CAPITOLO 3 - L'invasione di Angeles | Parte 5

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I rumori erano il codice segreto della piccola Luz, nascosta nel seminterrato, per chiamare Justina quando aveva bisogno di qualcosa. La piccola colpiva una tazza di latta contro i tubi, e appena Justina udiva questo rumore, andava lì. Luz sapeva che non poteva abusare di quel segnale, perché era pericoloso attirare troppa attenzione, a causa della guerra in cui credeva che viveva. Se Luz chiedeva aiuto, vuol dire che qualcosa succedeva, per questo Justina arrivò in fretta. Per arrivare fino a lei aveva una strada e un'abilità impeccabile. Andava in cucina, dove c'era un camino in disuso; si assicurava che nessuno fosse nei paraggi, e azionava un meccanismo nascosto sotto alla casa. Una piccola botola si apriva e lei si introduceva attraverso essa. La botola conduceva ad uno stretto corridoio di pietra, che conduceva poi al seminterrato. Lì i corridoi sembravano un labirinto, nessuno migliore di lei conosceva quel posto. Alla fine del corridoio c'era una porta di cartapesta che simulava essere una parete di pietra. Dietro a questa porta, che si apriva con un meccanismo nascosto, c'era l'ampio seminterrato che Justina aveva preparato per la piccola Luz.

-Lucecita, che è successo?- domandò preoccupata Justina, mentre correva verso la bambina, che la aspettava nel suo lettino. La piccola stava, come ogni giorno, con i suoi capelli lunghi lisci ben pettinati e un vestito che sembrava esser preso da un film degli anni 50.

-Credo che sono malata, mamma- rispose Luz.

Immediatamente Justina capì che mentiva, perché la bambina quando lo faceva, recitava con il tono esagerato di Scarlett O'Hara in Via col vento. Justina si sentiva già troppo in colpa per tenerla in quella indegna prigionia, e per quel motivo la assecondava. Finse di crederla, mentre appoggiava la mano sulla fronte di Luz.

-Cosa ti senti, Lucecita? Ti fa male la gola?

-, e credo che ho la febbre.

-No, la febbre non ce l'hai. Apri grande la bocca- Luz lo fece, con un'espressione febbrile e languida. Justina continuò il gioco. -No, non hai niente. Forse un po' rosso, ma stai bene.

-Sicura? Non dovrei andare da un dottore?

-No, non c'è bisogno. Inoltre, con la guerra, non è facile raggiungere un dottore- Per tenere nascosta Luz e che nessuno nella casa scoprisse la sua presenza, Justina aveva inventato la storia della guerra, raccontandole scene di battaglia, nomi di personaggi importanti, eroi e martiri, e la quantità di dettagli necessari per far essere credibile la sua storia quotidiana. Luz doveva restare in silenzio, lontana dal mondo, per stare in salvo dai bombardieri e dagli scontri che si producevano in tutto il paese, e specialmente, nelle strade della città in cui vivono. La presenza continua di rifugiati, di feriti, di moribondi, anch'essa risultava molto pericolosa, perciò era meglio se restasse chiusa nel seminterrato di quella casa, al riparo dai violenti combattimenti.

-Quando finirà questa guerra?- protestò Luz.

-Speriamo presto, speriamo presto!- disse Justina.

E sì, la fine della guerra era qualcosa che in qualche momento doveva accadere, sapeva che non poteva tenere per sempre la bambina lì. Il piano di Justina era poter prendere la sua parte della fortuna, quando l'avrebbero ereditata, e, con quel denaro, andarsene molto lontano con sua figlia. Quando Justina vide che stava meglio e fece il gesto di andarsene, la piccola disse:

-No... rimani un altro po'!

-Devo andare- le spiegò Justina -Devo aiutare il generale Bartolomeo con i feriti.

-Va bene, ma raccontami una storia, una piccola, e te ne vai!- Justina non poté fare altro che accettare. In realtà, quelli erano gli unici momenti più gradevoli che aveva ogni giorno. Luz si sdraiò insieme a lei sul letto, e, accarezzandole i capelli, le raccontò la storia di un circo.

Casi Angeles - La Isla de Eudamon [ITALIANO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora