una volta fuori dal ristorante.
Io rimango in silenzio a pensare al fatto che voglio tornare a casa, ma che comunque mi dispiacerebbe lasciarlo già.
"andiamo" sale in macchina, lo seguo in silenzio.
"sei stanca, quindi eccoci qui" sorride fermando la macchina davanti la piccola casa "capisco che le mie lezioni sono difficili la mattina" sorride, ricambio, poi lui si avvicina e unisce le nostre labbra velocemente, la su mano e dietro la mia nuca, mi attira a se.
Non provo assolutamente nulla durante il bacio e dopo qualche secondo mi stacco sorridendo appena "a domani, buonanotte" scendo dalla macchina e mi affretto ad entrare in casa. Tolgo le scarpe all'ingresso e vado nella camera da letto.

"come bacia mio fratello?" domanda Ares, è seduto sul letto.
Lo ignoro, mi tolgo il vestito nella cabina armadio, indosso il mio pigiama e vado sul divano.
"non ignorarmi" Ares si piazza davanti al divano prima che io mi possa sedere su questo.
"non ti sto ignorando, semplicemente non ti devo spiegazioni per qualsiasi cosa" incrocio le braccia al petto "non sei mio padre, non siamo fidanzati e tantomeno non sei mio amico" sorrido falsamente.
Se ne torna in camera lasciandomi sola sul divano. Qualcuno bussa energicamente alla porta.
"Ares" urla una voce femminile "so che sei qui" Mi alzo e quando apro la porta Afrodite è davanti a me.
"ciao" la saluto "posso esserti utile?"
"non credo, fammi parlare con Ares" mi squadra "tesoro, ma stai bene?" arriva con gli occhi sul mio viso. La faccio passare spostandomi e tornando sul divano, lei va diretta verso la camera da letto e spalanca la porta per poi rinchiudersi dentro insieme ad Ares.
Il mio telefono squilla "Wendy" sorrido rispondendo "com'è andata?" urla lei all'altra parte.
"ci siamo baciati, però non ho provato nulla di speciale, Wen"
"certo, come no" ridacchia lei.
"te lo giuro, niente scossa, niente cuore felice, stretta allo stomaco o altro. Niente di niente"
"questo è un problema" afferma lei "lui che ha detto?"
"ha sorriso" alzo le spalle. Dalla camera da letto provengono rumori come botte contro il muro.
"ma cos'è questo rumore? Stai spaccando il muro?" mi domanda Wendy ridendo.
"non sono io, c'è Afrodite di là con Ares" osservo di sfuggita la porta.
"che schifo" borbotta la mia amica.
"puoi dirlo forte" ridacchio, così lei lo urla tanto da farmi allontanare il telefono dall'orecchio "diamine Wen"
"cosa? Me l'hai detto tu, ed invece con quel cazzone? Ti piace?" mi domanda.
"ma chi?" scoppio a ridere "Ares? Ti prego no" affermo ridendo. Quell'arrogante Dio è insopportabile.

"d'accordo, mi arrendo" ride lei "domani andiamo al mare, avverti quello scorbutico di un Dio" attacca il telefono facendomi ridere. Dalla camera da letto esce Afrodite con addosso la solo maglietta di Ares, è davvero bella.
"oh, scusa" sorride falsamente.
Torno a guardare la televisione non ascoltandola.
"sai ci siamo proprio divertiti" si siede al mio fianco "Ares è fenomenale"
"sto ascoltando, potresti fare silenzio" indico il televisore il quale trasmette un film anni '90.
Lei rimane a fissarmi, poi si alza e va in cucina.
Sbuffo osservando il film, poi mi decido a cambiare, è quasi l'una quando mi alzo e me ne vado in camera trovandoli sul letto che si baciano.
"io devo dormire vedete di non fare rumore" mi infilo sotto le coperte e mi giro verso il muro mentre gli schiocchi dei loro baci mi accompagnano fino alle tre. Afrodite va via mentre io cerco di addormentarmi.
"lo so che sei sveglia" ridacchia Ares, ma lo ignoro chiudendo gli occhi.
"Lilith" mi chiama.
"stai zitto e dormi, domani andiamo al mare, ora fa silenzio" gli lancio contro un cuscino, lui scoppia a ridere, sento le molle del suo materasso fare rumore e poco dopo il silenzio assoluto, finalmente riesco ad addormentarmi.

...

"Ti vuoi muovere?" mi urla Ares dalla cucina. Sono ferma davanti lo specchio che osservo la mia figura con addosso solo il costume. Sono magra, troppo. In due mesi ho mangiato davvero poco, ho passato le ore ad allenarmi o sul divano stanca, annoiata e con poche forze anche solo per mangiare.
"Lilith" Ares bussa alla porta, poi la apre di scatto "tutto bene?" mi osserva, passa il suo sguardo sul mio corpo, poi si ferma nei miei occhi.
"cazzo" sussurra.
"lo so sono oscena, non guardarmi okay?" indosso velocemente i pantaloncini.
"Lilith" si avvicina.
"siamo in ritardo" tento di uscire, ma chiude la porta a chiave. "Ares non mi va di litigare" lo guardo negli occhi ora scuri.
"da quanto non mangi?" mi domanda lui afferrando il mio viso tra le mani.
"da ieri sera" alzo le spalle.
"da quanto non mangi un pasto serio, Lilith?"
"non lo so" sospiro "da poco dopo che hai deciso di lasciarmi qui" alzo le spalle di nuovo.
"spero tu stia scherzando" gli occhi sono neri.
"Ares ti prego, non ho le forze okay?"
"immagino, guarda come sei" indica il mio corpo.
"grazie, idiota, sempre belle parole" lo supero, apro la porta ed esco indossando una maglietta.
"non intendevo dire quello, è che immagino non hai forze dato che non mangi" si avvicina mentre in uno zaino infilo un telo da mare e la crema solare.
"certo" continuo ad infilare cianfrusaglie nello zaino.
"mi vuoi ascoltare" urla afferrando lo zaino e lanciandolo in un angolo della stanza.
"sei impazzito?" urlo.
"ti vuoi ammazzare Lilith?" urla a poco da me.
"ci stai già pensando tu ad uccidermi" urlo a mia volta.
"che cazzo dici" si avvicina con aria minacciosa, stringe un mio polso tra la sua grande mano.
"Ares, mi fai male" singhiozzo.
"pensa prima di parlare Lilith" urla ancora.
"Ares, lasciami andare" lo allontano, lascia il mio polso, ma passa a distruggere la camera.
"magari dovessi morire, così potrei rimanere con Afrodite senza pensare a te" urla entre i miei occhi si riempiono di lacrime "potrei tornare sull'Olimpo, non dovrei rimanere qui con te" mi indica urlando ancora "a pensare ad una ragazzina che vuole fare la donna matura"

"Ares" Ermes è davanti la porta.
Io nel frattempo afferro le mie scarpe e corro via, fuori dalla casa, per la strada, lontana da tutti, verso la mia casa: l'inferno.

ARES - quando un Dio cade dall'OlimpoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora