Il giorno successivo Nico si mise a controllare i tecnici della compagnia di sicurezza che aveva assunto dopo l'episodio con i teppisti. Ibarlucia era sempre stato il suo nemico, la sua nemesi, era sempre stato dietro i suoi passi; diverse volte era riuscito a rubare qualche reperto archeologico da Nico. Ma Ibarlucia non aveva mai superato quel limite, non aveva mai invaso la sua privacy. Il fatto di esser entrato in casa sua significava che era sul punto di scoprire qualcosa di importante riguardo Eudamon, e che ne era molto interessato. In ogni caso, Ibarlucia era diventato una vera minaccia.
Mentre posizionavano allarmi e videocamere e cambiavano la porta di casa con quella blindata, Nico uscì dal balcone e vide che Mogli stava cercando di distrarre Cristobal, già vestito con la divisa scolastica. Allora scese e si riunì con loro per accompagnarli, ma Cristobal gli disse di non essere esagerato.
-Non sono un bambino, Bauer. Non ho paura.
-Ho paura io che sono grande... Figlio mio, hai tutto il diritto di avere paura.
Nico cercava di sistemargli i capelli, più crespi che mai, quando vide qualcosa che lo paralizzò; a una ventina di metri da dove erano, alle spalle di Cristobal, si avvicinava, molto languida e bianca, Carla, la madre di suo figlio.
-Perfetto, se non hai paura va con lo zio Mogli a scuola!- si affrettò Nico a farlo andare via.
Cristobal avvertì con perspicacia l'improvviso cambio di atteggiamento di suo padre, intuì che qualcosa lo aveva fatto cambiare la sua opinione, ma improvvisamente Mogli, che aveva appena visto anche lui Carla, era diventato pallido, così lo prese, evitando di farlo guardare in quella direzione, e lo portò a scuola.
Non appena se ne andarono, Nico corse da Carla, che si era fermata ad un paio di metri di distanza e guardava, con un'espressione indecifrabile, simile al dolore, suo figlio che si allontanava.
-Che ci fai qui?
-Com'è grande...- disse Carla, sentendo di non avere il diritto di fare quel commento.
Nico la osservò. Era ancora la bella donna di cui si era innamorato, ma era estremamente pallida, occhiaie e con una profonda ruga tra le sopracciglia.
-Non puoi venire così, Carla.
-Volevo vederlo.
-Ah, sì? Improvvisamente, dopo tutti questi anni volevi vederlo?
-Sto morendo, Nico. Saresti sorpreso di come ciò cambi le cose.
-Stai male?- chiese lui, mettendo un po' da parte la sua rabbia.
-Voglio vederlo. Voglio parlare con lui.
-Impossibile. No... non così, Carla. Non è così.
-Sapevo che avresti detto ciò...
-Se veramente vuoi vedere tuo figlio... se davvero vuoi tornare da lui, lo faremo poco alla volta... Dobbiamo parlare con psicologi e...
-Non ho tempo, Nico.
-Mi dispiace molto, ma non tornerai a bruciare la testa a mio figlio.
Lei lo guardò per un momento, con dolore, forse con un pizzico di amore che una volta provava nei suoi confronti. C'era un po' di colpa in quello che stava per fare, quella colpa che precede il crimine, quel rimorso che si sente prima di fare qualcosa di sbagliato.
-C'è un... avvocato- iniziò Carla –Un avvocato che verrà a parlarti.
-Avvocato?
-Marcos...- iniziò Carla.
-Lo sapevo!- scoppiò Nico.
Adesso capiva che era tutto collegato: l'irruzione dei teppisti la sera prima, l'avvicinamento di Ibarlucia, l'apparizione di Carla...
-Marcos vuole qualcosa che hai tu. Se non glielo dai inizierà un processo.
-Quale processo può farmi quella spazzatura?
-Stai crescendo nostro figlio come se fosse tuo, Nico.
La voce di Nico iniziò a soffocare per le grida, la sua gola sembrava lacerarsi. Non poteva credere che esistessero persone così perverse come Carla.
-Nostro figlio? Pezzo di mummia conservato male! Nostro figlio? Il figlio che hai lasciato come un cane!
-Io e te sappiamo come è stato... ma nessun giudice vedrà con occhi buoni come hai dato il tuo cognome ad un bambino che non era tuo. Basta dire che lo hai rubato...
-Ho testimoni che possono confermare che non è così!
-Mogli? Tua mamma? Nico... per favore, capisci... Se Marcos ti fa un processo, lo perderai...
-Perché fai questo, Carla? Perché?- urlò Nico, sul punto di piangere.
-Dai a Marcos ciò che ti chiede- disse lei con un'espressione di rimorso, inequivocabile.
Nicolas si asciugò le lacrime e smise di urlare. Si avvicinò a lei cercando di calmarsi, in modo che le sue parole fossero prese sul serio.
-Dì a quella merda del tuo fidanzato... che non gli darò mai nulla. E che se arriva a toccare mio figlio, lo uccido.
E si allontanò da Carla, voltandole le spalle. Non vide come lei, tormentata, si allontanava piangendo.
Dall'interno del negozio di antiquariato, Marcos Ibarlucia vide come Nico tornava nel suo loft, e sentì come ruppe uno dei vetri della porta d'ingresso, nel chiuderla furiosamente.
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Chiedo scusa per l'attesa, ma il mio pc era completamente morto. Oggi l'ho riavuto ma, purtroppo, dovrà andare di nuovo sotto torchio per finire di aggiustarlo.
Spero di riuscire ad aggiornare a breve.
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Mi piacerebbe sapere cosa pensate del capitolo. Alla prossima! :)
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Casi Angeles - La Isla de Eudamon [ITALIANO]
FanfictionTraduzione [mia] del libro "La Isla de Eudamon" - Leandro Calderone. Il libro narra i fatti successi nella prima serie di Casi Angeles. - - [twitter: mesrandjlaw | instagram: mesr_ ] - - Una notte di febbraio del 1854 tre...