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"perchè sei andata da Atena?" mi domanda Ares una volta che entro nella stanza, Ermes è rimasto con la Dea, io ho deciso di tornare qui. Ho fame. 
"ora inizi?" sbuffo.
"quella mi odia, lei è meglio nella guerra, lei è buona lei è bla bla bla" la scimmiotta. 
"non credo parli così" 
"non m'interessa come parla" urla lui "non parlarle" 
"non mi comandi" cantileno uscendo dalla stanza, ma mi sbatte contro il muro. 
"tu hai problemi" urlo "sia con la rabbia che mentali" 
"non ho problei di rabbia" urla. 
"no?" domando alzando un sopracciglio. 
"non parlarle" si avvicina alla mia bocca. 
"io faccio quello che mi pare" affermo. 
"ti chiudo qui dentro" come sempre le sue mani sono a lato della mia testa e si avvicina, ma io scappo via "dimmi quando ci riesci" urlo correndo per il corridoio. 

Sbatto contro un petto muscoloso, quando alzo la testa davanti a me c'è un ragazzo biondo dagli occhi chiari. Gli sorrido appena, lui ricambia. 
"ciao bellissima" sorride. 
"Apollo!" urla Ares "ti stacco la testa e la uso come tamburo" 
"geloso?" domanda il Dio davanti a me, appoggia un suo braccio sulle mie spalle. "ciao bellezza, io sono Apollo, piacere di conoscerti" mi tende la mano sorridendo. 
"Apelle figlio di Apollo fece una palla di pelle di pollo, tutti i pesci vennero a galla per vedere la palla di pelle di pollo, fatta da Apelle figlio di Apollo" canticchio "piacere Lilith" gli stringo una mano. Lui scoppia a ridere. 
"la tua metà d'anima sì che è bella e simatica, non come te" ride ancora parlando ad Ares che ora ci ha raggiunti "ho notato la fiamma, è la stessa che lui ha sul fianco" ammicca indicando il mio polso. Sorrido appena. 
"se vuoi te la regalo" ammicca Ares. 
"sta zitto idiota, prima o poi ti porterò ad un mercatino dell'usato e ti ci lascerò" colpisco il suo braccio con un pugno. 
"io  sto andando a fare colazione, venite con me?" domanda Apollo. Ares annuisce e trascina anche me nella sala con il trono. Un grande tavolo è imbandito con ogni piatto, dal salato al dolce. 
"ti faccio io il piatto e devi finire tutto" mi dice Ares. 
"non mi comandi" cantileno ma la sua mano mi pizzica il fianco facendomi ridere. 
"non so quanto ti conviene" afferra due piatti.
"bla bla bla" muovo la mano prendendolo in giro.
"Lilith" sbuffa. 
"io sono il Dio della guerra" lo scimmiotto. Chissà fino a che punto regge la sua pazienza. 
"okay, dopo vedi" si allontana con i due piatti, gira lungo il tavolo riempendoli, poi mi trascina verso una stanza adiacente a questa. 
La stanza non è molto grande. Ha una piscina coperta e diversi divanetti o lettini per il sole, anche se qui, di sole, ne vedo poco. 
Ares mi passa il mio piatto una volta seduti e questa volta, stranamente, lo finisco tutto. 
"che vuoi fare?" domando ad Ares. 
"devo andare a farmi medicare, anche se la mi infermiera non è stata molto male" mi sorride appena. 
"Dio, ma che hai fatto? Quanto zucchero hai mangiato?" 
"muoviti" si alza ridendo "vieni con me? Ti curano il polso" indica il mio polso. Annuisco seguendolo. Questa volta la stanza è piccola, c'è un lettino, diversi scaffali ed una scrivania. Assomiglia molto all'infermeria scolastica. 
"Ares!" una donna entra nella stanza.
"Janet" la saluta Ares sfilandosi la maglietta che indossa, i muscoli guizzano, la chiazza viola mi fa stringere lo stomaco. 
"sdraiati, ciao" mi guarda "Lilith?" 
"già, sono io" le sorrido appena. 
"allora, che ti sei fatto?" la donna osserva Ares, poi si ferma sullo stomaco. 
"Efesto si è divertito" borbotta lui stringendo i denti non appena la mano della donna si appoggia sul suo stomaco. 

"lo vedo" ridacchia lei "e la causa?" 
Ares mi guarda di sfuggita, ma la donna capisce e sorride. "complimenti figliolo, lei è la tua metà d'anima e devi proteggerla. Sono fiera di te" 
"grazie, Janet" sorride lui, ma poco dopo urla di dolore. La donna è una stregona, le sue mani sono sullo stomaco di Ares, ha gli occhi chiusi e le mani tremano emanano una luce quasi azzurra. 
"cazzo" urla Ares stringendo tra le mani il lettino. 
Non credo di resistere ancora, sento in parte il suo dolore che si irradia nel mio corpo, le gambe mi tremano, sto per cadere, ma come sempre Ares mi prende al volo con un braccio. 
"Janet, fermati" urla lui "Lilith resisti" i suoi occhi si fanno neri e li punta nei miei. 
Le gambe sono molli, sento il dolore sempre più forte, vedo tutto sfocato. 
"Janet" urla Ares, si tira su di scatto, la donna si allontana e lui si avvicina a me. 
"sto bene" scuoto la testa "sta tranquillo" 
"stavi svenendo" 
"sì, ma è tutto okay" sorrido appena "non è nulla" 
Guardo la chiazza, è quasi sparita, come i suoi tagli sul viso ed i vari lividi. 
"continua" sorrido alla donna "e scusalo è un po' iper protettivo" arrossisco mentre Ares ride.
"sei tu che o combini sempre guai o ti fai male" alza gli occhi al cielo sdraiandosi di nuovo. 
"mettiti seduta lì" mi dice Janet indicando la sedia dietro la scrivania. 
Mi metto seduta e lei rinizia, questa volta è più forte, Ares urla quasi come i dannati dell'inferno. Io sto ferma, cerco di non dare a vedere il mio dolore. 
"finito" Janet si allontana "sei apposto ora, ma cerca di riposarti. "Rimani qui per qualche giorno" afferra delle carte dalla scrivania "Afrodite ne sarà felice" esce dalla stanza. 
"sono stanza" mi alzo dalla sedia ed esco dalla stanza senza aspettarlo. Dimentico sempre Afrodite. 
"che succede?" Ermes è seduto sul letto, mi sdraio al suo fianco. 
"nulla, ho sonno" 
"non è vero" 
"davvero, Ermes, mi metterò a dormire" 

"Ermes, vado da Afrodite" Ares entra ella stanza. 
"sì, okay" Ermes annuisce. 
"no anzi, non ho sonno" mi alzo, lo sguardo di Ares passa a posarsi su di me. Esco dalla stanza sotto i loro sguardi e vado nella sala hobby, troverò qualcosa da fare. 
"ciao di nuovo" Apollo mi sorride dal divano. Mi siedo al suo fianco. 
"cosa vuoi da Ares?" Afrodite è davanti a me. 
"oddio di nuovo" sbuffo "ma cosa vuoi" 
"te lo ripeto? Ares" 
"è tutto tuo, Afrodite, sono seria, ora scusami, ma lasciami stare" 
"brutta stronza" si avvicina a me mentre Ares entra nella stanza. 
"che succede?" domanda. 
"lei ha detto che devo lasciarti stare e che tu hai detto di amarla" Afrodite mi punta un dito contro. 
"cosa?" urlo alzandomi "sei un'attrice nata" alzo gli occhi al cielo. 
"Dio mio, puzzi proprio" si stringe il naso con le dita e indietreggia. 
Ringhio mentre le mie man vanno a fuoco.
"che cazzo" urla Apollo, indica le mie mani, ma Ares lo incendia con lo sguardo prima che possa dire altro. 
"Afrodite smettila" alza gli occhi al cielo Ares. 
"no, tu sei mio e lei deve capirlo" si avvicina di nuovo mentre io alzo gli occhi al cielo "lui è solo mio, non m'interessa se sei la sua metà d'anima o la sua compagna, o tutto quello che ti pare, avvicinati di nuovo e ti stacco i capelli" mi tira i capelli "lui è mio" bacia Ares. Dio che schifo.  

"tu ti droghi" sbuffo sedendomi di nuovo sul divano, Apollo sta ridendo. Ares trascina via Afrodite. 
Passo il resto della giornata con Apollo, mangiamo insieme poi torno in camera. 
"dov'eri?" mi domanda Ares, è seduto su una poltrona davanti alla finestra che da' su un'enorme prato. 
"con Apollo" entro nella piccola cabina armadio e sistemo i vestiti, poi mi cambio. 
"io non credo ci faccia bene stare vicini" inizia Ares quando esco dalla cabina armadio. 
"di nuovo con questa storia?" alzo gli occhi al cielo, ma si avvicina a me velocemente afferrando il mio viso tra le sue mani. 
"ti sto facendo del male, Lilith" gli occhi sono blu, più chiari del solito. 
"e cosa intendi fare?" incrocio le braccia al petto. 
"spezziamo il legame, domani" 
"Ares" sussurro. 
"non morirai" scuote la testa appena. 
Afferro la sua maglietta tra le mani, le gambe tremano di nuovo. 
"io ed Afrodite ci sposiamo" sussurra poi. 






ARES - quando un Dio cade dall'OlimpoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora