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Apro gli occhi di scatto sollevandomi, le coperte sono al lato del letto a terra, il mio pigiama é stroppicciato e la mia fronte matida di sudore. 
"Lilith" Dante apre la porta guardandomi quasi impaurito "quali problemi hai" Urla. 
"Cosa?" Lo guardo aggrottando le sopracciglia. 
"Una tua stupida palla di fuoco mi stava inseguendo" Urla lui. 
"Una mia palla di fuoco?" Lo guardo non capendo "ho avuto un incubo, ma non lancio palle di fuoco" 
"E invece l'hai fatto, mi stavi per uccidere" Si lascia cadere ai piedi del mio letto. Lo ignoro alzandomi, esco dalla camera ed andando in bagno. Sono quasi le sei, non ha senso riaddormentarsi. Mi faccio una doccia fredda, lavo i miei lunghi capelli e quando esco li asciugo per bene. Indosso un jeans e sopra una maglietta a maniche lunghe rossa, come le all star. 
Esco dalla casa e salgo le scale per tornare nel mondo degli umani. 
Raggiungo la mia scuola e mi siedo sul muretto. Incrocio le gambe mentre controllo il mio cellulare. 
Ares si siede al mio fianco. 
"Buongiorno" Sbiascico io. 
"Buongiorno!" Urla Wendy davanti a me. 
Ares si tappa le orecchie infastidito, ma lo fulmino con lo sguardo prima che possa dire o fare qualcosa. 
"Ieri vi ho visti scappare insieme, piccioncini" Alza e abbassa le sopracciglia. 
"Lilith" Urla Dante dal cancello "corri" 
"Cosa succede?" Gli domando quando sono davanti a lui. 
"Questa non é tua?" Indica la foto al telefono di una palla di fuoco. 
"No" Scuoto la testa, "non é mia" 
"Se non é tua é di Morgana" Mi guarda quasi spaventato. 
"Okay, okay, cosa sta succedendo?" Ares si avvicina. 
"Nulla che t'interessi" Alzo gli occhi al cielo. 
La campanella suona, ma mi giro nuovamente verso Dante. 
"Lo sentirei se fosse la sua" 
"Lilith! Vieni?" Mi chiama Wendy. Annuisco salutando Dante, Ares rimane con il mutaforme.  
Entriamo nella scuola, seguiamo le lezioni, dividendoci, ma ben presto vengo convocata nell'ufficio della preside. 
"Talisia" Mi siedo, insonorizza di nuovo la stanza e mi guarda incrociando le braccia al petto. "Cosa c'é?" Domando. 
"Come va con il Dio?" Domanda sedendosi sulla scrivania con le braccia ancora incrociate al petto "ho sentito di ieri sera" 
"Già, quegli stupidi lupi mannari" Alzo gli occhi al cielo "idioti" 
"Deve nascondersi" Parla lei, dopo alcuni momenti di silenzio "non può piú fare nulla qui" 
"Gli abbiamo cancellato l'aurea, vedi che ora andrà meglio" 
"Voglio vedere, non voglio problemi nella mia scuola, tantomeno da un Dio che si crede chissà chi. Io l'ho sempre detto, i Dei sono degli idioti" Sbatte una mano sul tavolo.
"Non preoccuparti, ci penserò io a lui" le sorrido.
"Bene, aspetterò con ansia" 
Esco dal suo ufficio e noto la segretaria guardarmi in modo interrogativo, ma mi affretto ad uscire. 
Nel corridoio ci sono molti studenti, appena suona la campanella si muovono tutti in direzione delle loro aule creando confusione. Mi muovo con agilità tra di loro e mi dirigo verso l'aula di biologia, mi siedo accanto a Wendy, abbiamo pochi corsi in comune quindi quando possiamo ci sediamo l'una accanto all'altra.
Una volta finiti i vari corsi esco dalla struttura e vado verso la casetta nel bosco, ma mi sento seguita. 
"Chi sei?" Domando girandomi. 
Un altro rumore dietro un cespuglio, poi qualcosa colpisce la mia gamba, un piccolo sasso. 
Mi giro alla ricerca di qualcuno, dietro dei cespugli, dalla parte opposta dei rumori c'é Dante. Mi avvicino con cautela e mi nascondo dietro il cespuglio, accanto a lui. 
"Non sai cosa ho visto" Quasi urla "non te lo immagini neanche" 
"Sta zitto" Sussurro osservando il cespuglio. 
"Ho visto Morgana insieme ad un licantropo" Sussurra. 
"Sicuramente lui l'avrà provocata" Osservo ancora il cespuglio, una testa bionda é dietro ad esso. 
"Sts! C'é qualcuno!" Zittisco Dante, poi corro in direzione del cespuglio e scopro un bambino dietro ad esso. 
I capelli biondi, quasi bianchi, gli occhi celesti come il cielo nelle belle giornate. Indossa una tunica bianca ed un paio di sandali. 
"Ciao" Sussurra avvicinandosi. 
"Lilith! Sta lontana é un angelo" Urla Dante "oh cazzo!" 
"Sta tranquillo Dante, é tutto okay" Rido guardando il ragazzo spaventato. "Come ti chiami?" Domando al bambino. 
"Sono Ermes, piacere!" Sorride. 
"Noi siamo..." Mi interrompe con la mano. 
"Tu sei Lilith figlia di Paul e Euridice, siete stati cacciati dall'Olimpo, lo so. Tu invece sei Dante, mutaforme" Sorride "sono il messaggero dei Dei" Gonfia il petto. 
"Mi fa piacere" Ridacchio "cosa ci fai qui?" 
"Zeus" Indica con il pollice verso l'alto "mi ha mandato a prendere Ares, lo vuole incontrare" "Non credo sia fattibile" Sussurra Dante. 
"Perché? Sta bene? Come lo dirò a Zeus" Si dispera. 
"Sta tranquillo sta bene, ma vedi la sua aurea é stata cancellata" Gli spiego. 
"Cosa?" Urla "cosa avete fatto" Si passa una mano tra i capelli e cammina avanti ed indietro in modo disperato. 
"Ti portiamo da lui, okay?" Gli dico e quando annuisce andiamo verso la piccola casa dove abita Ares insieme ai caduti. 
"Cerco di creare un legame" Afferma Ermes quando siamo lì davanti. Si concentra chiudendo gli occhi, stringe i pugni lungo i fianchi. 

"Cosa c'é?" Sbraita Ares uscendo dalla casa. 
"Oh, buongiorno mio signore" Il messaggero si alza in volo e fa un inchino, quasi a prendere in giro il Dio. 
"Rendetevi invisibili" Ares guarda me e Dante. 
"Non sappiamo farlo" Dante corruga le sopracciglia facendo sbuffare il Dio che disegna una runa con il dito davanti a noi.
"ora siete invisibili" Alza gli occhi al cielo scocciato.  "Allora" Si gira verso Ermes "cosa vuoi?" 
"Zeus voleva parlarti" Il piccolo messaggero si avvicina al suo viso "ma tu, da imbecille quale sei, hai cancellato la tua stupida aurea" Quasi urla "ho avuto a che fare con alcuni Dei, ma nessuno stupido come te"

"Oh oh t'ha chiuso, fratello" Dante scoppia a ridere mentre io mi trattengo. 
"Zitto idiota" Alza gli occhi al cielo il Dio. 
"Bene, ora, se non vi dispiace dovremmo trovare una soluzione" Incrocia le braccia al petto il piccolo messaggero. 
"Io ce l'ho" Parla Ares, tutto gli concediamo la nostra attenzione "tu vai via, io vivo la mia vita qui e nessuno mi romperà piú le palle" Incrocia le braccia al petto. 
"Lo vedi" Il piccolo messaggero si passa le mani tra i capelli "mi fai disperare, imbecille" 
"Senti, piccolo coso, non so quanto ti conviene" Le sue mani si infuocano come gli occhi. 
"Ares" Appoggio le mie mani sul suo petto cercando di allontanarlo da Ermes. 
"Lasciami andare, ora" Mi guarda negli occhi. 
"Tu non fare cazzate" Indico con la testa le sue mani. 
"Lo ucciderò solo" lo guarda . 
"Okay, bene, a questo punto credo che andrò via. Riferirò a Zeus" sale verso il cielo che oggi splende. 
"Visto? L'hai fatto scappare, basta fare cazzate" Mi allontano da Ares. 
"Idiota" Borbotta "stupido" 
"Già che sei qui" Indica la casa "ti presento tuo padre" Sorride appena. 
"Ares" Urla una voce dall'alto, un tuono squarcia il cielo e questo diventa quasi nero. Nero come la rabbia e gli occhi di Ares in questo momento.

Nero come le tenebre.

ARES - quando un Dio cade dall'OlimpoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora