Capitolo 8

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Lei era girata di spalle, parlava a telefono con qualcuno. Io, impegnata a parlare con Mike e Jake, mi ero presentata alla fermata del bus con gli occhi rossi, gli stessi di chi si era appena finita una canna da sola, ma allo stesso tempo gli stessi di chi aveva pianto tutta la notte. Mike aveva notato il modo in cui io la guardavo, il fatto che il mio sguardo si fosse perso, non so perfettamente dove… se sul sedere o tra i capelli, talmente biondi da sembrare riflettere la luce del sole, sembrava un angelo… ma forse, lo era (anche perché io mica pensavo che l'avrei sposata), più la guardavo e più pensavo di volerla conoscere meglio “andiamo, Alex… vacci a parlare… così sembri solo una maniaca” disse divertito “no, non lo so, Mike… io non so come si fa” risposi. Eppure, ero quel tipo di persona che appena incontrava una bella ragazza non perdeva tempo, invece con Hayley ero quasi timida. A quella risposta Mike rise, forse non si era neanche reso conto che io fossi seria, ma non riuscivo a trovare il coraggio per parlarle… non capivo come una persona potesse fare quell’effetto. Non avrei pensato che sarebbe diventata la persona più importante della mia vita. Ma ad un certo punto tornai al presente, avevo un caso da risolvere… mi alzai dalla scrivania e decisi di andare sulla scena del ritrovamento, cercavo qualche indizio.. qualsiasi cosa che potesse farmi capire chi fosse stato
-“Signora, questa è una scena del crimine”- disse il poliziotto, non l'avevo mai visto prima eppure, conosco tutti i miei colleghi -“di che unità sei tu?”- dissi mostrandogli il distintivo da detective -“non sono di New York, ma mi hanno detto di non far entrare nessuno”- disse -“e chi te l’ha detto, scusa?”- gli domandai - “stia indietro detective o sarò costretto ad immobilizzarla per intralcio alla giustizia”- disse il ragazzo puntandomi il taser, io alzai le mani -“ascoltami agente, sono un detective della polizia di New York, sto seguendo il caso delle due bambine… non sto in alcun modo cercando di intralciare la giustizia”- dissi cercando di farlo ragionare -“l’unico che si sta mettendo in mezzo sei tu”- continuai -“io sto facendo solo il mio lavoro”- rispose -“beh, anche io”- risposi -“e lo faccia da qualche altra p- disse lui, poi capì che mi stesse prendendo in giro -“non mi prenderai ulteriormente in giro… hai detto di non essere di New York, allora che ci fai su questa scena del crimine?”- dissi spingendolo -“questa è aggressione a pubblico ufficiale, detective!”- disse il ragazzo -“ma se non sei neanche un vero poliziotto? Ora lasciami fare il mio lavoro”- dissi oltrepassando il nastro giallo. Iniziai a fare i miei rilevamenti, toccavo con i guanti qualsiasi cosa… poi l'attenzione venne catturata da un albero. C'era una lettera, un bigliettino.
“Questa è la tana del bianconiglio,           ogni tanto un bisbiglio,                                ma se tutto tace,                                       lascia solo brace” 
La tana del coniglio? Quella specie di rifugio che usavamo, quando dovevamo fumare e non volevamo farci vedere da nessuno, il posto che quasi ci proteggeva dal mondo, non era possibile… camminai fino al rifugio con il cuore in gola, non sapevo chi o cosa avrei trovato, non avevo paura di morire o sparare… avevo solo il terrore che potesse essere qualcuno a cui tenevo. Quello era il mio peggiore incubo. Strinsi l’impugnatura della pistola e abbassai la maniglia, ma la porta era chiusa a chiave “non posso presentarmi qui senza un mandato” pensai prima di buttare la porta giù… così mi allontanai e chiamai il giudice che mi diede il consenso a procedere, mi ripresentati davanti alla porta e la sfondai “polizia di New York” urlai, ma nella casa non volava neanche una parola, neanche una mosca. Era buio, così accesi la torcia e camminai alla ricerca di qualche indizio, fin quando non sentì un pianto provenire dalla cantina, scesi di sotto molto velocemente e vi trovai una bambina legata mani e piedi… come me. La guardai negli occhi e riconobbi la stessa paura, lo stesso timore che avevo  io “non aver paura, ti porto via da qua” dissi dolcemente, la slegai e la portai velocemente in macchina “chi sei tu?” mi chiese dolcemente “sono Alex” risposi “sei cattiva anche tu? Mi farai del male anche tu?” disse confusa “no, piccolina, ti porto in un posto sicuro” risposi. Così misi in moto e la scortai alla centrale, le tesi la mano e poi la presi in braccio e la portai dentro, il mio superiore mi vide e venne da me, era nervoso e arrabbiato “che ti è saltato in mente Alex?” disse spaventando la bambina che scoppiò in lacrime  “che hai fatto, Collins?” gli chiesi, lui guardava la bambina e rideva, come se fosse contento del risultato “che succede, sergente, è contento? Per aver fatto piangere una bambina? Oh, mi dispiace aver preferito salvare lei…piuttosto che aspettare che il killer tornasse” dissi “avresti dovuto farlo, Alex, andiamo dietro a questo mostro da troppo tempo, per permetterci di sprecarlo in questo modo!” disse, era come deluso “è una bambina, Collins… non puoi chiedermi una cosa del genere” dissi “lo erano anche le altre due…” rispose lui “basta, ho preso la mia decisione, ho scelto di salvare la bambina…” dissi. La feci sedere e le prestai tutte le attenzioni di cui aveva bisogno “hai fame piccola?” le chiesi “un pochino” rispose “vieni con me, che hai intenzione di mangiare?” le domandai  “mmh… mi porti al McDonald’s?” disse dolcemente “happy meal?” le proposi e lei accennò ad un sorriso, forse il primo che metteva su dopo troppo tempo passato a piangere… le tesi la mano e la feci accomodare nel mio ufficio, tentennando la piccolina si guardò intorno e si andò a sedere alla scrivania, poi notò la foto con Hayley “chi è questa ragazza?” domandò dolcemente, prendendo la cornice tra le mani “è la mia compagna” risposi “siete sposate?” era curiosa e mi ricordava un sacco me, alla sua età “sì, siamo sposate” risposi sorridendo “dato che mi hai chiesto il mio nome, io posso conoscere il tuo?” le chiesi “Grace” rispose. Aveva iniziato a ridere, ma ad un tratto… Collins entro con violenza nell’ufficio e la prese per la maglia “Ora tu verrai con me” disse tra i denti, la bambina iniziò a piangere spaventata “COLLINS… NO!” urlai facendomi sentire “non si permetta di trattare una bambina che è stata appena salvata da un porco come una delinquente” continuai, ma il sergente non voleva ascoltarmi e la bambina continuava a piangere terrorizzata “la sta spaventando… lasci fare a me” dissi “con la dolcezza non otterrai un bel niente detective!” disse severo “neanche facendo la parte del poliziotto cattivo… è una bambina, Collins” dissi “sei troppo coinvolta Alex, torna casa” disse cercando di farmi andare via “lei non interrogherà quella bambina senza un adulto… e soprattutto non la terrorizzerà ulteriormente” dissi. Ormai ero completamente fuori di me… “faccia come le pare, sergente, ma se dovesse continuare a piangere e non volesse parlare.. ricordatevi di me” dissi, per poi indossare la giacca, stavo per uscire.. Ma Grace mi tirò per il polso “ti prego… portami con te” disse dolcemente, la guardai a bocca aperta e non riuscì a dirle di no.

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